5 dicembre 2023
Aggiornato 08:30
Crisi dell'UE

Non solo Mps e Deutsche Bank. Prossima fermata della crisi Lisbona

La crisi del Monte dei Paschi e quella di Deutsche Bank hanno monopolizzato le maggiori testate internazionali. Ma l'UE non deve preoccuparsi solo delle banche. I problemi dell'economia portoghese potrebbero esplodere da un momento all'altro

La prossima fermata della crisi dell'UE potrebbe essere Lisbona.
La prossima fermata della crisi dell'UE potrebbe essere Lisbona. Foto: Shutterstock

ROMA – I riflettori dei media europei sono tutti puntati sulla questione banche e, in particolare, sulla crisi del Monte dei Paschi e su quella di Deutsche Bank. Entrambe rappresentano un rischio sistemico per l'Unione Europea, poiché qualora gli istituti non venissero messi in sicurezza potrebbe innescarsi un effetto domino capace di travolgere ogni banca di Eurolandia. Ma questo non è affatto l'unico problema capace di mettere a rischio la sopravvivenza dell'Ue. Nessuno parla più della crisi greca, che pure continua a essere una ferita aperta nel cuore dell'Europa. E pochi sanno che anche il Portogallo in questo momento rischia una nuova crisi finanziaria.

Non solo banche. Anche Lisbona spaventa l'UE
L'attenzione dei media europei è passata all'improvviso dalla crisi greca alle banche. I problemi del Monte dei Paschi e quelli di Deutsche Bank monopolizzano le maggiori testate internazionali e non c'è più spazio per i dati angoscianti dell'economia ellenica. All'ombra del Partenone la crisi del debito ateniese è ancora una ferita aperta nel cuore dell'Europa. Ma, in barba alla disoccupazione giovanile greca che è ferma al 52% e a quei 130mila lavoratori ellenici che hanno uno stipendio inferiore ai 100 euro al mese, la Bce è tutta presa dalla questione banche e i pensieri del governatore Draghi sono rivolti solo al prolungamento del QE e alla necessità impellente di mettere in sicurezza Mps e DB per evitare un effetto domino capace di travolgere tutta l'economia del continente. I problemi dell'UE, però, non finiscono qui. Perché anche il Portogallo, in questo momento, rischia una nuova crisi finanziaria.

I problemi dell'economia portoghese
Lisbona potrebbe essere la prossima fermata del processo di sfaldamento dell'Unione Europea. Il Portogallo ha un debito pubblico pari al 129% del Pil, un tasso di disoccupazione all'11,2%, le sue banche hanno 33 miliardi di crediti deteriorati in pancia e il suo sistema bancario è talmente fragile da poter innescare un «effetto a spirale» capace di inghiottire anche il governo socialista guidato da Antonio Costa. Dopo sei lunghi anni di crisi economica e un piano di salvataggio da 78 miliardi di euro, l'economia portoghese continua a soffrire di problemi strutturali. Per questo Lisbona è una sorvegliata speciale sotto la lente d'ingrandimento di Bruxelles. Nei mesi scorsi il Consiglio europeo aveva minacciato il Portogallo (e la Spagna) di sanzionarlo per deficit eccessivo, ma poi aveva fatto dietrofront su indicazione della Commissione.

Niente sanzioni per Spagna e Portogallo
Come dichiarato dal commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, non era «il momento giusto, economicamente e politicamente, per fare questo passo». Niente bastone, dunque, dopo anni di sacrifici economici e, soprattutto, in una fase tanto delicata della vita dell'Unione Europea. Meglio puntare sulla carota visto che il voto sulla Brexit era imminente, i movimenti populisti in ascesa in molti paesi comunitari e la battaglia contro la deflazione molto lontana dall'essere vinta. Perciò, alla fine, anche il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, dovette accettare ob torto collo che il Portogallo non sarebbe stato punito dalle istituzioni europee per i suoi conti pubblici dissestati. La polvere nascosta sotto il tappeto nei mesi scorsi, però, sta per riemergere prepotentemente.

In attesa del verdetto di Bruxelles e della Dbrs
Entro il 15 ottobre, infatti, Lisbona dovrà presentare «misure efficaci» (pari allo 0,25% del Pil) all'esame dell'Ue per ridurre il deficit già entro la fine del 2016. Ma c'è di più. Il 21 ottobre, l'agenzia di rating Dbrs deve pubblicare il suo verdetto sul debito pubblico del Portogallo. E non sarebbe un problema se non fosse che la Dbrs è l'unica delle quattro agenzie di rating riconosciute dalla Banca centrale europea (le altre sono Moody's, Standard & Poor's e Fitch) che assegna al debito di Lisbona ancora un giudizio sopra il cosiddetto investment grade. Per le altre tre sorelle del rating, in pratica, i titoli del debito pubblico portoghese sono già spazzatura.

Una miccia accesa nel cuore dell'UE
Perciò, se anche Dbrs dovesse declassarlo, il debito portoghese verrebbe escluso dal programma di acquisto della Bce (il quantitative easing) e ci sono buone possibilità che la crisi economica del paese si avviti ulteriormente. A ciò si aggiungono le fragilità del sistema bancario nazionale e, in particolare, il caso della good bank Novo Banco, nata dalle ceneri di Banco Espirito Santo. Novo Banco ha perso nel solo primo trimestre del 2016 circa 249,4 milioni di euro a causa degli accantonamenti per i suoi crediti deteriorati (pari a 185,5 milioni di euro) e dovrebbe essere ceduta, ma al momento nessun affare è stato concluso. Nei prossimi giorni scopriremo quale sarà il verdetto della Dbrs e se le misure presentate dal governo Costa supereranno l'esame di Bruxelles. Ma di certo Lisbona è un'altra miccia accesa nel cuore dell'UE.