18 giugno 2025
Aggiornato 11:00
Calcio | Nazionale

Milan, Leonardo traditore? È ora di fare chiarezza

Il ritorno del brasiliano al Milan ha scatenato le polemiche tra i tifosi rossoneri. In molti non l’hanno perdonato per il passaggio all’Inter nel 2010, dimenticando però tutto quello che accadde allora.

Il nuovo direttore tecnico del Milan Leonardo
Il nuovo direttore tecnico del Milan Leonardo Foto: ANSA

MILANO - «La mia panchina rossonera è nata quasi per caso o per intuizione di Galliani - racconta il brasiliano Leonardo a proposito della sua burrascosa separazione dal Milan avvenuta alla fine della stagione 2009-10 -. Ero dirigente al Milan, dopo aver smesso di giocare e a un certo punto emerse il bisogno della società di cambiare. Galliani mi ha parlato più di una volta e io ho rifiutato più di una volta. Con il Milan abbiamo passato un ciclo di quattordici anni, ci sono stato come giocatore, come dirigente (è al lavoro di Leo come consulente di mercato che si debbono gli arrivi a Milanello di autentici fuoriclasse come Kakà e Thiago Silva ndr.) e dopo come allenatore quindi, ad un certo punto, ho considerato che i problemi emersi erano anche frutto di questo lungo tempo vissuto. Penso che fosse giusto chiudere lì il rapporto perché si era creata una situazione interna difficile, in cui, specialmente il presidente Berlusconi, era arrivato forse al limite».
Qual è stato il famoso limite oltrepassato dall’ex presidente del Milan? Semplice, le continue intromissioni del numero uno rossonero che arrivavano spesso e volentieri per interposta persona.

Le ingerenze di Silvio
Questo vuol dire senza un confronto aperto e trasparente, ma attraverso frecciatine sempre più o meno avvelenate spedite a Milanello durante gli incontri elettorali del leader di Forza Italia oppure le cene con i suoi sodali di partito. Frasi come «Leonardo è testardo e non fa giocare bene la squadra» erano all’ordine del giorno.
Una considerazione ingenerosa che non teneva nel giusto conto il fatto che quel Milan, dopo l’addio di Ancelotti, era una squadra in totale disarmo e praticamente mezza rotta, con Beckham, Nesta, Pato e Gattuso ai box per oltre mezza stagione, giocatori sul viale del tramonto come Favalli e Oddo riciclato da difensore centrale per assenza di alternative valida e acquisti disastrosi come il brasiliano Mancini. Malgrado tutto ciò, quel Milan arrivò terzo, confermando il risultato della precedente stagione.

Leo professionista
Ebbene, dopo quell’addio doloroso, provocato solo ed esclusivamente dalle ingerenze berlusconiane, Leonardo Nascimento de Araujo ricevette una telefonata da Moratti («La prima cosa che ho fatto, quando l’Inter mi ha chiamato, è stato avvertire Galliani») e dopo attenta riflessione ha detto si.
A tutti quelli che oggi continuano a bollarlo come traditore, sarebbe il caso di ricordare che il calcio è fatto da professionisti e che è proprio grazie allo status di professionisti che i tifosi rossoneri hanno potuto applaudire ed amare pezzi da novanta della recente storia milanista come Inzaghi, Seedorf e Pirlo, solo per citarne qualcuno. Calciatori che, seguendo un certo tipo di logica integralista da ultrà, non avrebbero mai dovuto accettare il trasferimento al Milan perchè provenienti da squadre rivali come Juventus e Inter.

Sguardo diverso
E invece l’hanno fatto perchè il football è anche questo. I rapporti iniziano, finiscono e poi magari ripartono in un altro modo. L’importante che alla base ci sia onestà intellettuale e rispetto, tutto quello che un uomo integro e corretto come Leonardo non ha mai fatto mancare al Milan in 14 anni di militanza rossonera.
Forse l'osservazione più corretta arriva proprio da un tifoso milanista sui social: «Dopo il disastro annunciato del Milan "Made in China" il ritorno del "Giuda" Leonardo lo vedo con occhi differenti. Forse perchè gli stessi che lo cacciarono hanno quasi distrutto il Milan!»
Meditate gente, meditate.