26 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Il M5S difende la Grecia anche se a rimetterci è anche l' Italia

Sibilia: Bravo Tsipras a dire «no» agli strozzini UE

Carlo Sibilia, membro del direttorio M5S, spiega al DiariodelWeb.it perché, a suo avviso, la Grecia ha fatto bene a rifiutare la proposta europea, nonostante i 40 miliardi prestati dall'Italia che, se passasse la linea di Tsipras, sarebbero a rischio. Eppure, per Sibilia il Fondo Salva-Stati riesce solo a strozzare i debitori nella morsa dell'interesse. Cosa che accade anche al Belpaese.

ROMA – Tsipras ha scelto la linea dura. Se le speranze in un accordo erano già poche prima dell’Eurogruppo, da qualche ora è ufficiale il fallimento delle trattative: la Grecia ha rigettato le proposte dei Ministri dell’Economia degli altri 18 Paesi dell’eurozona, che prevedevano, sostanzialmente, un’estensione del programma di assistenza finanziaria alle stesse condizioni fissate dal memorandum sottoscritto dal precedente governo. Secondo Carlo Sibilia, membro del direttorio di M5S, quella della Grecia «è una decisione molto coraggiosa. E di questo va dato atto a Tsipras e Varoufakis, che stanno mettendo in campo delle posizioni coerenti rispetto alla campagna elettorale», afferma.

SIBILIA: ANCHE L’ITALIA È NELLA MORSA DEL FONDO SALVA-STATI - «Dal mio punto di vista», continua Sibilia, «non conoscendo nei dettagli le proposte dei 18 Paesi, credo sia una scelta fatta con cognizione di causa. Sono sicuro che, evidentemente, la Grecia abbia rifiutato un altro tipo di morsa: probabilmente queste 18 potenze avevano ripreso le proposte della Troika, e posso immaginare che questo abbia determinato il rifiuto della Grecia. Rifiuto che ritengo», sottolinea il membro del direttorio 5 stelle, «coraggioso e da sostenere, perché va nella direzione della loro proposta elettorale». Neppure il fatto che l’Italia sia una dei creditori della Grecia fa traballare l’entusiasmo di Sibillia nei confronti del «coraggioso» Tsipras: «Il Fondo Salva-Stati salva gli Stati solo relativamente, perché li indebita», dichiara. «Riteniamo che non sia una misura giusta: è verissimo che noi ci abbiamo messo dei soldi, ma un conto è che questi soldi servano effettivamente a salvare gli Stati; altro conto, è che lo scopo del Fondo Salva-Stati sia quello di prestare i soldi agli Stati in difficoltà e poi strozzarli nella morsa dell’interesse», prosegue. «Morsa nella quale c’è anche l’Italia: noi siamo assoggettati a interessi spropositati che vanno a pesare sul nostro debito pubblico. Se questo deve essere il fine del fondo, onestamente anche noi abbiamo fatto una scelta sbagliata all’epoca, e la responsabilità è in capo ai Governi che l’hanno fatta», conclude Sibilia.

PER LA GRECIA, PROPOSTE ASSURDE E INACCETTABILI - Fatto sta che le proposte europee alla Grecia sono state ritenute dal nuovo governo «assurde e inaccettabili», e la riunione dell’Eurogruppo, ormai ad altissima tensione, è stata sospesa. «Le autorità greche hanno indicato che intendono concludere con successo il programma, tenendo in considerazione i piani del nuovo governo», spiegava la nota dell’Eurogruppo, che i greci hanno rigettato. La bozza afferma che l’Ue «userà la massima flessibilità nell’attuale programma». Ma ai greci non sono per nulla piaciuti né la richiesta di «astenersi da decisioni unilaterali», né l’obiettivo di toccare «avanzi primari appropriati», e neppure il prolungamento di sei mesi del prestito attraverso il fondo Salva-Stati, invece di avere concessi nuovi bond. L’Eurogruppo è ora aggiornato a venerdì, con un ultimatum che pende sul collo di Tsipras e Varoufakis: il presidente Jeroen Dijsselbloem ha infatti dichiarato che Atene avrà tempo fino a giovedì per decidere la prossima mossa, mentre il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha sottolineato che «spetta alla Grecia chiedere un’estensione». Estensione che, per il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, è l’unica alternativa.

PROGRAMMA DI TSIPRAS INCOMPATIBILE CON AUSTERITY - D’altronde, già lunedì scorso i Ministri greci avevano proposto a Varoufakis di firmare un accordo che siglasse l’intenzione, da parte delle autorità elleniche, «di richiedere un’estensione tecnica di sei mesi dell’attuale programma come passo intermedio». Ma il titolare delle Finanze del Partenone ha subito respinto tale formulazione, accusandola di addossare ad Atene la responsabilità del nuovo piano di aiuti e dei gravosi impegni che ne sarebbero seguiti. «Tutti sanno che la Grecia non sarà mai in grado di sostenere il debito attuale senza un nuovo contratto», ha affermato Varoufakis. Dunque, più che una proroga, la Grecia ha bisogno di una rinegoziazione, proprio come da solenni promesse all’elettorato. D’altra parte, Tsipras si è presentato alle elezioni con un programma davvero ambizioso: aumentare il salario minimo, garantire la sanità gratuita a coloro che vivono sotto la soglia della povertà, abolire la tassa sulla proprietà immobiliare e riassumere i dipendenti pubblici licenziati durante il governo del suo predecessore. Un programma, dunque, assolutamente incompatibile con la ricetta dell’austerity, che ne mette, di fatto, in dubbio la realizzabilità.

TASSI DI INTERESSE DEI TITOLI GRECI AL 10% - In ogni caso, il tempo stringe. Il 28 febbraio è il giorno in cui scade l’attuale piano di salvataggio da 172 miliardi di euro e, senza un accordo con i creditori internazionali, Atene rischia a marzo di non avere altra alternativa se non l’uscita dalla moneta unica. Proprio a marzo, la Grecia dovrà rimborsare o rinnovare 4,3 miliardi di debiti e, senza un cosiddetto salvagente europeo, potrebbe scatenarsi nuovamente il panico sui mercati, che a sua volta potrebbe innescare in Grecia una corsa agli sportelli bancari. In questa fase, poi, è impossibile per la Grecia rivolgersi al mercato a costi sostenibili, visto che il tasso di interesse dei titoli di Stato a dieci anni sfiora il 10 per cento, e che ben 190 miliardi di debito (tra prestiti bilaterali e fondo salva Stati) sono nelle mani degli altri Paesi europei.

ITALIA TERZO PAESE PIÙ ESPOSTO NEL DEBITO GRECO - Oltre a essere in ballo il futuro della Grecia e, per certi versi, dell’intera Europa, anche le casse italiane sono interessate dagli sviluppi della «tragedia»: il nostro Paese, infatti, è il terzo più esposto dopo Germania e Francia: la Penisola ha prestato alla Grecia quasi 40 miliardi, a cui vanno vanno inoltre aggiunti, come evidenziato in un recente report di Barclays, gli oltre 19 miliardi del «Target 2″, un meccanismo di compensazione dei pagamenti tra banche nazionali coordinato dalla Bce. Intanto, il botta-risposta tra i vertici dell’Eurozona e quelli ellenici prosegue senza sosta. Se Wolfang Schaeuble, guida del dicastero delle Finanze di Berlino, ha dichiarato: «Mi dispiace per i greci, hanno eletto un governo che si sta comportando in modo piuttosto irresponsabile in questo momento», Gavriil Sakellaridis, portavoce del governo Tsipras, ha replicato: «Quello che è irresponsabile e quello che è responsabile è soggettivo. Io potrei dire allo stesso modo che il comportamento della Germania è irresponsabile, ma non voglio arrivare a uno scambio di osservazioni». «Scambio di osservazioni» che, con buona pace di Sakellaridis, è già cominciato da tempo, a giudicare dalle parole di Varoufakis: «Il problema dell’Ue è che ora c’è un Governo che mette in discussione un programma fatto dall’Europa, e la nostra difficoltà è convincere l’Europa a sostituire un programma che non ha funzionato». E, per vedere se la Grecia riuscirà nell’ambizioso intento, non rimane che attendere ancora qualche giorno. Almeno quel fatidico 28 febbraio.