25 aprile 2024
Aggiornato 09:00
I vertici mondiali

Libia e Ucraina, G7 concorde: urge soluzione, tempo stringe

Da una parte la Libia, con la sua guerra civile, le possibili minacce al Vecchio continente da parte dei suoi gruppi jihadisti e l'emergenza immigrazione; dall'altra l'Ucraina, più a Est, ma non meno preoccupante, con le sue continue tensioni nella sua regione orientale, le sue storie di violenze e morte nonostante l'accordo di cessate il fuoco.

LUBECCA (askanews) - Da una parte la Libia, con la sua guerra civile, la vicinanza geografica all'Europa, le possibili minacce al Vecchio continente da parte dei suoi gruppi jihadisti e l'emergenza immigrazione; dall'altra l'Ucraina, più a Est, ma non meno preoccupante, con le sue continue tensioni nella sua regione orientale, le sue storie di violenze e morte nonostante l'accordo di cessate il fuoco tra l'esercito di Kiev e i separatisti filorussi. Due crisi che preoccupano non poco la comunità internazionale e che sono state al centro dei colloqui dei ministri degli Esteri del G7 a Lubecca. Due crisi che hanno messo d'accordo i capi della diplomazia presenti nella città tedesca: occorre raggiungere «un accordo politico» e «formare al più presto un governo di unità nazionale» in Libia; bisogna «implementare l'intesa di Minsk», «ritirare le armi pesanti», «rispettare l'integrità e la sovranità dell'Ucraina». Nessuno spazio per le armi. Ma soprattutto, servono risultati tangibili presto, molto presto, perché il tempo stringe e la situazione nei due Paesi rischia di collassare definitivamente.

La crisi in Libia rappresenta «una seria sfida alla pace internazionale e alla sicurezza», necessita di una soluzione politica in tempi brevi e non prevede una via d'uscita militare. Sono tutti concordi, su questo punto, i ministri degli Esteri di Italia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Giappone e Canada, riuniti a Lubecca alla presenza di Lady Pesc, Federica Mogherini, che lunedì presenterà a Bruxelles una serie di proposte dell'Ue «sul possibile sostegno al governo di unità nazionale e sulla lotta al terrorismo». Unanime è stata la richiesta di un «cessate il fuoco immediato e incondizionato» e di un «rapido accordo su un governo inclusivo» nel Paese nordafricano. E sull'urgenza di trovare una soluzione alla crisi libica ha insistito molto il titolare della Farnesina Paolo Gentiloni, secondo il quale «da un lato i flussi migratori, dall'altro il rischio di insediamenti terroristici» confermano la necessità che il lavoro di mediazione dell'inviato Onu Bernardino Leon «arrivi se possibile in poche settimane alla formazione di un governo più inclusivo».

Secondo i sette «Grandi», d'altra parte, non ci può essere nessuna «soluzione militare» del conflitto e «solo una soluzione politica attraverso un processo inclusivo può fornire una via sostenibile alla pace e alla stabilità» nel Paese. Ma occorre fare in fretta, stringere i tempi, pensare anche al dopo. E' per questo che la discussione di oggi sulla crisi in Libia, ha spiegato Gentiloni, è stata «da una parte su cosa fare quando arriverà questo governo di unità, dall'altra su come agire contro il terrorismo e i fenomeni legati ai traffici di migranti». E anche su quest'ultimo punto, quello del contrasto all'immigrazione clandestina, i ministri hanno mostrato «una sensibilità comune». «Quello che abbiamo detto ai nostri colleghi del G7 ed europei è che l'Italia è già impegnatissima: abbiamo salvato decine di migliaia di vite, ma questa non può essere considerata una questione soltanto italiana», ha confermato Gentiloni.

Fino ad oggi, la lotta all'immigrazione clandestina «per il 90% è stata sulle spalle della marina militare italiana» ma «l'emergenza non riguarda solo l'Italia». Secondo il ministro, ci vuole un impegno della comunità internazionale per risolvere la crisi libica e dell'Unione europea per far fronte assieme all'Italia all'emergenza dell'immigrazione. «Bisogna dare più soldi all'operazione europea in corso, abbiamo deciso di europeizzare questa operazione ma finora non gli abbiamo dato i mezzi sufficienti», ha commentato.

Non meno urgente appare la soluzione della crisi in Ucraina, altro argomento molto dibattuto duranti i lavori a Lubecca. La situazione resta «molto fragile», nonostante abbia avuto «un'evoluzione sostanzialmente positiva», ha detto Gentiloni, riferendo sull'aggiornamento fatto dai colleghi tedesco e francese dopo la riunione di lunedì a Berlino nel formato «Normandia». I ministri del G7, in particolare, hanno concordato sulla necessità di un impegno stringente della Russia a non alimentare le tensioni e di Kiev sul piano delle riforme. «Ci aspettiamo anche che la Russia prenda misure efficaci contro il supporto transfrontaliero ai combattenti separatisti. Continueremo a monitorare attentamente la situazione», hanno spiegato i capi della diplomazia, confermando che le sanzioni internazionali contro Mosca dovrebbero essere «legate alla completa implementazione della Russia degli accordi di Minsk e al rispetto per la sovranità dell'Ucraina».

Quanto a un possibile ritorno al formato del G8, con la presenza russa, invece, è ancora troppo presto per discuterne. E infatti, a Lubecca non se n'è proprio parlato. Sarebbe stata «una discussione prematura», secondo Gentiloni. «Nessuno nega la rilevanza della Russia su diversi dossier internazionali, ma la ricostruzione di quello che è stato rotto sarà un processo, non una dinamica immediata. Per questo penso che parlarne oggi o al prossimo vertice dei capi di Stato e di governo a Elmau, nel prossimo giugno, sarebbe prematuro», ha commentato il Ministro.