La Bce, Mario Draghi e quel «regalo» alle banche europee da 240 mld
Una pioggia di soldi è caduta dal cielo di Francoforte sulle banche comunitarie per aumentare la loro liquidità. Ma cosa si nasconde dietro questo prestito così generoso?
ROMA – Una pioggia di soldi è caduta un mese fa dal cielo di Francoforte sulle banche europee, che hanno ricevuto 233,5 miliardi di euro di liquidità. Ma a cosa servirà questo denaro e come funziona davvero il prestito concesso dal governatore centrale Mario Draghi?
Una pioggia di soldi sulle banche europee
Pioggia di soldi sulle banche europee. Così titolava Il Sole 24 Ore lo scorso 23 marzo 2017, quando il governatore centrale Mario Draghi decideva di accogliere le richieste avanzate da 474 banche comunitarie che domandavano liquidità per (altri) 233,5 miliardi di euro alla BCE. Neanche un mese fa, con la quarta e ultima operazione cosiddetta Tltro-2, gli istituti di credito dell'Eurozona facevano letteralmente il pieno di banconote rimpinguando le casseforti mezze vuote. Vale la pena sottolineare che più di un quarto della liquidità assegnata dalla Banca centrale europea è andata alle principali banche italiane, in primis Intesa Sanpaolo e Unicredit, che hanno incassato circa 62,8 miliardi di euro. Ma come funziona davvero questo prestito?
Un prestito «eccezionale» a tassi negativi
Le banche europee hanno deciso di approfittare di quella che presumibilmente sarebbe stata l'ultima possibilità di ottenere fondi dalla BCE a tassi così bassi (addirittura negativi) perché gli stimoli monetari messi in campo dal governatore Draghi potrebbero presto esaurirsi e i tassi d'interesse tornare a salire. Per questa iniezione di liquidità, l'Istituto di Francoforte potrà corrispondere alle banche europee un prestito al tasso negativo dello 0,4%. In poche parole questo significa che per ogni 100 euro presi in prestito, le banche in questione non solo non dovranno pagare gli interessi (come di norma accade a noi quando chiediamo un prestito alla nostra banca), ma anzi riceveranno un «compenso» pari a 0,40 euro.
Il «regalo di Draghi» agli istituti di credito comunitari
Se moltiplichiamo questi immaginari 100 euro che abbiamo utilizzato nel nostro esempio per le cifre reali in questione, ci accorgiamo che per ogni 100 miliardi di euro di liquidità concessi dalla BCE alle banche europee, Mario Draghi aggiunge anche un «regalo» da 4 miliardi di euro. E poiché sappiamo che la pioggia di liquidità di cui parlava Il Sole 24 Ore era pari a 233,5 miliardi di euro vuol dire che i miliardi «regalati» in aggiunta al prestito sono più di 8. Sembra una buona notizia per i cittadini europei, perché questo denaro dovrebbe iniziare a circolare attraverso i canali dell'economia reale e coadiuvare la crescita continentale. Stando alle (presunte) intenzioni di Mario Draghi, infatti, questa pioggia di soldi dovrebbe aiutare le banche, strangolate dal nodo dei crediti deteriorati, a riaprire i rubinetti del credito verso le famiglie e le imprese.
A chi andranno davvero questi soldi?
Ma è davvero quello che accadrà? Il rischio ahinoi è che quella pessima condotta di gestione del credito che ha già portato al dissesto economico e finanziario alcune delle banche più importanti d'Europa (tra le quali vale certamente la pena citare Monte Paschi Siena) venga perpetrata anche nei mesi a venire. Le banche presteranno soldi, sì. Ma a chi? Forse agli Amici degli Amici. Probabilmente proprio a quei grandi debitori insolventi che hanno già messo in ginocchio le banche italiane non restituendo neanche un euro di quella montagna di prestiti ottenuti senza garanzie e a fondo perduto. L'analisi del centro studi di Unimpresa pubblicata qualche tempo è illuminante in merito. Alle famiglie e alle piccole e medie imprese sono legati solo 60 miliardi di prestiti non rimborsati alle banche. Sulle aziende maggiori, quelle che hanno affidamenti superiori a 500mila euro, pesa invece il 70% delle sofferenze, quasi 140 miliardi di euro. Ricordate, ad esempio, Sorgenia, la join venture energetica controllata dal gruppo De Benedetti, che deve ancora restituire alla banca più antica del mondo – Monte Paschi Siena – 600 milioni di euro?
Perché rischiamo un corto circuito letale
Ecco. Sarebbe naturalmente auspicabile che i soldi così «generosamente regalati» da Mario Draghi a Intesa Sanpaolo & Co. vengano utilizzati per rimettere in moto l'economia reale, avvantaggiando con la liquidità piovuta da Francoforte anche i bilanci di famiglie e piccole e medie imprese. Il rischio, però, è quello di un altro corto circuito. E stavolta ci giochiamo il nostro stesso futuro. Perché quegli 8 miliardi di euro anticipati da Draghi e affidati alle banche europee, in realtà, ancora non esistono materialmente. Sono il risultato di un tasso d'interesse negativo pagato su una specie di «denaro-ombra»: quello che gli istituti di credito comunitari hanno depositato presso la BCE. Ma si tratta per lo più di «prestiti non performanti» parcheggiati nelle casseforti dell'Istituto di Francoforte in cambio dei quali Mario Draghi ha accettato impavidamente di aprire un credito dello stesso ammontare, pagando in aggiunta alle banche un tasso d'interesse negativo dello 0,4%. Cosa accadrebbe se all'improvviso questi prestiti non performanti esplodessero nel cuore della BCE? Mario Draghi & Co. stanno impegnando il nostro futuro e lo stanno affidando alle banche europee. Ci auguriamo che «il regalo della BCE alle banche» serva davvero a sostenere la ripresa economica continentale. Altrimenti difficilmente nei prossimi anni esisterà ancora un'Unione europea da salvare.
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