19 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Allarme del Financial Times

Referendum, è arrivato l'aiutino del Financial Times a Renzi: la politica del terrore colpisce ancora

Il Financial Times riferisce dalle sue colonne che nel caso vincesse il «no» al referendum l'Italia potrebbe uscire dall'euro, ma non è la prima volta che la finanza globale cerca di influenzare le sorti della politica nostrana

ROMA – L'Apocalisse. E' quella che prevede il Financial Times, come fosse l'Oracolo di Delfi, qualora vincesse il «no» al referendum costituzionale. Ma non è la prima volta che il principale quotidiano economico britannico e la finanza globale cercano di influenzare con i tutti i mezzi a loro disposizione le sorti della politica italiana in senso filogovernativo. Noi del Diariodelweb lo sosteniamo da tempo, e crediamo inoltre che un'eventuale sconfitta del governo Renzi non sarebbe affatto un evento drammatico per il paese. Anzi.

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L'allarme lanciato dal Financial Times
«Dopo la Brexit e Donald Trump occorre prepararsi al ritorno di una crisi dell'eurozona. Se il primo ministro italiano Matteo Renzi dovesse perdere il referendum costituzionale del 4 dicembre mi aspetto una sequenza di eventi che metterebbe in dubbio la partecipazione dell'Italia all'eurozona». E' l'opinione del direttore associato del Financial Times, Wolfgang Munchau, che in un commento pubblicato ieri sera rilevava che le vere cause di questa possibilità non sono nel referendum in quanto tale. Secondo Munchau, infatti, il vero problema è la performance economica negativa dell'Italia.

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La «politica del terrore» per influenzare il voto popolare
Non è un caso che il Belpaese dal 1999, anno di adozione dell'euro, ha visto la sua produttività totale dei fattori calare del 5% mentre paesi come Francia e Germania l'hanno vista crescere del 10%. Solo un cambio di rotta da parte della Germania, con l'accettazione di un percorso finalmente condiviso verso un'unione economica e politica piena, potrebbe evitare tali rischi. Ma questa eventualità è poco realistica. Perciò, secondo Munchau «se Renzi dovesse perdere ha detto che si dimetterà, portando al caos politico. E il 5 dicembre l'Europa potrebbe svegliarsi con un'immediata minaccia di disintegrazione». Quello che si prospetta davanti ai nostri occhi sembra uno scenario spaventoso, ma non è la prima volta che il Financial Times cerca di influenzare le sorti della politica italiana con le armi micidiali della«politica del terrore».

Lo zampino della finanza globale nelle sorti della politica italiana
Così come non è la prima volta che la finanza globale cerca di mettere lo zampino su alcune vicende di rilievo internazionale. Noi del Diariodelweb, d'altronde, lo sosteniamo da tempo. Come ricorderete successe la stessa cosa con la brexit. Anche in quel caso i media e i mercati paventavano il rischio di un apocalisse imminente, ma questo spettacolo non è mai andato in scena. Non sorprende dunque che oggi anche Goldman Sachs e JP Morgan facciano di tutto per spingere gli italiani a votare la riforma costituzionale sostenendo che in caso di vittoria del «no» l’aumento di capitale che interessa Mps verrà boicottato dagli investitori, sventolando davanti alle banche nostrane il pericolo di una crisi sistemica. Allo stesso tempo, non sorprende che le Borse manifestino nervosismo per l'instabilità finanziaria causata dall'incognita del voto referendario. Ma tutto ciò non deve spaventare. Nessun dramma seguirà la vittoria del «No» e gli italiani devono essere liberi di esercitare il loro diritto di voto senza nessun genere di minacce.