29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Ed ha perfettamente ragione

Draghi rassicura le banche: «Non temete, neanche un euro sta andando ai poveri dell'Unione europea»

Le rassicurazioni di Draghi rivolte ai banchieri tedeschi spiegano l’impalcatura culturale su cui poggia la comunità europea. L’economia della Ue è intrinsecamente incardinata sulla rendita, e quindi sul debito.

Il presidente della BCE Mario Draghi.
Il presidente della BCE Mario Draghi. Foto: Shutterstock

ROMA - Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del draghismo. Marx e il comunismo da tempo non sono in gran forma, ma i proletari che vogliono spezzare le catene possono consolarsi con un nuovo lìder: Mario Draghi. E’ lui che starebbe portando avanti nuove forme di socialismo reale. Questo è quanto si evince dalle imbarazzate, e imbarazzanti, scuse che il banchiere centrale ha dovuto portare ai banchieri tedeschi che lo ascoltavano, attentamente, a Berlino.

Le rassicurazioni di Draghi
«Non ci sono segni che i bassi tassi d'interesse stiano spostando rendite finanziarie dai Paesi più forti verso i Paesi più deboli, come spesso viene sostenuto». E’ un’affermazione sconcertante, ignorata dai più, compresa da ancor meno. Il banchiere si difende da una precisa accusa tedesca: il Qe starebbe facendo «arricchire» i Paesi deboli e indebitati, quindi Italia, Spagna, Grecia, Portogallo.

Solidarietà 2.0
Il principio di solidarietà dovrebbe essere quello strumento che unisce i popoli europei. Ma dipende da quale solidarietà: sicuramente non quella economica. Il Trattato di Lisbona del 2007 (in vigore dal 2009), ha introdotto un’esplicita clausola di solidarietà (art. 222). Questa dispone che gli Stati membri agiscano congiuntamente, «in uno spirito di solidarietà», qualora uno Stato membro che sia oggetto di un attacco terroristico sul suo territorio o vittima di una calamità naturale o causata dall’uomo chieda assistenza. In particolare, l’UE utilizza tutti i mezzi di cui dispone, compresi, eventualmente, mezzi militari messi a disposizione dagli Stati membri, per prestare assistenza allo Stato che l’abbia richiesta, al fine di proteggere le istituzioni democratiche e la popolazione civile da attacchi terroristici o dagli effetti di una calamità. Le modalità di attuazione della clausola di solidarietà sono decise dal Consiglio dell’Unione Europea a maggioranza qualificata, salvo che le misure da adottare ricadano nel settore della difesa, nel qual caso è richiesta l’unanimità.

Poteri forti, banche e lobbies prima di tutto
Non essendo in corso un attacco militare o una catastrofe naturale, l’Unione Europea di Ventotene, per voce della Bce, si premura di rassicurare i poteri forti, banche e lobbies in primis, con le parole di Mario Draghi. Cari banchieri, non temete: nemmeno un centesimo dei vostri immensi patrimoni, su cui non pagate nemmeno le tasse che pagherebbe un operaio, finirà nelle tasche dei poveri greci, italiani, spagnoli o portoghesi.

La manna dei banchieri: il Qe
In questo momento, il Qe funziona con questo meccanismo: la massa monetaria creata, senza virgolette, dalla Bce, è drenata dal sistema bancario che ha in pancia titoli di stato dei Paesi che assicurano il maggior tasso di interesse. E’ il modello con cui è stata abbattuta la Grecia. L’enorme mole di «aiuti» giunti nel Paese culla della filosofia occidentale veniva, e viene, immediatamente intercettato dalle banche tedesche che hanno in pancia titoli ellenici con rendimenti da capogiro. Come noto, con questo meccanismo, che vale anche per l’Italia, dei soldi stampati dalla Bce che dovrebbero sostenere i consumi la classe media e popolare non si sente nemmeno il profumo.

Il perverso meccanismo del debito
E’ il principio matematico della cosiddetta filosofia «debtocracy», che il Qe di Draghi non intacca minimamente. Anzi, finanzia ancor più perché il debito rimane invariato mentre il processo di esproprio di beni nazionali procede inesorabilmente. E’ quanto sta avvenendo alla Grecia: che non sa più cosa vendere, o regalare. Gli aiuti giungono sempre: ma sono aiuti per pagare gli interessi sui titoli che le banche tedesche possiedono. Gli sprechi dello Stato sociale greco, incontrovertibili, sono una goccia nel mare rispetto quanto viene drenato dal meccanismo del debito.

Prendere dalla Grecia, o dall’Italia, dare alla Germania
Il governo Tsipras, estrema sinistra, ha recentemente firmato un nuovo pacchetto di riforme, il cui cuore è la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali: acqua, energia elettrica e gas in primis. Le aziende pubbliche che gestivano queste risorse saranno sotto il controllo della trojka. A dirigere il nuovo organismo sarà Jacques Le Pape, già collaboratore di Christine Lagarde per il inistero delle Finanze francesi. In cambio, la Grecia otterrà una nuova tranche di aiuti consistente in 2.8 miliardi di euro. Il governo italiano vorrebbe cambiare la Costituzione per rendere più agile i processi di espropriazione dei beni della nazione, in primis sanità, sistema pensionistico e servizi pubblici.

Un'economia incardinata sulla rendita, e sul debito
La splendida genuinità con cui Mario Draghi rivendica che le «rendite finanziarie non si stanno spostando dai Paesi ricchi a quelli poveri» spiega al di là di ogni ragionevole dubbio l’impalcatura culturale su cui appoggia la comunità europea. L’economia della Ue è intrinsecamente incardinata sulla rendita, e quindi sul debito. La rendita scaturisce dall’usura che viene praticata dai creditori sui debitori. Il Qe, al massimo, può mitigare l’impatto di tale pratica ma non ne cambia il corso. Per questa ragione, inoltre, il banchiere centrale ha per l'ennesima volta rassicurato la platea che lo ascoltava: il Qe, e soprattutto il suo meccanismo attuale che assicura alle banche di poter drenare il denaro creato dal nulla da parte della Bce, non verrà toccato.