Dal North Stream2 al Turkish Stream, nel rebus dei gasdotti vince l'alleanza Mosca-Ankara
Nella partita per l'approvigionamento energetico il vento soffia a favore dell'Europa centro orientale. Vi spieghiamo perché i progetti di alcuni gasdotti sono stati abbandonati e perché il Turkish Stream è ora un «colpaccio» per Mosca e Ankara

ROMA – Dal Medio Oriente all'Europa occidentale il puzzle dei gasdotti «congelati» e «scongelati» si ingarbuglia sempre di più e la battaglia per l'approvvigionamento energetico si complica. Dal North Stream al Turkish Stream, passando per il North Stream 2 e il South Stream, il gioco delle relazioni economiche internazionali che mescola di continuo le sue carte determina di volta in volta la vita, la morte o la resurrezione della costruzione del gasdotto di turno. E ora la (ri)nascita dell'alleanza strategica tra Mosca e Ankara potrebbe cambiare tutto.
Il vento soffia a favore dell'Europa centro orientale
Nella partita per l'approvvigionamento energetico il vento ha cambiato direzione e ora soffia a favore dell'Europa centro orientale. In gioco, però, non c'è solo la partita per il gas. Dalla costruzione del prossimo gasdotto potrebbe dipendere l'evoluzione dei rapporti di forza sullo scacchiere delle relazioni internazionali e il destino dell'Europa. In questo senso, il riavvicinamento tra Mosca e Ankara sta svolgendo un ruolo determinante, che solo alcuni mesi fa sembrava impensabile.
Dal North Stream1 al North Stream2
Il North Stream 2, il nuovo gasdotto che avrebbe dovuto raddoppiare la capacità del North Stream 1 collegando direttamente la Russia alla Germania viaggiando quasi sempre completamente sommerso nel Mar Baltico, probabilmente non si farà. Al suo posto, invece, grazie alla (ri)nascita dell'alleanza strategica tra la Russia di Putin e la Turchia di Erdogan potrebbe presto vedere la luce il Turkish Stream, il gasdotto che sarebbe in grado di far arrivare il gas a Istanbul attraverso il Mar Nero senza passare per l'Ucraina.
Le ragioni dell'abbandono
In Europa, invece, il progetto del North Stream 2 è stato abbandonato per diverse ragioni, soprattutto politiche. Innanzitutto, ed è forse la ragione più importante, la sua realizzazione avrebbe rischiato di innescare una crisi umanitaria senza precedenti ai confini dell'Europa occidentale. Come spiega Maurizio Ricci su La Repubblica, infatti, poiché il North Stream 1 oggi viene utilizzato solo a metà della sua potenzialità, la costruzione del suo gemello avrebbe avuto senso solo nell'ipotesi in cui il transito del gas russo attraverso l'Ucraina fosse venuto meno.
Il rischio di una crisi umanitaria
Questa eventualità sarebbe molto gradita alla Russia, ma raccapricciante per l'Europa. La soppressione del contratto di transito in essere con l'Ucraina rientra infatti nei progetti di Vladimir Putin, ma se questo dovesse accadere il paese sarebbe condannato al gelo e l'Europa dovrebbe fare i conti con un possibile disastro umanitario in un territorio già duramente provato dalla crisi. Sarebbe l'ennesimo brutto colpo che l'Unione Europea non può proprio permettersi. Per questa ragione la realizzazione del gasdotto North Stream 2 è stata, per il momento, archiviata.
Che fine ha fatto South Stream?
Ma non è il solo progetto naufragato sulle secche di Bruxelles. Il gasdotto South Stream avrebbe dovuto collegare direttamente la Russia all'Unione Europea, senza passare attraverso nessun altro paese extra-comunitario. Il progetto era stato sviluppato congiuntamente da Eni, Gazprom, EDF e Wintershall, ma recentemente Putin ne ha annunciato la sospensione a causa degli ostacoli posti da Bruxelles. A fine maggio, infatti, la Commissione europea ha suggerito di sospenderlo, perché non conforme al Terzo pacchetto energetico dell'UE.
La strategia di Bruxelles
Come spiega Giorgio Cuscito sul Limes, la normativa comunitaria vieta a una stessa compagnia di possedere i gasdotti e fornire allo stesso tempo il metano che scorre in essi. E' proprio il caso di Gazprom, la più grande compagnia russa, che rappresenta da sola il 50% del consorzio per la realizzazione di South Stream. Bruxelles si è servita di questa legge per far pressione sui paesi dell'Est Europa al fine di bloccare i lavori per la costruzione del gasdotto e così è avvenuto. Ma la normativa comunitaria tirata in ballo dall'UE era poco più di una foglia di fico.
Il Turkish Stream
In realtà, l'ostilità di Bruxelles alla costruzione del gasdotto progettato da Gazprom ed Eni era dettata dal fatto che il percorso scelto per portare il metano caspico e centroasiatico in Europa aggirando l’Ucraina avrebbe determinato de facto il trionfo geopolitico della Russia in Occidente. Ed ecco perché oggi, dopo la cancellazione del progetto South Stream, Putin è determinato a puntare sulla realizzazione di un altro gasdotto più a sud, che gli permetterà di arginare l'Ucraina e perseguire i suoi obiettivi: il Turkish Stream.
Le autorità turche concedono il via libera
Il progetto di questo gasdotto era in cantiere da tempo, ma il gelo calato sulle relazioni tra Mosca e Ankara, seguito all'abbattimento da parte della Turchia di un aereo russo, aveva causato una brusca battuta d'arresto alla sua realizzazione. Ora che è tornato il sereno sulle relazioni diplomatiche tra i due paesi, la Russia e la Turchia si scoprono più alleate che mai e i tempi sono maturi per la realizzazione del Turkish Stream. Come riporta Interfax, oggi Gazprom ha ricevuto il primo permesso dalle autorità turche per procedere alla costruzione del gasdotto.
Russia-Turchia: un'alleanza strategica
Il Turkish Stream avrà una lunghezza offshore di 990 km, una lunghezza onshore di circa 180 km e una portata da 63 miliardi di metri cubi di gas all'anno. La realizzazione di questo gasdotto implica una reciproca soddisfazione di interessi per Mosca e Ankara. Come riporta Daniele Gallina su Lindro, la prima riuscirà ad esportare una elevata quantità di gas senza passare più attraverso l'Ucraina, assicurandosi consistenti finanziamenti per l'avvenire.
La dipendenza energetica dell'Europa da Mosca
La seconda si assicurerà buona parte del suo fabbisogno energetico, che negli ultimi anni è notevolmente cresciuto. Ma c'è di più. Quest'opera rappresenta solo un primo passo nella direzione del rafforzamento del binomio commerciale Russia-Turchia. E questa alleanza strategica può mutare le sorti geopolitiche di tutto il continente. La verità è che l'Europa non è ancora riuscita a trovare un'alternativa alla dipendenza energetica dalla Russia (ammesso che esista) e ora dovrà piegare la testa davanti alle nuove «signore» del gas.