28 agosto 2025
Aggiornato 02:00
dopo il «leave»

Brexit, ecco cosa c'è dietro il silenzio prolungato di Mario Draghi

Il comportamento anomalo del banchiere centrale dell'UE - c'è stato un solo comunicato ufficiale di Draghi sulla Brexit - desta forti perplessità. Vi spieghiamo perché il governatore della BCE ha scelto di tacere

Cosa c'è dietro il silenzio prolungato di Mario Draghi.
Cosa c'è dietro il silenzio prolungato di Mario Draghi. Foto: Shutterstock

ROMA - Mario Draghi ancora non si esprime sulla Brexit. Per la seconda volta, da quando i britannici hanno scelto di votare "leave" al referendum del 23 giugno scorso, il presidente della Bce si è astenuto dal menzionare la questione in un intervento ufficiale. Ma secondo alcuni analisti potrebbe essere una scelta deliberata: per evitare di creare aspettative sui mercati e complicare ulteriormente il quadro.

Il silenzio prolungato di Mario Draghi
Questo non pronunciarsi del capo della Bce si era già verificato il 28 giugno, al forum annuale che l'istituzione monetaria organizza a Sintra, in Portogallo. Ma allora si era alla vigilia di un delicato vertice europeo, che avrebbe potuto suggerire una prudenza supplementare. Ora però, la mancanza di commenti o valutazioni su quello che resta il tema di gran lunga dominante sulla situazione dei mercati, si è ripetuta al convegno sulla statistica che nei giorni scorsi sempre la Bce ha organizzato a Francoforte.

Un comportamento anomalo per il banchiere centrale
Nel suo intervento in apertura, Draghi ha nuovamente evitato di menzionare la questione e si è rigorosamente mantenuto sul tema in agenda. Un comportamento che potrebbe apparire anomalo da parte di un banchiere centrale che, sempre attenendosi alle sue responsabilità istituzionali, nei suoi interventi inserisce spesso spunti di riflessione, commenti o anche proposte sulle questioni attinenti all'Unione Europea e all'unione monetaria. Per questo, non appena si è creato l'allarme globale post voto Brexit, molti osservatori hanno iniziato a seguire con rinnovata attenzione la Bce, e Draghi in particolare, per monitorare le sue reazioni.

L'unico comunicato di Draghi sulla Brexit
Ad oggi, l'unica reazione del governatore è stata un comunicato del 24 giugno, all'indomani del voto. «La Banca centrale europea segue con attenzione i mercati finanziari e mantiene stretti contatti con altre banche centrali». La Bce «è pronta a erogare liquidità aggiuntiva se necessario", in euro e in altre valute. La Bce «si è preparata a questa evenienza in stretto contatto con le banche sottoposte alla sua vigilanza» e ritiene che «il sistema bancario dell'area euro abbia capacità di tenuta» in termini di capitale e liquidità. La Bce «continuerà ad assolvere la propria responsabilità di assicurare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell'area euro».

Perché tace il governatore della BCE
Secondo Marco Valli, economista di Unicredit, il silenzio di Draghi ha tutta l'aria di una scelta deliberata. «Non vuole creare aspettative sui mercati che poi rischierebbero di andare deluse», ha osservato Valli. Ed ha spiegato che la Bce «viene da misure molto aggressive e quindi se parla della Brexit deve dare un segnale di stimolo, oppure è meglio tacere perché rischia di creare aspettative esagerate». Siamo in una fase di fortissima incertezza nella quale non si possono lanciare messaggi di ulteriore espansione, dopo le misure espansive già adottate. «Quindi mi sembra abbastanza normale che non ci siano state dichiarazioni» dal capo della Bce, ha sentenziato l'economista.

La brexit ridurrà la crescita dell'UE di mezzo punto
Draghi, rileva ancora Valli, vorrà anche evitare che si ripeta la confusione che si era creata lo scorso dicembre, quando una serie di dichiarazioni di vari esponenti del direttorio fecero lievitare molte aspettative sui mercati, che poi andarono deluse in assenza di conseguenti misure immediate e ne conseguì una certa volatilità. Comunque, nel corso del vertice Ue post voto Brexit, tramite indiscrezioni di stampa è circolata una stima, che sarebbe proprio dell'istituzione monetaria, secondo cui l'uscita del Regno potrebbe sottrarre mezzo punto di crescita all'area euro.

Il nuovo filone del quantitative easing
Ma soprattutto l'ondata di avversione al rischio post Brexit ha spinto i mercati sugli asset ritenuti più sicuri, riducendo sempre più l'ammontare di titoli acquistabili dalla Bce. E «questo - avverte Valli - potrebbe creare problemi di colli di bottiglia che in qualche modo l'istituzione potrebbe dover affrontare». Quindi per ora è meglio evitare di complicare ulteriormente il quadro con dichiarazioni su cui il mercato stesso rischierebbe di costruirsi chissà quali attese. Invece, la crescente molte di acquisti di obbligazioni di società non bancarie, che rappresenta un nuovo filone del "Qe" della Bce, mostra «sicuramente la volontà di dare segnali al mercato».

(fonte Askanews)