«Londra vorrebbe per sé solo i vantaggi del mercato unico europeo»
Lo ha spiegato, senza mezzi termini, il negoziatore capo dell'UE per la Brexit, Michel Barnier, nel suo intervento davanti alla plenaria del Comitato economico e sociale a Bruxelles
L'Unione europea non può accettare i tentativi del Regno Unito di selezionare per sé, dopo la Brexit, i vantaggi del mercato unico europeo, senza assumersi in cambio alcun obbligo o impegno. E in particolare non può correre il rischio di lasciare entrare nell'Ue, senza applicare dazi né quote, prodotti etichettati come britannici, e che in realtà arrivano da tutto il mondo; né può consentire al Regno Unito di continuare a essere un «hub» per i servizi di consulenza aziendale e legale e per i contenziosi commerciali di tutta l'Ue, o di dare alle autorità del Regno Unito il diritto di co-decidere con quelle europee se revocare o no il riconoscimento dell'equivalenza ai servizi finanziari britannici che operano nel mercato Ue. Lo ha spiegato, senza mezzi termini, il negoziatore capo dell'Unione europea per la Brexit, Michel Barnier, nel suo intervento davanti alla plenaria del Comitato economico e sociale dell'Ue, oggi a Bruxelles.
Barnier ha ripetuto quanto aveva già spiegato in conferenza stampa venerdì scorso, sull'esito molto deludente del quarto round del negoziato con il team britannico sulle relazioni economiche e commerciali future fra Ue e Regno Unito. In particolare, ha ricordato, non ci sono stati progressi su nessuno dei quattro punti in discussione: il «level playing field» (ovvero le pari condizioni per garantire una concorrenza leale fra i partner, senza tentativi di dumping fiscale, sociale e ambientale); l'accordo sulla pesca; la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia di diritto penale; la «governance» unica e orizzontale dei futuri accordi di partenariato. E questi sono solo quattro degli undici tavoli negoziali previsti.
Il negoziatore capo europeo ha insistito sul fatto che la condizione per avanzare nel negoziato è che il governo britannico rispetti gli impegni della «Dichiarazione politica», sottoscritta in ottobre dal premier Boris Johnson, insieme ai leader dell'Ue, e che traduca in testi giuridici quegli impegni politici su cui ora sta facendo invece marcia indietro.
Una novità, nel discorso di Barnier, è stata l'estrema chiarezza e la durezza con cui ha respinto le accuse, che a volte si sentono nel dibattito britannico, secondo cui l'Ue avrebbe in questo negoziato delle posizioni «irrealistiche»: «Sono irrealistiche - ha spiegato - solo per coloro che rifiutano di accettare il fatto che la Brexit avrà delle conseguenze negative per il Regno Unito; e per chi parte dal punto di vista secondo cui l'Ue non dovrebbe avere il potere sovrano di definire le proprie condizioni per dare accesso al proprio mercato».
«Non possiamo accettare - ha sottolineato Barnier - i tentativi del Regno Unito di fare scelte selettive per avere solo i vantaggi del nostro mercato unico. Durante i 47 anni in cui ne è rimasto membro, il Regno Unito ha acquisito una posizione forte nel nostro mercato in diverse aree strategiche: servizi finanziari, servizi di consulenza legale e aziendale, e anche come centro ("hub», ndr) di regolamentazione e certificazione e come importante punto di ingresso nel mercato unico. In gran parte, ciò è stato reso possibile dal fatto che era uno Stato membro dell'Ue, all'interno del mercato unico. Dobbiamo chiederci se è davvero nell'interesse dell'Ue che il Regno Unito mantenga una posizione così importante, ora che si prepara a lasciare il mercato unico e l'unione doganale».
«Vogliamo davvero - ha chiesto il negoziatore capo europeo - consolidare la posizione del Regno Unito come centrale di certificazione per l'Ue, sapendo che controlla già circa il 15% -20% del mercato della certificazione europea? Vogliamo davvero correre il rischio che le regole di origine permettano al Regno Unito di diventare un centro di produzione per l'Ue, consentendogli di assemblare materiali e merci provenienti da tutto il mondo e di esportarli poi nel mercato unico come merci britanniche, senza dazi e senza quote?"
«Vogliamo davvero - ha continuato Barnier - che il Regno Unito rimanga un 'hub» dei contenziosi commerciali per l'Ue, quando potremmo attrarre qui», nell'Ue, i servizi di consulenza legale delle aziende? «Quando consideriamo le nostre opzioni, dobbiamo guardare oltre i costi di adattamento a breve termine, guardare ai nostri interessi economici a lungo termine».
«Il Regno Unito - ha aggiunto il negoziatore capo europeo -insiste nel dire che non chiede nient'altro che ciò che è stato già concesso» dall'Ue in altri accordi commerciali, e dunque in «precedenti ben consolidati». Ma, ha obiettato Barnier, «la verità è che, in molte aree, Londra chiede molto di più del Canada, del Giappone o di qualsiasi altro partner dei nostri Free Trade Agreement. In molti settori - ha rilevato - sta cercando di mantenere i vantaggi di uno Stato membro. Sta cercando di scegliere selettivamente ('pick and choose', ndr) gli elementi più interessanti del mercato unico, senza assumersene gli obblighi».
Ad esempio, ha indicato Barnier, «il Regno Unito chiede di mantenere la quasi totale libertà di movimento per soggiorni di breve durata per i fornitori di servizi britannici; di mantenere un sistema per il riconoscimento delle qualifiche professionali completo e ampio quanto quello che abbiamo nell'Unione europea; vuol far riconoscere le sue regole e procedure doganali come equivalenti alle nostre, pur rifiutando di impegnarsi nei necessari controlli di conformità e monitoraggio o nell'allineamento alle norme dell'Ue, ove necessario».
Inoltre, «i britannici vogliono avere il diritto di co-decidere con l'Unione sulla revoca del riconoscimento di equivalenza per i servizi finanziari, quando sanno che queste sono, e devono rimanere, nostre decisioni autonome», ha ricordato il negoziatore capo europeo, che su questo specifico punto, molto sensibile per i britannici, ha insistito già in passato.
«Non possiamo permettere, e non permetteremo - ha avvertito Barnier -, questa pretesa di scelte selettive ('cherry picking', ndr). Da una parte, il Regno Unito ha deciso di diventare un paese terzo. Non può avere il meglio di entrambi i mondi. Dall'altra, questo semplicemente non è nell'interesse politico ed economico a lungo termine dell'Unione europea».
«E infine, non vi è alcun diritto automatico ai benefici concessi dall'Ue in precedenza con i suoi Accordi di libero scambio. Ogni accordo che abbiamo fatto, con il Canada, la Corea del Sud o il Giappone, è stato fatto - ha concluso - su misura per il partner con cui abbiamo negoziato».
(con fonte Askanews)
- 13/09/2020 Brexit, Boris Johnson chiede sostegno ai Tory per annullare parte dell'«accordo di recesso»
- 07/09/2020 Brexit, Boris Johnson ha deciso: «Accordo con l'UE entro il 15 ottobre altrimenti avanti senza intese»
- 06/06/2020 Hard Brexit vicinissima
- 22/02/2020 Il Regno Unito torna al passaporto blu