26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Calcio | Nazionale

Montella a rapporto a Casa Milan: c’è solo una cosa da fare

Terzo incontro in tre giorni, dopo quello tenuto al termine di Milan-Roma e la riunione di ieri, tra Vincenzo Montella e la dirigenza rossonera formata da Marci Fassone e Massimiliano Mirabelli. Si è parlato del nuovo preparatore atletico ma anche del futuro della squadra che non può prescindere dall’ennesima rivoluzione tattica.

Fassone, Montella e Mirabelli assorti nei loro pensieri
Fassone, Montella e Mirabelli assorti nei loro pensieri Foto: ANSA

MILANO - Nuovo summit nella giornata di oggi, dopo quello che ha tenuto banco ieri a Casa Milan, tra Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli da una parte e Vincenzo Montella dall’altra. All’ordine del giorno diversi punti: dalla scelta del nuovo preparatore atletico dopo il licenziamento di Emanuelel Marra, fido collaboratore del tecnico, al piano di rilancio di una squadra immalinconita dalle tante battute d’arresto incassate nelle prime sette giornate di campionato, troppe per un club che punta ad arrivare entro le prime quattro in campionato, pena un brusco ridimensionamento delle ambizioni societarie.

Vox populi
Chissà se sarà stato affrontato anche l’argomento più delicato del momento, quello delle scelte tattiche, ancor prima che tecniche, effettuate da Vincenzo Montella da meno di un mese a questa parte, da quando la sonora legnata incassata sul terreno della Lazio ha indotto l’allenatore del Milan a cambiare drasticamente rotta e virare su quel 3-5-2 che sembrava per l’intero mondo del calcio la panacea di tutti i mali rossoneri.
È dalla fine di luglio, quando il club di via Aldo Rossi ha ufficializzato l’acquisto di Leonardo Bonucci, che - come un’accorata vox populi - tra osservatori, analisti, addetti ai lavori, giornalisti, opinionisti, tifosi tutti, non si parla d’altro che di questo cambio di modulo. Indispensabile per consentire all’ex centrale della Juventus di rendere al meglio e necessario all’evoluzione definitiva del Milan, da squadra da sesto-settimo posto a grande del calcio italiano.

Falso storico
Quanto tutto ciò si stia rivelando fallace è riscontrabile giorno dopo giorno. Innanzitutto partendo dall’attuale capitano del Milan: il fatto che Bonucci renda meglio in una difesa a 3 è un clamoroso falso storico, visto che negli ultimi 3 anni in bianconero ha giocato oltre il 70% delle partite in una difesa a 4, vincendo la bellezza di 3 scudetti, 3 Coppe Italia e arrivando due volte in finale di Champions League. Per non parlare dei suoi attuali compagni di reparto, Musacchio e Romagnoli, da sempre protagonisti nei 4 in linea davanti al portiere e oggettivamente a disagio - con errori al limite dell’indecenza - con questo nuovo assetto tattico.

Problema esterni
Vogliamo parlare anche degli esterni? Bene, facciamolo, perchè l’unico giocatore nella rosa del Milan realmente avvantaggiato dal nuovo modulo è Andrea Conti, che però purtroppo si è rotto un ginocchio e tornerà fra sei mesi. Al suo posto Montella ha alternato Abate e Calabria, salvo rendersi conto che i due sono terzini, non esterni a tutta fascia e alla fine ha ripiegato addirittura su Fabio Borini. Che comunque la sua discreta figura l’ha fatta.

Enigma attacco
Un capitolo a parte meriterebbe il pacchetto degli attaccanti. Si diceva che il 3-5-2 sarebbe stato funzionale anche all’utilizzo di 2 attaccanti di ruolo che nel 4-3-3 non trovavano posto. Tutto giusto, peccato che quasi sempre, da quando il Milan ha cambiato pelle, Montella ha schierato un attaccante di ruolo più Suso (altro elemento perso per la causa da quando gli è stato imposto un nuovo modo di giocare), almeno fino a quando non è stato oggettivo che lo spagnolo piazzato lì davanti fosse più nocivo che utile. Un po’ come Bonaventura, penalizzato da questa inversione tattica tanto quanto il vecchio compagno di squadra.

Passo indietro
E potremmo continuare a lungo elencando le mille ragioni per cui questa scelta dell’allenatore rossonero sia da bollare come del tutto fallimentare. Ci limiteremo invece ad una considerazione finale: il Milan, dopo la rivoluzione tecnica dell’estate, era chiamato ad un periodo piuttosto lungo di «sperimentazione». Il tempo necessario per consentire a 11 nuovi acquisti di conoscere la realtà in cui sono stati catapultati, prendere confidenza con i compagni e con le idee di gioco dell’allenatore e iniziare finalmente a ragionare da squadra. 

Lo chiede la logica
Ebbene, Montella ha iniziato il suo percorso portando a casa il risultato più immediato della qualificazione in Europa League affidandosi al vecchio modulo ormai caro all’interno di Milanello, salvo poi bloccare tutto dopo due mesi di lavoro e ricominciare da capo in nome di un non ben precisata esigenza di miglioramento tattico. È sotto gli occhi di chiunque invece che non solo ad oggi non si vede la benchè minima traccia di crescita della squadra, ma che oggettivamente non esistono i presupposti tecnici perchè il Milan possa giocare meglio con il 3-5-2 anzichè con la difesa a 4.
E allora auguriamoci che la sosta porti consiglio: la squadra deve tornare a muoversi in ambiti conosciuti e ormai mandati a memoria, ma soprattutto i tanti calciatori rossoneri fuori ruolo hanno bisogno di riappropriarsi dei propri spazi per ricominciare a rendere al meglio. Lo chiede la logica, non Fabrizio Tomasello.