25 aprile 2024
Aggiornato 02:30
L'ex segretario Pd si dice per il «No»

Referendum, Bersani: tra me e Renzi idee opposte sulla democrazia

Se si votasse domani, Pierluigi Bersani voterebbe no. A suo avviso, la riforma del Senato insieme all'Italicum sarebbe un rischio per la democrazia. Della quale, rispetto a Renzi, ha una visione opposta

L'ex segretario PD, Pierluigi Bersani.
L'ex segretario PD, Pierluigi Bersani. Foto: Shutterstock

ROMA - «Io e Renzi abbiamo due idee opposte della democrazia». Parola di Pier Luigi Bersani, che in una intervista a Repubblica e alla Stampa ribadisce che «se il referendum è domani io voto no», «poi vediamo cosa succede con la legge elettorale». Ma, attenzione, l'ex segretario del Pd spiega che non farà campagna per il No. Il suo voto varrà uno, semplicemente. «Rispondo solo alla domanda, quando me la fanno. Non tutti i comunisti votarono per l'aborto, ma il giorno dopo erano ancora comunisti; non tutti i democristiani votarono per la Repubblica, e il giorno dopo erano democristiani. Che razza di problema c'è?».

Democrazia a rischio
Cambiare l'Italicum per paura dei 5 stelle? «Quello è un motivo che spinge molti», osserva Bersani, «lo dicessero! Io non ne ho bisogno. Ho sempre pensato che la riforma del Senato e l'Italicum insieme fossero una piegatura della democrazia un po' pericolosa. Non va bene che con il 25 per cento un partito prende tutto e forma un Parlamento di nominati». Per Bersani sarebbe un sistema sbagliato, dannoso, mentre alla gente bisogna ridare un'occasione di scelta, perché deve sentirsi più rappresentata. Altrimenti, aggiunge: «Lo vogliamo capire che così crescono i populismi?».

Una diversa concezione della democrazia
Tra sé e Renzi, l'ex segretario Pd nota dunque un abisso nel concepire la democrazia, «perché lui è per la semplificazione estrema». Ma per Bersani, queste due idee possono comunque convivere in un grande partito, «anche perché è un dibattito che c'è in tante parti del mondo». Quanto alla modifica dell'Italicum «andiamo - conclude -, se c'è la volontà politica, si può cambiare prima del referendum, in due mesi: come fece l' altra volta Renzi con la fiducia».

Due condizioni per il sì
Per votare sì, Bersani pone due condizioni: primo, un impegno su una legge per eleggere i senatori da approvare il giorno dopo il referendum; secondo una proposta di modifica dell'Italicum che il governo deve presentare prima del referendum.  «Io chiedo due cose. I senatori devono essere eletti. C'è scritto nella Costituzione. Noi abbiamo pronto un progetto di legge: voglio l'impegno su un progetto di legge da votare un giorno dopo», spiega Bersani intervistato a DiMartedì su La7.

Renzi disposto a modificare l'Italicum?
Quanto alla disponibilità di Matteo Renzi a modificare l'Italicum, l'ex segretario Pd osserva: «E' da troppo che giro per questi boschi. Non sono più disposto a sentire solo parole. Il capo del governo ha preparato l'Italicum, il gruppo della Camera ha sgombrato la Commissione da chi me compreso aveva dei dubbi, il premier ci ha messo la fiducia. Il governo, come ha presentato l'Italicum, se è convinto che si deve correggere presenta una proposta di correzione, prima del referendum». Alla domanda insistente su quando dunque scioglierà la riserva sul referendum, Bersani dunque risponde: «Quando si arriva lì e si vede come siam messi».

Clima da giudizio universale
L'ex leader del Pd ha anche fortemente criticato il clima da «giudizio universale» creato dal Governo intorno a questo voto. «Non sottovaluto - ha spiegato - l'appuntamento, ma il giorno dopo ci sveglieremo come il giorno prima, con gli stessi problemi, le stesse opportunità e con il governo che abbiamo adesso, checchè ne dicano le agenzie di rating. Teniamo i piedi per terra».

Rischio di speculazione
Per Bersani, caricare il referendum costituzionale di importanza eccessiva rischia di innescare la speculazione sui mercati finanziari come accaduto con la Brexit: «Questa di tutte le cose è quella che mi fa più male, perché andare a costruire l'idea davanti a un cambiamento che ha un suo rilievo - l'ex Segretario non lo nega - ma che sia un cambiamento epocale, di un prima e un dopo, vuol dire dare l'occasione alla speculazione di mettere le mani sul parco buoi»«Si è visto con la Brexit - ha aggiunto - Nel frattempo qualcuno si è fatto qualche miliardata di euro con il su e giù. Siccome non solo Renzi ma anche il ministro Padoan conoscono questo mondo, non mi si venga a dire che il giorno dopo si cambia qualcosa dal giorno prima sui temi dell'economia e del lavoro».

(Fonte Askanews)