23 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Politiche europee

Renzi «sereno» sul piano Juncker

Soddisfatto il Presidente del Consiglio: «È un documento di compromesso ma per la prima volta c’è la parola flessibilità». Il presidente della Commissione sul Premier: «Ha cambiato le cose in Italia».

ROMA - «Great news», una grande notizia: così il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha definito le conclusioni del vertice UE svoltosi ieri a Bruxelles, con riferimento alla decisione di «scomputare» gli eventuali contributi nazionali al Piano europeo per gli investimenti strategici, presentato dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.

Parlando durante la conferenza stampa finale a cui ha partecipato, come capo del governo che concludeva la presidenza semestrale del Consiglio Ue, insieme al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e allo stesso Juncker, Renzi ha osservato, in inglese: «Questi sei mesi per noi sono stati un grande momento, una nuova stagione per Europa: crescita e non solo austerità: è questa l'eredità che lasciamo: crescita, crescita, crescita, e non austerità».

«Il Piano Juncker presentato oggi al Consiglio europeo - ha rilevato il premier - è un primo passo, non l'ultimo, secondo il mio personale punto di vista. Ed è un primo buon passo avanti; e poi è un passo politico, non si tratta solo di burocrazia, siamo politici non tecnocrati».

La soddisfazione di Renzi sta tutta in un passaggio delle conclusioni formali del vertice in cui, dopo aver ricordato che «il Fondo europeo per gli investimenti strategici sarà aperto ai contributi degli Stati membri, direttamente o attraverso le banche di promozione nazionali», si aggiunge che «il Consiglio europeo prende atto della posizione favorevole espressa dalla Commissione riguardo a questi contributi di capitale (da parte degli Stati membri, ndr), nel quadro della valutazione delle finanze pubbliche ai sensi del Patto di stabilità e di crescita, necessariamente in linea con la flessibilità insita nelle norme vigenti del Patto».

Nella bozza sottoposta inizialmente ai capi di Stato e di governo questo passaggio si limitava a constatare che «la Commissione ha indicato l'intenzione di assumere una posizione favorevole verso questi contributi di capitale, nel quadro della valutazione delle finanze pubbliche, ai sensi del Patto di stabilità e di crescita».

La differenza più importante sta nella «presa d'atto» da parte del vertice Ue, che, sottolinea il governo italiano, è un «endorsement» dei capi di Stato e di governo all'intenzione della Commissione di scomputare dal Patto i contributi nazionali. Che la «posizione favorevole» della Commissione significhi proprio questo l'ha spiegato chiaramente il presidente della Commissione.

«Se a causa dei contributi al Piano di investimenti strategici un paese andrà oltre i vincoli (su deficit e debito, ndr) del Patto di stabilità, questo superamento non sarà preso in considerazione quando valuteremo la situazione delle finanze pubbliche di quel paese. Il Consiglio europeo ha preso nota di questo e lo ha apprezzato», ha detto Juncker. E lo ha ripetuto rispondendo a una domanda sullo stesso punto: «Confermo interamente la posizione della Commissione di neutralizzare i contributi nazionali», ai fini del rispetto dei vincoli del Patto, ha precisato. Juncker è sembrato indicare un'apertura, sebbene cauta, anche per quanto riguarda gli investimenti pubblici nazionali, che da tempo l'Italia chiede ugualmente di «neutralizzare» (in particolare per i co-finanziamenti dei progetti sostenuti dai fondi Ue di coesione): «Torneremo su questo nella comunicazione sulla flessibilità» che la Commissione presenterà a gennaio, «sapendo - ha detto - che gli Stati membri sono già d'accordo per neutralizzare i contributi nazionali al Fondo per gli investimenti strategici». Il testo delle conclusioni «è naturalmente un documento di compromesso», ma «il riferimento alla flessibiltà a noi va benissimo, siamo stati anni a chiedere di inserire la poarola flessibilità», ha detto ancora Renzi. «Il punto è - ha spiegato - che nel documento si richiama con chiarezza il parere favorevole espresso dalla Commissione. E noi abbiamo voluto sottolineare con grande forza, di fronte a una tesi che voleva cancellare il riferimento all'espressione 'favorevole', che lo scomputo degli investimenti dal Patto di stabilità è un giudizio che non diamo noi, ma che dà la Commissione».

«Io lo considero un fatto positivo, e sono grato a Jean-Claude per questa valutazione, sono grato alla sua Commissione: per la prima volta - ha sottolineato il presidente del Consiglio - si dice chiaramente che gli investimenti, quelli giusti, quelli approvati, quelli che hanno un senso per il futuro dell'Europa, sono scomputati dal Patto di stabilità. Lo ritengo - ha concluso il Renzi - un piccolo passo avanti per l'Italia e un grande passo avanti per l'Europa».