28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Dopo la destra anche la sinistra contro l'austerità

La quasi sconfitta di May dice solo una cosa: no alla privatizzazione della vita. Ma l'Italia di Renzi non è la Gb

Il Labour che doveva essere cancellato vince e riduce a silenzio i teorici della terza via. Il voto della working class testimonia la volontà sempre più ampia di superare l'egemonia dell'economia finanziaria

LONDRA - La quasi vittoria di Jeremy Corbyn, colui che doveva portare il Labour a "venti anni di sconfitte consecutive" – come da profezia di Tony Blair – dimostra una cosa sola: chiunque prospetti ai cittadini una politica senza austerità, in difesa dei servizi pubblici, contraria alla deregolamentazione selvaggia del lavoro, e contro la svendita del patrimonio pubblico nazionale agli investitori asiatici e medio orientali, guadagna voti. Vent'anni di pensiero unico hanno portato ad una omogeneità tra destra e sinistra sui temi economici di maggiore importanza. Il voto operaio che ha premiato Jeremy Corbyn non è diverso dal voto operaio che ha premiato Donald Trump. Non a caso, Bernie Sanders, l'epigono di Corbyn negli Usa, in un primo momento si disse pronto a collaborare con il neo presidente sui temi economici. Tre decadi di globalizzazione, e azzeramento culturale imposto dal blairismo e dal clintonismo, sono stati finalmente azzerati. Doveva essere travolto Jeremy Corbyn,, in quanto vecchio e ideologico: ha raggiunto 40% dei consensi, ad appena 2.5 punti dai conservatori di Theresa May. I quali non hanno più la maggioranza, anche se rivendicano di poter comunque fare un governo di alleanza. Una rimonta clamorosa, per giunta avvenuta in contesto storico connotato dai continui attacchi terroristici che imperversano in Gran Bretagna, a cui il Labour non è mai stato in grado di dare una risposta efficace. 

Insofferenza per un modello darwinista
Ma l’insofferenza per un modello economico, e culturale, darwinista, che ha al suo centro la distruzione del ceto medio e lo scioglimento dello Stato nello stato fluido del mercato, trova sempre più resistenza. La quasi vittoria del Labour di Corbyn ha la stessa matrice della vittoria della Brexit: inaspettata, essa va contro il dominio della finanziarizzazione della vita degli esseri umani. Un anno fa circa, l’uscita dall’Europa Unita era dettata dalla paura che la Gran Bretagna potesse fare la fine dell’Europa continentale. Il nostro esempio, la nostra povertà incipiente, diedero vita a un caotico – e per molti versi anche istintivo – moto di ribellione. Vedere paesi come l’Italia e la Francia scossi dalle fondamenta da una perdurante perdita di civiltà a causa della moneta unica e dell’assetto politico delle UE - che toglieva spazi democratici e assetti sociali che hanno garantito trent'anni di pace e crescita economica - spaventarono i britannici, che sorpresero il mondo con un voto contrario a questa Unione Europea. Oggi, la vittoria di Corbyn, rappresenta la continuazione di quel moto.

No alla privatizzazione della vita
Grande importanza ha avuto nel dibattito politico britannico il tema della privatizzazioni, in particolare della sanità pubblica. La May è apparsa titubante, giungendo perfino a ipotizzare una tassa sulla demenza senile. Di fatto una privatizzazione della vecchiaia, che lo Stato non vuole più sostenere. Di fronte a questi scenari, di fronte alla consapevolezza che le montagne di sterline che sostengono la City di Londra affondano le loro radici nel terrorismo islamico, di fronte ad un società economicamente ultra polarizzata, gli inglesi hanno preferito mitigare il potere dei conservatori. Non abbatterli, bensì mandargli un messaggio chiaro: non siamo disposti a perdere tutto in nome del mercato. E hanno fatto salire un contrappeso che sia in grado - sempre che non tradisca ogni promessa come un Hollande qualsiasi - di salvaguardare dalla speculazione la sanità, la sicurezza e il lavoro.

Bye-bye Tony Blair
E’ rimasta così interdetta la classe dirigenti mondiale figlia di Tony Blair, teorico della terza via insieme ad Anthony Giddens, secondo cui la sinistra deve essere ultra capitalista. Corbyn sarebbe stato spazzato via perché troppo novecentesco, dicevano con Blair. Nella guerra contro Corbyn non è mancata la solita sinistra italiana che crede di vivere ancora negli anni Novanta, tutta riforme e privatizzazioni, totalmente schierata sul primato, sul dominio del potere finanziario perfino sulla democrazia. La sinistra di Renzi, ma anche di Prodi, quella che il 4 dicembre scorso voleva sciogliere le fondamento dello Stato per rendere più semplice gli investimenti dall’estero da parte di paesi canaglia, economicamente e civilmente. La sinistra del capitale come unico orizzonte di vita umano. 

Allenza Renzi-Pisapia (solo al Senato)?
Già, la sinistra italiana. Nel giorno del crollo in Parlamento dell'accordo sulla legge elettorale, erompe la totale inadeguatezza morale di questo comitato d’affari (propri) vestito da gruppo politico. Il segretario del Partito Democratico ha annunciato che vorrebbe fare un’alleanza con l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ma solo al Senato. Una provocazione sconcertante, sintomo di una spregiudicatezza senza confini. Abbandonata l’idea, la speranza, del voto anticipato – dato la sfrontata babele che ha fatto crollare l’intesa elettorale – oggi è il tempo dell’alleanza con la "gauche caviar" di Giuliano Pisapia. Il quale, come noto, fu extra parlamentare duro e puro negli anni Settanta, ex di Rifondazione, e oggi invece sente il fascino discreto della borghesia: un personaggio perfetto per una commedia di Luis Bunuel, appunto. Quindi alleanza Pd-sinistra radical chic al Senato, mentre per la Camera dei Deputati potrebbe esserci una maggioranza completamente diversa, magari basata su una nuova alleanza con Berlusconi: sarebbe l’apoteosi del trasformismo, e la fine definitiva di ogni dignità per la sinistra.

Brexit
Cosa potrebbe accadere oggi? Da più parti si fa notare che il voto giovanile è stato rastrellato in gran parte dal Labour. Grande successo ha avuto la proposta di Corbyn di azzerare il costo di iscrizione all'Università: un argomento sentito in Gran Bretagna, perché la retta annuale è pari a 9000 sterline e, secondo un recente studio, chi si laurea oltre al fatidico pezzo di carta in tasca ha anche debiti per 44.000 euro. Il modello statunitense educativo ha dilagato. Quindi il Labour, che non poteva sperare in un risultato migliore, si è detto pronto a fare una governo di minoranza: una sparata propagandistica che lo mette al riparo dal ginepraio della Brexit
La posizione di Corbyn sull'argomento però è sempre stata molto chiara: non ha mai messo in discussione l'esito del referendum svolto un anno fa. E nemmeno ha mai contestato apertamente la cosiddetta "hard Brexit». Da più parti, in primis dai liberal, Corbyn è stato accusato di essere colui che ha dato la spinta definitiva la "leave", lasciando così poco spazio a chi sogna una riapertura della partita referendaria.