28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
La crisi greca

Eurogruppo «spaccato» sul terzo piano di salvataggio greco

È un fine settimana di negoziati angoscianti, nel disperato tentativo di salvare la Grecia ed evitare l'uscita del paese dalla zona euro, con conseguenze imprevedibili per l'unione monetaria nel suo insieme. In crisi drammatica appare la fiducia tra Atene e i suoi partner, nonostante gli sforzi che il paese sta facendo pur di strappare nuovi indispensabili aiuti finanziari.

BRUXELLES (askanews) - Continua a Bruxelles la riunione dell'Eurogruppo che dovrà decidere se dare il suo via libera ai negoziati con la Grecia per un terzo programma di assistenza finanziaria, tramite nuovi prestiti del Fondo salva Stati dell'Eurozona (Esm), dietro l'impegno del governo di Atene ad attuare le riforme strutturali e le misure di bilancio che ha proposto giovedì.

Diverse fonti europee riferiscono che i paesi membri dell'Eurozona sono divisi, fra coloro (comprese Francia, Italia, e la Commissione europea) che considerano le proposte del governo greco come una buona base per cominciare il negoziato, e chi (Germania e alcuni Stati dell'Est) invece giudica insufficiente lo sforzo di riforma e inaffidabili gli impegni del governo di Alexis Tsipras, nonostante la schiacciante maggioranza parlamentare su cui può contare il premier dopo il voto della notte scorsa ad Atene, che ha però diviso proprio il partito di Tsipras, Syriza.

Una delle richieste che potrebbe emergere dall'Eurogruppo, è che il governo greco si impegni a far approvare entro pochi giorni dal Parlamento di Atene almeno alcune delle riforme proposte, per recuperare credibilità con i partner europei e rafforzare il processo negoziale. Ma alcune posizioni, come quella del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, restano intransigenti e punitive nei confronti del governo Tsipras, a cui viene rimproverato di aver sensibilmente peggiorato nei pochi mesi in cui è stato al potere la situazione economica della Grecia, che cominciava a riprendersi alla fine dell'anno scorso.

Ora, dopo il referendum di domenica e le misure di controllo dei capitali, con la chiusura parziale delle banche tuttora in corso (e che continuerà almeno fino a lunedì), le previsioni di crescita per quest'anno sono tornate in profondo rosso. Ne consegue non solo una drammatica mancanza di liquidità nel sistema bancario (a cui non ha potuto sopperire la Bce, che non aumentato le iniezioni di liquidità d'emergenza Ela), ma anche un peggioramento del rapporto debito/Pil e dunque una maggiore difficoltà a conseguire gli obiettivi per l'avanzo primario che erano stati concordati con i creditori per i prossimi tre anni, fin a raggiungere il 3,5% del Pil nel 2018.

In questo contesto, i paesi «rigoristi», pretendono che la Grecia faccia molto di più rispetto alle misure di bilancio e alle riforme che erano state richieste dai creditori a fine giugno e bocciate dal referendum, e rispetto al pacchetto, molto simile, che Atene ha riproposto giovedì.

Secondo una fonte della Commissione, è una richiesta che "non ha molto senso: effettivamente la situazione economica è peggiorata, ma questo non significa che si debbano moltiplicare per 10 le riforme strutturali; le riforme che la Grecia deve fare sono sempre le stesse".

La Commissione, inoltre, sostiene una proposta che potrebbe aiutare molto Atene, in vista della scadenza del 20 luglio, quando dovrà rimborsare 3,5 miliardi di euro alla Bce: dare alla Grecia i 3,2 miliardi di euro di profitti che la Bce ha ricavato nel 2014 e nel 2015 dai titoli di Stato ellenici in suo possesso, per permetterle di finanziare il rimborso mentre continueranno ancora probabilmente i negoziati per il terzo programma di salvataggio, sempre che siano stati nel frattempo avviati.

L'Eurogruppo in corso potrebbe continuare ancora per diverse ore, e non arrivare a una decisione netta, viste le divisioni fra gli Stati membri (e addirittura l'emergere di posizioni favorevoli alla "Grexit", come la bizzerra proposta attribuita a Schaeuble di "sospendere" la Grecia per cinque anni dall'Eurozona), ma terminare con una conclusione "aperta». La decisione sarebbe lasciata ai capi di Stato e di governo dell'Eurozona, che si riuniscono domani pomeriggio a Bruxelles. Con il vantaggio che, nell'Eurosummit, la Germania sarà rappresentata dalla cancelliera Angela Merkel, certamente meno rigida, più pragmatica, e dotata di maggiore lucidità politica del suo ministro delle Finanze.