19 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Crisi economica

Povertà in aumento, al Sud 1 persona su 2 è a rischio

Con la crisi economica sta aumentando notevolmente il divario tra il Nord e il Sud del Paese e la fotografia della Cgia di Mestre è impietosa verso il Mezzogiorno

Il premier, Paolo Gentiloni, ha letto i dati sull'aumento del divario tra il Nord e il Sud del Paese.
Il premier, Paolo Gentiloni, ha letto i dati sull'aumento del divario tra il Nord e il Sud del Paese. Foto: Giuseppe Lami ANSA

ROMA – La povertà è in aumento. E con essa anche il divario tra il Nord e il Sud del Paese. I dati dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre mettono a confronto il trend relativo a quattro diversi indicatori: il Pil pro capite, il tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione e il rischio povertà o esclusione sociale. La fotografia che ne emerge è impietosa verso il Mezzogiorno e ci dice che al Sud una persona su due è a rischio povertà. Nel 2007 la percentuale di popolazione a rischio povertà si fermava al 42,7%, ma nel 2015 è salita al 46,4. In parole povere, un meridionale su due versa in difficili condizioni economiche. Molto diversa, invece, la situazione al Nord del Paese: il rischio povertà riguarda solo il 17,4% della popolazione.

Al Sud una persona su due è a rischio povertà
Una delle concause dell'incremento della povertà sono le precarie condizioni del mercato del lavoro. E anche qui è assai evidente il divario Nord-Sud. Nel 2007 la forbice relativa al tasso di occupazione era già di 20,1 punti a vantaggio del Nord, ma nel 2016 ha registrato un differenziale di 22,5 punti percentuali. Il problema in questione è particolarmente evidente se si considera la differenza tra la prima e l'ultima città in classifica per tasso di occupazione: l'anno scorso la percentuale di occupati nella Provincia autonoma di Bolzano era pari al 72,7% mentre in Calabria si fermava al 39,6%. Il gap segna oltre 33 punti percentuali.

Il disagio sociale alimenta la criminalità
Secondo il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo, bisogna tornare a investire nel Mezzogiorno, perché la presenza di forti sacche di disagio sociale e di degrado ambientale «alimentano il potere e la presenza delle organizzazioni criminali di stampo mafioso». Ed è necessario intervenire tempestivamente anche per rendere più efficiente la Pubblica amministrazione del Meridione, perché secondo un recente studio della Commissione europea condotto sull'efficienza della PA, tra le 206 regioni d’Europa prese in esame, ben sette realtà territoriali del Mezzogiorno si collocano nelle ultime 30 posizioni.

A soffrire di più sono i giovani
Vale anche la pena sottolineare che oggi a soffrire di più la crisi economica sono i cosiddetti millenials, che stanno subendo un vero e proprio ko economico. Rispetto alla media della popolazione, oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%. E il confronto con la situazione di 25 anni fa è davvero impietoso. Il Censis rileva che i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di allora, che invece potevano vantare un reddito solo del 5,9% più basso rispetto alla media della popolazione del 1991. E tra i giovani italiani, quelli con il tasso di povertà più alto sono proprio quelli del Mezzogiorno.