20 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Titolo in rialzo in Borsa

UniCredit svela il piano industriale e scommette sul più grande aumento di capitale della storia d'Italia

Il Cda di UniCredit ha approvato il nuovo piano strategico 2016-2019 ed ha convocato l'assemblea straordinaria dei soci per il 12 gennaio 2017: all'ordine del giorno c'è il più grande aumento di capitale della storia dello Stivale. Vale circa 13 miliardi

Unicredit ha svelato il nuovo piano industriale.
Unicredit ha svelato il nuovo piano industriale. Foto: Shutterstock

LONDRA - Il ceo Jean Pierre Mustier ha presentato a Londra il nuovo piano industriale di Unicredit. La cifra monstre, complessivamente, si aggira sui 20 miliardi di euro, incluse le cessioni di Pioneer, Pekao e parte di Fineco. Ma il pezzo forte è l'aumento di capitale deciso dal Cda dell'unica banca sistemica d'Italia: il più grande mai realizzato nella storia dello Stivale.

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L'aumento di capitale più grande della storia d'Italia
Il Cda di UniCredit ha approvato il nuovo piano strategico 2016-2019 ed è stato presentato oggi al Capital Markets Day a Londra. I principali target del piano indicano un utile netto di 4,7 miliardi di euro al 2019, con un Rote superiore al 9% e un Cet 1 fully Loaded «superiore al 12,5%» stimando una distribuzione dei dividendi cash del 20%. Il board di UniCredit ha convocato l'assemblea ordinaria e straordinaria dei soci in unica convocazione per il 12 gennaio 2017 e all'ordine del giorno c'è la proposta di un maxi aumento di capitale, il più grande mai tentato in Italia. La cifra monstre si aggira sui 13 miliardi di euro, da raccogliere sul mercato nel primo trimestre del 2017.

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Maxi accantonamenti sugli Npl
In termini di rafforzamento patrimoniale, l'aumento di capitale da 13 miliardi di euro che il Cda di Unicredit proporrà all'assemblea del 12 gennaio 2017 corrisponde a un beneficio di 345 punti base sul Cet 1. Il dettaglio è contenuto nelle slide diffuse in occasione del Capital Market Day a Londra. Alta è anche l'attenzione sulle sofferenze in pancia all'istituto e infatti il piano prevede anche 12,2 miliardi di euro di poste straordinarie stimate nel quarto trimestre 2016, incluse rettifiche su crediti per 8,1 miliardi di euro contabilizzati per far fronte proprio all'eredità del portafoglio crediti deteriorati. L'obiettivo è di ridurre l'esposizione netta del portafoglio non-core a 8,1 miliardi di euro entro il 2019.

Chiudono 944 filiali entro il 2019
Il gruppo chiuderà altresì 883 filiali in Italia entro il 2019 (-27%) e ridurrà il numero dei dipendenti del 21%, con un risparmio di costi di 650 milioni di euro. Complessivamente, il nuovo piano strategico 2016-2019 prevede la chiusura di 944 filiali tra Italia, Germania e Austria entro i prossimi tre anni. Oltre all'Italia, il grosso delle chiusure interesserà anche l'Austria con 50 filiali (-29%) e un taglio di forza lavoro del -19%, per un risparmio di costi di 320 milioni. In Germania non sono previste chiusure significative, ma ci sarà una riduzione del 21% dei dipendenti, con un risparmio di costi previsto in 300 milioni di euro.

Le critiche al piano industriale
Da qui le dure, durissime critiche mosse ai vertici di Unicredit dal segretario generale Uilca, Massimo Masi, al termine dell'incontro in cui sono state illustrate le linee del nuovo piano strategico 2016-2019. «Oggi assistiamo alla vendita dei gioielli di famiglia, come la banca polacca e quote di Fineco Banca, mentre tutto il piano industriale è basato unicamente sul risparmio attraverso la riduzione del costo del lavoro», sottolinea Masi. Con questa drastica riduzione del personale e la chiusura di ulteriori filiali resta infatti irrisolto il nodo della gestione delle problematicità della clientela, già in estrema sofferenza.