16 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Draghi punta il dito contro la brexit

Bce, Draghi: «Se la crescita rallenta è colpa della Brexit». Ma è davvero così?

Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato che se le prospettive di crescita si rannuvolano dipende anche dalle incertezze politiche ed economiche determinate dal risultato del referendm inglese. Ma anche il QE non sta dando i risultati sperati

WASHINGTON - La Brexit potrebbe avere conseguenze negative a medio termine per l'economia europea fino al punto di «oscurare» le prospettive di crescita. A lanciare il monito è stato Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi in una conferenza stampa tenuta a Washington durante gli incontri annuali del Fondo Monetario Internazionale.

Draghi: Non sappiamo cosa succederà
Il banchiere centrale, rispondendo a una specifica domanda, ha osservato che le conseguenze a breve termine del referendum britannico sono state meno drammatiche del previsto, ma questo non significa, ha aggiunto, che l'attenzione sia cessata. «Non sappiamo, francamente, cosa succederà nel medio termine", ha detto. L'evento è molto significativo e «pensare che non abbia alcuna conseguenza sarebbe probabilmente troppo speranzoso», ha aggiunto, implicitamente confermando che i partecipanti alla riunione hanno parlato del crollo improvviso della sterlina avvenuto venerdì.

La brexit mette davvero a rischio la crescita?
"Non possiamo dire
- ha insistito Draghi - quali siano le conseguenze esatte a medio termine, in quanto questo dipende anche da quanto lungo sarà il periodo di incertezza dopo il referendum e quale sarà la forma finale dell'accordo che sarà raggiunto tra le varie parti». Secondo il presidente della Bce si tratta comunque «di un'altra delle incertezze politiche che rannuvolano le prospettive di crescita. E questo è il punto principale fatto da molti partecipanti (nel corso della riunione FMI), me compreso», ha detto.

Il crollo della sterlina e i problemi del QE
Il governatore centrale teme che gli effetti della brexit compromettano definitivamente i flebili segnali della ripresa dell'economia continentale. La sterlina britannica ha registrato un crollo venerdì sui mercati asiatici, perdendo circa il 6% nei confronti del dollaro, prima di recuperare terreno e cancellare alcune delle sue perdite e non si sa cosa accadrà nei prossimi mesi, quando inizieranno ufficialmente i negoziati per l'uscita della Gran Bretagna dall'UE. Ma vale la pena sottolineare che anche il cannone di Mario Draghi non sta dando affatto i risultati sperati (LEGGI ANCHE "Il bazooka di Draghi continuerà a sparare. Ma cos'è il tapering?)