Canone RAI, perché gli italiani non vogliono pagarlo (neanche in bolletta)
Il canone in bollettà sarà un flop? Secondo il rapporto del Slc della Cgil probabilmente sì. Ma dietro l'evasione fiscale si nasconde un altro dato significativo: quello del calo costante degli abbonati Rai, determinato da una programmazione non proprio pluralista
ROMA – Il canone in bolletta rischia di essere un flop. Nonostante le buone intenzioni del premier, Matteo Renzi, secondo il rapporto del Slc Cgil, non arriveranno i soldi in più tanto attesi dal governo e dall'azienda. L'evasione resterà a livelli molto alti e probabilmente continuerà il calo degli abbonati. Ecco perché in tanti si rifiutano di pagare il canone.
Il canone in bollettà sarà un flop?
Il canone in bolletta non risolverà i problemi di mamma Rai. E' quanto trapela dalle previsioni contenute nel rapporto del Sindacato dei lavoratori del settore della comunicazione, che racconta di un imminente flop. Aver delegato alle società elettriche la riscossione dell'imposta dovuta per il possesso di un apparecchio televisivo non servirà a molto. Secondo il governo, la stima dell'extra-gettito dovrebbe corrispondere a circa 400 milioni di euro, ma il sindacato ritiene che non arriveranno soldi in più.
Il calo costante degli abbonati Rai
L'evasione del canone Rai raggiunge picchi del 50% ed è un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale, con maggiore rilievo al Sud. E non è affatto detto che aver inserito il canone nella bolletta elettrica risolva il problema all'origine. Una delle concause, infatti, è il costante calo degli abbonati che è in corso da alcuni anni. Basti pensare che negli anni Novanta circa l'80% degli italiani era abbonato alla Rai, mentre nel 2015 il dato è crollato al 64,15%. Rispetto allo scorso anno la percentuale è diminuita di oltre 2 punti percentuali.
E' a rischio il rispetto del pluralismo
Secondo Francesco Devescovi, che scrive su Il Fatto Quotidiano, il dato dovrebbe far riflettere sulla qualità della programmazione Rai. La disaffezione nei confronti del pagamento del canone e dell'azienda di Stato sarebbe determinata, infatti, anche dallo scarso consenso mostrato dal pubblico nei confronti della sua programmazione. Come riporta Devescovi, se i Tg dedicano il 52% del tempo (il periodo di riferimento è 15 aprile – 15 luglio) alle posizioni a favore del «sì» sul referendum costituzionale e solo il 36% del tempo a quelle a favore del «no», evidentemente il pluralismo - che dovrebbe essere garantito da un servizio pubblico – viene offeso.
I conti della Rai sono in rosso
Non sorprende più di tanto, quindi, che i conti della Rai siano in profondo rosso. L’azienda ha chiuso il bilancio dello scorso anno con una perdita di 25,6 milioni di euro. Si tratta comunque di un buon risultato se paragonato ai dati del 2014, quando la perdita riscontrata era pari a 175,8 milioni di euro. I ricavi del 2015 ammontano a 2.493,1 milioni di euro (2.489,2 milioni nel 2014) e sono costituiti da canoni per 1.637,5 milioni di euro, da pubblicità per 658,8 milioni di euro e da altri ricavi per 196,8 milioni di euro. Tuttavia non sono bastati a risollevare il bilancio della Rai e difficilmente il canone in bolletta riuscirà a migliorare la salute dell'azienda.
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