Crisi, ecco perché in 10 anni i poveri sono triplicati
Nel Belpaese le persone in povertà sono quasi 4,6 milioni e al Nord sono addirittura triplicate raggiungendo quota 1,8 milioni. Si tratta di un livello mai registrato prima in Italia. Ecco quali spese influiscono di più sulla vita degli italiani.
ROMA – In Italia è allarme povertà. Secondo i dati elaborati dall'Ufficio studi di Confcommercio, rispetto a dieci anni fa le famiglie povere sono raddoppiate e le persone assolutamente povere sono aumentate del 177%, cioè quasi triplicate, passando da 1,66 milioni a quasi 4,6 milioni. Si tratta del numero più elevato mai registrato.
I poveri nel Nord sono triplicati
La povertà nel Belpaese ha raggiunto livelli preoccupanti. Basti pensare che al Nord i poveri sono più che triplicati raggiungendo quota 1,8 milioni, un livello mai registrato prima. Nella parte settentrionale del paese, infatti, i poveri sono aumentati di circa 300mila unità in un anno, nel solo 2015. Ma le cose non vanno meglio nel Mezzogiorno. Nel 2014 la povertà si era ridotta ma nel 2015 è tornata a crescere annullando quasi per intero il beneficio dell'anno precedente.
La povertà colpisce 1/3 delle famiglie numerose
Al Sud vive il 45% delle persone povere italiane. Come avevamo già avuto modo di sottolineare in passato, secondo l'Istat l'esercito degli italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta conta 4 milioni e 598mila individui ed è il numero più alto dal 2005. La povertà è in aumento e colpisce soprattutto le famiglie numerose: quasi un terzo dei nuclei familiari con 5 o più componenti rientra nella condizione di povertà relativa e continua a crescere in modo rilevante tra i giovani, mentre resta stabile tra gli anziani.
Un quarto della spesa sfuma in affitto e bollette
Secondo i dati di Confcommercio, buona parte del reddito del nucleo familiare se va per pagare le spese per la casa. Affitto e bollette oggi assorbono quasi un quarto della spesa. Nel 1995 la quota di spesa procapite destinata all'abitazione e alle bollette di gas, elettricità ed acqua era pari al 18,3% mentre nel 2015 è schizzata al 23,9%. Nello stesso periodo la quota di spesa per alimentari e bevande è scesa dal 16,9% del 1995 al 14,3% del 2015. Di conseguenza sono in calo anche i consumi legati al vestiario e alle calzature, con risorse passate dal 7,7% al 6,2%.
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