19 aprile 2024
Aggiornato 07:00
è sfida italia-germania

Banche, primo Eurogruppo del dopo-Brexit: ecco cosa bolle nella pentola dell'Ue

Gli argomenti in agenda sono il deficit di Spagna e Portogallo e le conseguenze economico-finanziarie della Brexit. Il pericolo di un effetto domino sulle banche europee indurrà l'UE a più miti consigli, in attesa dei risultati degli stress test

Primo Eurogruppo del dopo-brexit: ecco cosa bolle nella pentola dell'UE.
Primo Eurogruppo del dopo-brexit: ecco cosa bolle nella pentola dell'UE. Foto: Shutterstock

ROMA – Per la prima volta dopo il voto sulla brexit, oggi e domani i ministri delle Finanze dell'Eurozona si riuniscono a Bruxelles. All'ordine del giorno nell'Eurogruppo ci sono due grandi questioni: il deficit di Spagna e Portogallo e le conseguenze economico-finanziarie del referendum britannico. Ma si parlerà anche di banche, e in particolare del sistema bancario italiano.

Gli argomenti in agenda all'Eurogruppo
Sono tempi duri per l'UE e il mese di luglio è pieno di appuntamenti importanti. Oggi e domani si svolgerà a Bruxelles il primo Eurogruppo post-brexit, e le conseguenze economiche e finanziarie del voto inglese sono all'ordine del giorno. Lo tsunami che ha travolto i mercati finanziari pesa sui listini mondiali per oltre 850 miliardi di dollari, ma a soffrire ancora sono soprattutto le Borse europee con la sola eccezione della City. I mercati d'altronde non sono gli unici a tremare. Si profilano tempi duri anche per le banche.

Il pericolo di un effetto domino
Secondo un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, il Monte dei Paschi di Siena potrebbe «scatenare una nuova crisi finanziaria globale trascinandosi dietro non solo le altre banche italiane, ma anche colossi esteri come Deutsche Bank». Il gigante bancario teutonico con i piedi d'argilla, infatti, ha di che preoccuparsi e rappresenta un rischio sistemico per tutto il sistema bancario dell'Eurozona, insieme a Mps. Non sorprende, dunque, che ai ministri delle Finanze dell'UE stia particolarmente a cuore la tenuta del sistema bancario italiano, e che le trattative tra il governo Renzi e Bruxelles procedano «positivamente» nell'interesse di entrambe le parti, come sottolineato dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

Il 29 luglio saranno pubblicati i risultati degli stress test
E' necessario correre ai ripari prima del prossimo appuntamento importante per il destino economico-finanziario dell'UE: quello del 29 luglio, quando l'l'Eba pubblicherà i risultati degli stress test sulle banche europee. Se dovessero essere negativi per Mps, l'istituto senese rischia di essere travolto dalle reazioni negative dei mercati e ci sarà bisogno di un paracadute potente al fine di evitare il peggio. In ballo c'è la possibile ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi, ma l'Esecutivo italiano preme anche affinché venga posticipata anche l'applicazione della normativa comunitaria sul bail in.

L'intransigenza di Dijsselbloem
Su questo fronte il Fondo Monetario Internazionale si è schierato dalla parte dell'Italia, lasciando intendere che sarebbe opportuna una modifica della normativa europea, ma oggi il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha chiuso ogni spiraglio in tal senso sottolineando che le soluzioni alle criticità avanzate dal Fmi «possono essere trovate all'interno delle regole». L'intransigenza del presidente si è manifestata anche in relazione alla questione degli aiuti di Stato: «Considero problematica la facilità con la quale i banchieri chiedono l'aiuto pubblico. Contrasterà questa tendenza fermamente». In realtà, però, la Commissione Europea ha già dato il suo consenso affinché il governo italiano predisponga uno scudo da 150 miliardi di euro da utilizzare in caso di bisogno per sostenere il sistema bancario nazionale.

Un compromesso all'orizzonte
E certamente le scelte delle istituzioni europee, e quelle del ministro delle Finanze tedesco, saranno indotte alla benevolenza verso la situazione italiana viste le condizioni in cui si trova anche Deutsche Bank. Wolfgang Schauble dovrà mediare tra l'esigenza di non deludere i suoi elettori alla vigilia delle prossime elezioni politiche nazionali, derogando ai principi comunitari per accogliere le richieste del governo italiano, e la necessità di salvare dalle sabbie mobili delle conseguenze economico-finanziarie della brexit anche il colosso teutonico per eccellenza. Ma questa volta raggiungere un accordo in sede europea potrebbe essere molto più facile del solito: la necessità di evitare a tutti i costi un devastante effetto domino su tutto il sistema bancario comunitario indorerà anche la più amara delle pillole.