29 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Bruxelles lavora su IVA e mercato unico

Renzi vuole la «Digital Tax»

L'Italia pensa ad una «Digital Tax», preannunciata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi a partire dal 2017, mentre l'Unione europea sta portando avanti il suo progetto per creare un mercato unico proprio sul settore del digitale

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi
Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi Foto: ANSA

ROMA - L'Italia pensa ad una «Digital Tax», preannunciata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi a partire dal 2017, mentre l'Unione europea sta portando avanti il suo progetto per creare un mercato unico proprio sul settore del digitale, che toccherà anche l'aspetto della tassazione. Tuttavia potrebbe risultare non semplice intervenire su una questione attualmente regolamentata a macchia di leopardo nell'Unione. Paese che vai, tassazione che trovi. Ed è proprio facendo leva anche su questo che molti giganti del settore sono finora riusciti a minimizzare (eludere) le tasse.

Hanno elaborato politiche di pianificazione fiscale aggressive che tuttavia, con la crisi finanziaria, le accresciute necessità di gettito dei Paesi e i «sacrifici» richiesti a tutti i cittadini sono state messe al centro del mirino. Anche da parte della Commissione europea, ancor prima della sua investitura ufficiale. L'esecutivo comunitario guidato dal lussemburghese Jean-Claude Juncker - il cui debutto a Bruxelles fu contrassegnato da polemiche proprio per gli accordi fiscali assicurati a diverse grandi società quando era premier lussemburghese - ha allestito una équipe composta da diversi eurocommissari per il mercato unico sul digitale, capeggiati dal vicepresidente Andrus Ansip, ex premier estone.

Bruxelles lavora sull'IVA
Sono state individuate diverse azioni che si punta ad attuare entro la fine del 2016. Sulla tassazione però al momento esistono solo indicazioni di intenti, salvo che sull'Iva dove i piani di Bruxelles appaiono più precisi. Ad esempio sui prodotti digitali, come gli e-book, per cui si conta di imporre delle soglie minime comuni che dovrebbero essere decise il prossimo anno.
Sempre sull'Iva, nelle documentazioni pubblicate la scorsa primavera l'Ue affermava di voler creare «un terreno di gioco a condizioni eque tra paesi» imponendo che si paghi la stessa imposta indiretta minima ovunque venga acquistato un bene. Stessa cosa sui servizi. Parallelamente gli adempimenti sull'Iva dovrebbero subire alleggerimenti per le imprese piccole e medie, mentre parallelamente verrà rivisto il regime delle esenzioni.
Indicare parametri comuni sull'Iva in un mercato comune è agevolato dalla necessità di garantire una concorrenza equa. L'Ue ha voce in capitolo in anche in virtù del fatto che una parte del gettito Iva va ad alimentare il bilancio comunitario. Intervenire sulla tassazione diretta risulta invece molto meno semplice: è e resta prerogativa degli Stati, che su questo tema hanno di fatto anche il potere di veto sulle decisioni comuni, che richiedono l'unanimità.

I profitti vanno tassati dove si è generato il valore aggiunto
L'Ue potrebbe fare leva sulle raccomandazioni specifiche per Paese, in cui però si tende a indicare obiettivi generali senza spingersi troppo a sollecitare una misura piuttosto che un'altra. E in assenza di un quadro condiviso, uno Stato che dovesse imporre da solo una tassa specifica su alcuni tipi di transazioni potrebbe rischiare di autopenalizzarsi.
Bruxelles riconosce che l'elusione fiscale da parte delle multinazionali è un problema avvertito con crescente preoccupazione da parte delle opinioni pubbliche. E sia nel programma della Commissione varato per il 2015, sia nel suo «Action Plan» che punta ad un nuovo approccio alla tassazione delle imprese viene affermato un principio che ieri è stato evocato anche da Renzi sulla Digital Tax: «I profitti vanno tassati dove si è generato il valore aggiunto». Ma con ogni probabilità ci vorranno ancora mesi per sapere se questa visione si concretizzerà in qualcosa di preciso.

(con fonte Askanews)