20 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Peggiorano le stime per il dieficit italiano

Fmi: «Effetti negativi sul debito di molti paesi Ue»

I rischi fiscali nell'UE restano alti, nonostante la ripresa "moderata e squilibrata". La scarsa crescita e la bassa inflazione, inoltre, stanno avendo effetti negativi sul deficit e il debito di molti paesi: in primis sulla Grecia.

New York (askanews) - I rischi fiscali restano alti nonostante la ripresa - per quanto «moderata e squilibrata» - sia sostenuta da bassi prezzi del greggio, politiche monetarie favorevoli e un aggiustamento fiscale con un passo più lento. Lo sostiene il Fondo monetario internazionale nel Fiscal Monitor diffuso oggi nell'ambito dei lavori primaverili dell'istituto, secondo cui è tempo di usare la politica fiscale per favorire una crescita sostenibile.

Bassa crescita, bassa inflazione e alto debito
Stando al rapporto, redatto due volte l'anno per tenere traccia degli sviluppi fiscali nel mondo, le economie avanzate si trovano di fronte alla minaccia tripla di bassa crescita, bassa inflazione e alto debito. In particolare, il debito pubblico «continua a rappresentare un vento contrario alla crescita».Gli sforzi volti a ridurlo sono stati frenati dai bassi livelli di inflazione, specialmente nell'Area euro. Le economie emergenti e in via di sviluppo invece hanno vissuto un rallentamento della crescita e costi più alti legati alle fluttuazioni finanziarie e dei tassi di cambio. E i paesi esportatori di greggio sono stati colpiti da entrate più basse. Per questo spese e tassazioni «intelligenti» così come solidi framework fiscali «fanno una differenza enorme", recita il Fiscal Monitor.

La politica fiscale può stabilizzare il Pil
La ricetta del Fondo prevede tre mosse: un rafforzamento dei framework fiscali per gestire i rischi alle finanze pubbliche e garantire che il debito sia sostenibile; rendere «giusti» i prezzi energetici (ossia tagliare i sussidi laddove necessario come hanno fatto per esempio Egitto e India per fare ulteriori investimenti in aree fondamentali o alzarli nelle economie avanzate usando il ricavato per ridurre le tassazioni sul lavoro); garantire un contesto macroeconomico stabile perché la politica fiscale può stabilizzare il Pil e portare a una crescita annua extra dello 0,3%.

Effetti negativi sul debito di molti paesi
La scarsa crescita e un'inflazione molto bassa condizionano negativamente le dinamiche sul debito in molte economie avanzate. Lo sostiene il Fondo monetario internazionale nel Fiscal Monitor. In esso si legge che «nonostante un aggiustamento fiscale notevole dal 2010 e rendimenti dei bond sui minimi record, in media il rapporto tra debito e Pil rimane sopra il 100% ed è atteso calare solo lentamente negli anni a venire».In alcuni Paesi infatti il debito è stato rivisto al rialzo e il punto di svolta è stato posticipato. Il rapporto dell'istituto di Washington dimostra come l'impatto di un'inflazione bassa sia notevole con una simulazione: «se la crescita nominale dovesse raggiungere il 4% entro il 2017 nelle nazioni che ora stanno vivendo una crescita e un'inflazione basse, in media il debito al 2020 per le economie avanzate sarebbe il 6% più basso dell'attuale scenario. In alcuni Paesi (Austria, Belgio, Italia, Giappone e Portogallo), l'impatto potrebbe arrivare al 10%».

Peggiorano le stime sul deficit italiano
Il Fondo monetario internazionale peggiora le stime sul deficit italiano per questo e il prossimo anno ma stima un surplus nel 2020. Stando alle tabelle contenute nel Fiscal Monitor, il deficit italiano si porterà al 2,6% del Prodotto interno lordo nel 2015 e scenderà all'1,7% nel 2016 dopo essersi portato al 3% nel 2014. In entrambi i casi le previsioni sono state peggiorate rispetto all'edizione dello scorso ottobre del documento, quando l'istituto di Washington calcolava un deficit/Pil al 2,3% per quest'anno e all'1,2% per il 2016. Nel 2017 il deficit scenderà all'1,1%, nel 2018 allo 0,6%, nel 2019 allo 0 e nel 2020 ci sarà un surplus dello 0,3%. Nell'edizione del Fiscal Monitor dello scorso ottobre l'Fmi stimava per il 2017 un deficit allo 0,8%, per il 2018 allo 0,6% e per il 2019 allo 0,4%. La necessità di finanziamenti per l'Italia ammonterà al 21,4% del Pil nel 2015 (a fronte del 18,8% di debito che arriverà a maturazione), scenderà al 19,8% nel 2016 (a fronte del 18,2% di debito in maturazione) e tornerà a salire leggermente al 18,9% l'anno successivo (17,8% il debito in maturazione).

La Grecia peggiora anche le stime sul debito
La Grecia è l'unica nazione dell'Eurozona contenuta nelle tabelle del Fiscal Monitor ad avere visto peggiorare le stime sul debito. Sono migliorate invece oltre che in Italia anche in Germania, Francia, Irlanda, Portogallo e Spagna. Nell'Area euro in generale il debito è visto quest'anno al 93,5%, il 2,6% in meno delle stime precedenti, e il prossimo al 92,4% (-2,4%) dal 94% del 2014. Quanto al Giappone, il Fondo prevede per il 2015 un debito al 246,1% del Pil. Il dato è destinato a peggiorare nel 2016, quando arriverà a quota 247%.