29 marzo 2024
Aggiornato 13:30
Sicurezza alimentare

Slow Food: sugli OGM Bruxelles dica no al Consiglio europeo

Domani voto emendamenti in commissione Ambiente del Parlamento UE. Secondo il presidente di Slow Food, Carlo Petrini, «i cittadini europei vogliono che le politiche alimentari in Europa siano basate sulla tutela della biodiversità agroalimentare (varietà di piante, razze allevate autoctone, prodotti artigianali) e sulla valorizzazione dei produttori di piccola scala».

ROMA - Domani la Commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare del Parlamento Europeo voterà la proposta di emendamenti relativa alla possibilità degli Stati Membri di limitare o abolire le coltivazioni geneticamente modificate sui loro territori. Greenpeace, Friends of the Earth Europe, Corporate Europe Observatory, l'International Federation of Organic Agriculture Movements e Slow Food chiedono con forza alla Commissione di adottare solide norme legali sull'argomento, non assecondando quindi la posizione adottata dal Consiglio lo scorso giugno. Quest'ultima prevede, per la proibizione delle coltivazioni gm a livello nazionale, un sistema giuridicamente errato, complicato e limitato nel tempo, che oltretutto riconosce alle aziende biotech un ruolo ufficiale nel processo decisionale, limitando ulteriormente il potere degli Stati di proibire le coltivazioni gm sui loro territori.

Secondo il presidente di Slow Food, Carlo Petrini, «i cittadini europei vogliono che le politiche alimentari in Europa siano basate sulla tutela della biodiversità agroalimentare (varietà di piante, razze allevate autoctone, prodotti artigianali) e sulla valorizzazione dei produttori di piccola scala. Chiedono, inoltre, sempre maggiore trasparenza, per avere la possibilità di scegliere il proprio cibo attraverso una reale sovranità alimentare nel proprio Paese. Per queste ragioni siamo favorevoli al bando delle coltivazioni gm in Europa».

Slow Food e le altre organizzazioni partner hanno espresso le proprie richieste in una lettera ai membri della Commissione: permettere agli Stati Membri di prendere decisioni individuali basate su specifiche necessità nazionali e considerazioni locali, rimuovere qualsiasi ruolo formale delle aziende biotech nel processo decisionale, garantire agli Stati Membri il diritto di proibire tutte le coltivazioni gm o gruppi di Ogm, in base alla tipologia o a specifiche caratteristiche, reintrodurre l'impatto ambientale come motivazione che gli Stati Membri possono addurre per giustificare il divieto a livello nazionale, eliminare il limite di due anni al diritto degli Stati Membri di vietare tali coltivazioni.

E ancora, richiedere agli Stati Membri di adottare misure di coesistenza per prevenire la presenza non intenzionale di Ogm in altri prodotti sul loro territorio così come nelle zone di confine, richiedere agli Stati Membri di creare norme di responsabilità per gli operatori che producono e coltivano Ogm, per assicurare un'adeguata compensazione a contadini e trasformatori che subiscono perdite economiche a causa della contaminazione con Ogm, evitare qualunque tentativo di contaminazione dei semi da parte degli Ogm. I semi non gm sono una condizione sine qua non per garantire, in futuro, la possibilità e la validità economica delle coltivazioni non gm.