Milan: Maldini e Boban, un grande merito e un doppio errore
Il mercato è finito ed è già tempo di bilanci. Sul banco degli imputati la dirigenza rossonera per stessa ammissione di Boban. Ma un merito evidente c’è…

MILANO - «Bene i giovani, ma forse qualche elemento esperto dovevamo prenderlo». L’ammissione di colpevolezza è spiazzante, inattesa ma perfettamente in linea con la nobiltà d’animo e l’integrità inappuntabile di Zvonimir Boban, nuovo CFO dell’Ac Milan e plenipotenziario, insieme al direttore tecnico Paolo Maldini, di tutte le faccende di mercato riguardanti il club rossonero. Si tratta di una verità disarmante che cozza con le dichiarazioni d’intenti registrate al momento dell’insediamento di Zorro, ma soprattutto con le successive puntualizzazioni relative alle innegabili ambizioni del club di via Aldo Rossi. Perchè una cosa appare evidente, con questa rosa, seppure piena di giovani talenti e potenziali campioni, per il Milan potrebbe risultare più complicato del previsto competere per l’agognato quarto posto con la solidissima Lazio, con la Roma rigenerata da acquisti di spessore internazionale come Smalling e Mkhitaryan, con l’Atalanta settebellezze di Gasperini e perfino con il Toro da battaglia messo su da Urbano Cairo.
Beata gioventù
Eppure sono mesi che ripetiamo come un mantra lo stesso ritornello: con una squadra formata solo da ragazzini (il Milan ha la rosa più giovane dell’intera serie A) non si vince. Serve esperienza, qualità, capacità di gestione di quei momenti difficili che nel corso della stagione possono essere tanti. Tutte doti che è raro intravedere nella banda Giampaolo, in cui i due soli uomini «anziani», Reina e Biglia, sono destinati alla panchina perenne, mentre in campo il più anziano rossonero rischia di essere il nuovo arrivato Rebic che il 25 settembre compirà 26 anni.
Mercato poco logico
Se a questo cristallino e marchiano errore di valutazione aggiungiamo il fatto che malgrado tante dichiarazioni d’intenti, l’intera campagna acquisti del Milan sembra essere stata fatta per scontentare il nuovo allenatore Giampaolo, ecco che le motivazioni della bocciatura di Boban e Maldini appaiono più evidenti. Un’intera estate ad inseguire un trequartista (la stucchevole telenovela Correa ha indispettito perfino i tifosi milanisti), indispensabile per il 4-3-1-2 dell’allenatore abruzzese, ed invece alla fine è arrivato l’ennesimo attaccante esterno, appunto Ante Rebic, a fare scopa con i vari Suso, Castillejo, Borini, che sembravano sul piede di partenza e invece sono rimasti a Milanello. Praticamente tutto apparecchiato per un ritorno al 4-3-3, modulo mai amato dall'ex tecnico doriano. Per intenderci, se prendi Giampaolo come allenatore poi devi metterlo in condizione di poter applicare le sue idee di calcio, altrimenti è tutto inutile.
Nuova politica
C’è però un merito innegabile che bisogna riconoscere ai nuovi vertici rossoneri e per averne conferma andate a guardate la tabella degli ingaggi dell’intera rosa del Milan. Quasi a compensare gli stravizi degli scorsi anni, vedi gli stipendi concessi delle precedenti dirigenze rossonere, Maldini e Boban sono riusciti nell’intento di portare a Milanello prospetti di campioni senza concedere loro emolumenti fuori mercato, come invece avevano fatto in precedenze Fassone e Mirabelli. Nell’elenco dell’attuale rosa, infatti, spiccano i 6 milioni di Donnarumma, che però sappiamo per quale ragione sono arrivati, i 3,5 a Romagnoli (santi e benedetti visto il talento del capitano milanista), ma purtroppo anche i 3,5 milioni a Biglia, i 3 milioni a Reina, i 2,5 a Borini, i 2,5 a Calhanoglu, i 2,2 a Caldara e Kessiè, i 2 milioni a Calabria, Conti e Musacchio etc. etc.
Tutti stipendi decisamente più alti di quelli accordati ai rossoneri arrivati al Milan nell’ultimo anno: Piatek 1,8, Paquetà 1,7, ma soprattutto i nuovissimi Hernandez (1,5), Bennacer (1,5), Leao (1,5), Krunic (1,1) e Duarte (1).
Se oggi in via Aldo Rossi si può andare orgogliosi di aver abbassato notevolmente il monte ingaggi è soprattutto grazie alla nuova politica voluta da Boban e Maldini.
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