31 luglio 2025
Aggiornato 01:00
Calcio | Milan

Mihajlovic, il momento della resa dei conti

Dopo la brutta prestazione contro il Carpi, Mihajlovic sembra intenzionato a cambiare ancora il volto della squadra: fuori Cerci, dentro Luiz Adriano, la quattordicesima formazione diversa in 16 partite. I numeri però inchiodano il tecnico serbo alle sue responsabilità e la pazienza di Berlusconi sta per finire.

MILANO - A pochi minuti dal fischio d’inizio di Carpi-Milan, Adriano Galliani era stato profetico: «È vero che il calendario ci strizza l’occhio, ma se non vinciamo stasera tutti questi discorsi restano inutili». Chissà, forse era solo scaramanzia, oppure l’amministratore delegato se lo sentiva, magari suggestionato da qualche segnale percepito nelle ultime ore a contatto con la squadra.
Fatto sta che il Milan ha perso la sua grande occasione. Perché è vero che il treno per la Champions League (non azzardiamoci più a parlare di scudetto) è ancora lì a portata di mano, a maggior ragione con un trittico di partite da disputare tutt’altro che impossibili (Verona a San Siro, Frosinone fuori e Bologna in casa), ma se poi la squadra scende in campo con la cupa rassegnazione vista sui volti dei rossoneri a Modena, allora davvero diventa tutto inutile.

Mihajlovic: numeri impietosi
Una cosa sarebbe importante scoprire arrivati a questo punto: se è l’insufficienza tecnico-tattica palesata a più riprese dai ragazzi di Mihajlovic a causare insicurezza e mancanza di fiducia nei propri mezzi da parte dei calciatori rossoneri, oppure il contrario, una debolezza mentale che inevitabilmente finisce per influire sul rendimento della squadra, causando queste continue battute d’arresto ed un percorso che sa tanto di passo del gambero.
Sta di fatto che ad oggi i numeri del Milan condannano impietosamente il tecnico Mihailovic: arrivati alla 15 giornata, quindi superato abbondantemente un terzo di campionato, la squadra - malgrado un mercato sontuoso da quasi 90 milioni spesi in estate - ha gli stessi punti che aveva l’anno scorso con Inzaghi. E visto che l’allenatore serbo si è affrettato a sottolineare che l’Inter ha speso di più, chissà se qualcuno gli ha fatto notare che i nerazzurri hanno 20 in più rispetto alla passata stagione.
Tornando al Milan, il dato che inquieta maggiormente è quello che dice 0 gol fatti in quasi la metà delle partite (ben 7 partite su 15 senza riuscire a segnare un gol), oltre alla media da zona retrocessione ottenuta dai rossoneri in trasferta, la miseria di 8 punti su 24.

Fuori Cerci, dentro Luiz Adriano
E a conferma di un momento di confusione piuttosto evidente da parte di tutto lo staff tecnico milanista, ecco arrivare le indicazione su quella che potrebbe essere l’ennesima nuova versione del Milan che scenderà in campo domenica pomeriggio a San Siro contro un Verona sempre più derelitto. Pare infatti ormai certo che Sinisa Mihajlovic sia di nuovo pronto a cambiare gli undici titolari per il delicatissimo match contro gli scaligeri e si tratterebbe della quattordicesima formazione diversa in sedici giornate. Se non è un record poco ci manca.
A pagare per tutti, dopo la sconcertante e deprimente prestazione in casa del Carpi, dovrebbe essere Alessio Cerci, giubilato senza possibilità di appello per l’assoluta idiosincrasia con il gol manifestata con disarmante puntualità. Al suo posto potrebbe ritrovare una maglia da titolare il centravanti brasiliano Luiz Adriano, con il giovane Niang spostato sulla fascia destra a spingere e garantire agli attaccanti rifornimenti e cross dal fondo.

L’astinenza di Carlitos Bacca
Sperare che questo cambio possa rappresentare la panacea per ritrovare la vena realizzata di bomber Bacca, a secco da ben 371’ (per la precisione dal terzo gol realizzato all’Olimpico contro la Lazio lo scorso 1 novembre), è auspicabile ma non così scontato. Il problema principale del Milan è che non si intravede neppure la più pallida idea di gioco. Capitan Montolivo, aggredito puntualmente dalla tifoseria per una presunta lentezza di esecuzione, è costretto a svolgere un lavoro infernale, recuperando una marea di palloni (altro che De Jong) e provando a far ripartire l’azione. Peccato che non ci sia mai qualche suo compagno pronto a dettare un passaggio, mai un movimento senza palla, mai uno schema, una sovrapposizione, un incrocio. L’idea tattica del Milan è votata all’improvvisazione, confidando soprattutto sul talento creativo di Jack Bonaventura, non a caso l’uomo più importante del Milan in questo inizio di stagione.

Le paranoie di Sinisa
Dopo ormai 5 mesi abbondanti di lavoro, è normale che si inizi a chiedere conto dei risultati a Sinisa Mihajlovic. Il tecnico serbo, sempre più angosciato da paranoie incomprensibili («Al male non c’è mai fine, c’è sem­pre un’at­mo­sfe­ra stra­na qui al Milan. Non cre­de­vo di avere vita fa­ci­le, anzi il peg­gio an­co­ra devo aspet­tar­me­lo»), continua a ruotare gli uomini (ben 25 finora) e a cambiare moduli, senza però riuscire a dare una precisa identità al Milan. Silvio Berlusconi, così come la gran parte del popolo rossonero, è ancora disposto ad appoggiarlo, ma il credito del sergente di ferro sta per finire.