26 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Si apre il dibattito sul giovane pilota olandese della Red Bull

Grintosi o irregolari? I sorpassi di Max Verstappen spaccano la F1

C'è chi lo equipara a grandi campioni come Ayrton Senna e Michael Schumacher. Chi ricorda che non è stato penalizzato dai commissari. E chi ritiene le manovre che ha compiuto in Belgio molto pericolose: «Ammazzerà qualcuno»

Max Verstappen nel suo box in Belgio
Max Verstappen nel suo box in Belgio Foto: Red Bull

ROMA – Almeno su un punto tutto il paddock è concorde: Max Verstappen è un pilota di razza. E, ad appena 18 anni, il suo stile di guida riporta già alla memoria quello dei più grandi campioni degli ultimi decenni: «Mi ricorda Ayrton Senna e Michael Schumacher all'inizio delle loro carriere – sostiene Gerhard Berger, che dell'indimenticabile brasiliano fu compagno di squadra e della leggenda tedesca avversario – E anche le reazioni dell'ambiente verso di loro furono le stesse: entrambi, come Max, subirono iniziali critiche da parte dei colleghi più esperti». Paragoni certamente altisonanti, ma che perfino i rivali diretti si sentono di sottoscrivere: «Quando lo vedo penso ai grandi, come Lewis Hamilton e Ayrton Senna – gli fa eco il team principal della Mercedes, Toto Wolff – È un giovane che mi piace molto, è arrivato sgomitando, senza timori reverenziali. E si può già vedere che gli altri piloti iniziano a pensarci due volte quando si tratta di superarlo. Finora ha dimostrato di essere sulla strada giusta». Tra una manovra aggressiva e una scorretta, però, il passo è breve: «Per quanto mi piaccia, lo vedo pericoloso – aggiunge Wolff – La Fia non lo ha penalizzato, è stato solo ripreso in alcuni briefing dei piloti e penso che lo sarà ancora più severamente nel prossimo. Ho solo paura che prima o poi possa mandare qualcuno contro il muro».

I colpevolisti
Complimenti, dunque, ma anche tante critiche. L'impressione di molti tra gli addetti ai lavori è che domenica a Spa-Francorchamps, il giovane talento della Red Bull abbia superato il limite. Prima tentando un sorpasso garibaldino alla prima curva sulle due Ferrari, poi rischiando un botto tremendo a 300 km/h mentre si difendeva dal sorpasso del più veloce Raikkonen con una manovra che lui stesso ha definito di vendetta per quanto accaduto al via. «Guardava gli specchietti aspettando che Kimi facesse la sua mossa, e poi si è spostato anche lui – analizza Mark Webber intervistato dalla rivista tedesca Auto Motor und Sport – È stato pericoloso, mi ha ricordato ciò che fece Michael Schumacher a Mika Hakkinen a Spa nel 2000». Eppure, l'emergente olandese l'ha passata liscia senza nemmeno una penalità da parte della Federazione internazionale dell'automobile: «Il problema è della Fia, sembra che lo proteggano – tuona Jacques Villeneuve a Motorsport – Vogliono che diventi una star. C'è qualcosa di sbagliato, che mi fa arrabbiare: vent'anni fa qualcuno l'avrebbe sbattuto contro un albero. Alla partenza ha esagerato, ogni pilota esperto sa che se ti butti all'interno senza abbastanza spazio ci sarà un incidente, ma fa parte delle corse. Dopo si è lamentato che le Ferrari gli avrebbero distrutto la gara: rilassati, ti sei preso un grosso rischio e non ha pagato, sei stato tu a distruggere la loro e la tua gara. Ma quello che ha fatto dopo, due volte con Kimi e una con Vettel in rettilineo, non è accettabile. Tra piloti ci vuole rispetto, non ci si può buttare fuori o farli frenare sul dritto. Di gara in gara va sempre peggio: se non si calma, finirà per ammazzare qualcuno».

Gli innocentisti
Di fronte a questa pioggia di accuse, la sua squadra fa quadrato in sua difesa: «Era una manovra al limite, ma i commissari non hanno avuto niente da dire – ribatte il team principal della Red Bull, Christian Horner – È giovane, seriamente ambizioso e come tutti i piloti dotati ha un marchio dentro di sé. Mi ricordo che anche Sebastian fu criticato qualche anno fa, come tanti altri campioni nel corso della storia, per il suo spirito da lottatore. Ma è proprio questo spirito che piace al pubblico, perché i piloti sono i veri eroi di questo sport. Sono sicuro che rifletterà su quello che ha fatto e imparerà per le prossime gare». E se non ci rifletterà da solo, il suo entourage è pronto a sedersi a un tavolo con lui per fargli capire la lezione: «Certamente l'incidente alla partenza non è stato colpa sua – conferma il manager di Verstappen, Raymond Vermeulen – E tutte le altre azioni sono state dure ma corrette. Discuterò con lui ciò che ha fatto con Kimi sul rettilineo del Kemmel, ma è giovane e sono sicuro che imparerà».