24 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Ma da Bruxelles qualcuno già storce il naso

Manovra al vaglio Ue, Padoan: siamo in regola, il deficit scende

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ostenta ottimismo sulla manovra, al vaglio dei tecnici di Bruxelles. Un ottimismo che però già non sembra del tutto condiviso dall'Ue

ROMA - Il testo della legge di Bilancio è ufficialmente approdato sulle scrivanie europee, e ora attende di essere attentamente vagliato dai tecnici di Bruxelles. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, intervistato a Uno Mattina, ha ostentato tranquillità in proposito: "I numeri andranno valutati ma a nostro avviso siamo in regola», ha dichiarato, anche perchè il deficit del 2,3% previsto per il 2017 «è il più basso da tanti anni a questa parte».

Padoan ottimista sul deficit
E, per il Ministro, un deficit al 2,3% è un deficit che implica «un abbattimento di questa grandezza, non un aumento come spesso sento dire». Soprattutto considerando che nel 2016 «avremo un deficit del 2,4% e nel 2017 del 2,3%». E quello 0,3% ballerino - ha ricordato il Ministro - è giustificato proprio dalle «spese eccezionali che sono quelle del terremoto e dei migranti, una grande emergenza di cui l'Italia si fa carico per se stessa e per tutta l'Europa».

Ma in Ue già storcono il naso
Non che Padoan non si aspetti severità da parte di Pierre Moscovici; tuttavia, il Ministro si aspetta che «si applichino le regole, alcune delle quali sono veramente astruse. In fondo abbiamo un deficit del 2,3%, il più basso da tanti anni a questa parte». Eppure, come ricostruisce La Repubblica di oggi, la Commissione avrebbe già storto il naso a proposito delle coperture «una tantum» individuate dal Tesoro, mentre il deficit/Pil posto al 2,3% (rispetto al 2% indicato nella Nota di aggiornamento del Def e all'1,8% per il quale l'Italia si era impegnata ad aprile), per Moscovici, «non è il numero concordato».

Il nodo voluntary disclosure
Senza considerare la voluntary disclosure, la sanatoria fiscale, con l'estensione della finestra per mettersi in regolaa chi detiene risorse in contanti nel Belpaese. A questo proposito, Padoan ha cercato di rassicurare le Entrate: «Per il contante, la voluntary propone un meccanismo con cui si invitano i possessori di questa ricchezza occulta a farla emergere. Ricchezza su cui bisogna pagare delle imposte». E ha aggiunto, riferendosi alla possibile reazione dell'Ue: «Il rapporto è positivo, a nostro avviso siamo in regola».

Deficit, questione di equilibri
Sul deficit, il punto forse più permeabile alle osservazioni di Bruxelles, il Governo ostenta serenità. Perché il 2,3% secondo il Tesoro permetterebbe di mantenere il deficit su un sentiero di riduzione, e allo stesso tempo avere un saldo strutturale invariato rispetto all'anno in corso, pari al -1,2 per cento del Pil. Anche perché, spiegano, l'ultima valutazione tecnica pare suggerire che il predetto aumento delle spese possa essere classificato come posta straordinaria ai fini del calcolo del saldo di bilancio strutturale per il 2017. Quanto al biennio successivo, ci si attende un miglioramento del saldo strutturale programmatico, allo 0,8 e allo 0,2% tra 2018 e 2019. Questione di equilibri delicatissimi, insomma, dove però le spese per migranti e terremoto sono fuori dal conteggio: vengono dettagliate in 0,16 punti di Pil per l'emergenza profughi in Italia, 0,02 punti per affrontarla nei Paesi d'origine e 0,3 punti per la prevenzione sugli edifici. 

Coperture
Quanto alle coperture, il Tesoro spiega che il deficit/Pil al 2,3 per cento è frutto di interventi che valgono 0,7 punti di Pil: circa 12 miliardi di euro racchiusi nelle disposizioni della prossima legge di Bilancio. In cui rientrerebbero, come riporta Repubblica, «tagli di spesa e incrementi di gettito realizzati attraverso il miglioramento della compliance fiscale, escludendo aumenti di imposte e anzi proseguendo nella loro riduzione». Le coperture, dunque, sono attese «da un nuovo ciclo di Spending Review e dalla riduzione di vari stanziamenti di bilancio. L'aumento di gettito sarà conseguito attraverso l'efficientamento meccanismi di riscossione dell'IVA secondo le direttrici già attuate con successo nel 2016, il riallineamento del tasso di riferimento dell'ACE (la detassazione degli utili reinvestiti) ai tassi di mercato, l'estensione della 'voluntary disclosure' e le aste per le frequenze».  Ma proprio su questo punto, secondo La Repubblica, si apre un problema: le agenzie di riscossione temono il crollo delle entrate e un contraccolpo per la possibilità di far riemergere i capitali in nero detenuti in Italia.

Crescita
Quanto alle stime di crescita, il documento del Tesoro difende strenuamente le stime del Governo, che peccano di eccessivo ottimismo. «A settembre, il Governo ha rivisto al ribasso la previsione di crescita del Pil reale allo 0,8 per cento per il 2016 e all'1,0 per cento per il 2017 nel quadro macroeconomico programmatico».Quindi, l'ammissione: "il valore mediano delle stime di Consensus si attestava a settembre sullo 0,8  per cento sia per il 2016, sia per il 2017. Tuttavia, non erano ancora note le misure programmatiche per la crescita e lo sviluppo economico e sociale che il Governo intendeva considerare nella costruzione del quadro programmatico».

Pil
Ad ogni modo, considerando la Brexit e l'andamento rallentato del commercio, il Pil reale in Italia per il 2017 è previsto in crescita dell'1,0 per cento, «ovvero 0,4 punti percentuali al di sopra della previsione nello scenario a politiche invariate. L'economia è quindi prevista al rialzo dell'1,2 per cento sia per il 2018 che per il 2019». Considerando anche che «lo stimolo fiscale aggiuntivo fornito dai programmi di spesa straordinaria per l'immigrazione e gli interventi post terremoto in termini di ricostruzione e prevenzione non sono stati esplicitamente inclusi nella previsione di crescita».

Riforme
E poi ci sono le riforme previste: naturalmente il referendum e le norme in materia di conflitto d'interessi (da approvare entro marzo prossimo); il pacchetto delle politiche attive per il lavoro e gli assegni di ricollocazione (attesi a settembre, indicati "entro il 2016); le riforme su servizio civile, imprese sociali e terzo settore (giugno 2017); il Jobs act degli autonomi e il contrasto al lavoro nero (entro fine anno) e il testo unico della famiglia (giugno 2017).