29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Torino 2006 dimostra che è il sistema a essere «ladro»

«Fermare i ladri, non le Olimpiadi». Il trionfo della retorica di Renzi che si scontra con la realtà

Renzi sta giocando una partita scorretta, perché sa benissimo che con i patti europei le finanze pubbliche sono al collasso e che Olimpiadi e pareggio di bilancio non possono convivere

ROMA - Il rifiuto di Virginia Raggi relativo alla Olimpiadi romane del 2024 apre inquietanti scenari di retorica, ma è una potente leva con cui analizzare la struttura economica europea. In questi giorni si dibatte, seriamente, se far rientrare i soccorsi ai terremotati del Centro Italia nel bilancio su cui si dovrà comporre la manovra economica. Par di capire che i burocrati di Bruxelles abbiano un’elasticità mentale così elevata che li porta a storcere il naso per questi soldi che lo Stato italiano deve spendere per chi è rimasto senza casa.

L'intreccio tra affari e politica che corrode tutto
In questo contesto giungono le parole di Matteo Renzi, che dice: «Sono da fermare i ladri, non le Olimpiadi». Chi non è d’accordo? Roma, purtroppo, racconta un intreccio che tra affari e politica ha portato alla demolizione di una comunità. Intreccio che corrode, doveroso sottolinearlo, tutta l’Italia. Renzi spesso parla in televisione e dice cose un po’ sopra le righe, ma questa è davvero peregrina, e per giunta in malafede. Malafede perché lui, almeno a parole, sta tentando di cambiare le regole che impediscono a Roma di organizzare i Giochi Olimpici. Una frase simile fa dubitare sulla genuinità della lotta in sede europea, a due mesi dal referendum da cui dipende la sua carriera politica.

Torino 2006, un esempio: niente ladri ma un buco di bilancio spaventoso
A Torino, di cui vi abbiamo raccontato (LEGGI ANCHE «Roma 2024: cari romani, due o tre cose che so, da torinese, sulle Olimpiadi»), i Giochi del 2006 sono stati messi sotto la lente di ingrandimento della magistratura e non è emerso nessuno fenomeno criminoso grave. Zero. L’unico fascicolo aperto riguarda l’utilizzo improprio di un telepass da parte di un funzionario. I Giochi Olimpici di Torino 2006 smentiscono la teoria renziana dei «ladri». A Torino, come dice chi li organizzò, Sergio Chiamparino, ci furono gli «anticorpi», cioè un accordo tra politica, magistratura e impresa che ha fermato la corruzione. Poi magari qualcosa è scappato, ma il grosso, ufficialmente, è pulito. Eppure i conti del comune di Torino sono finiti fuori controllo nel decennio 2001-2010, con un incremento del debito pari a 1,3 miliardi di euro (VEDI L'INTERVISTA "Torino, la Disneyland d’Italia dove comandano debito e fondazioni»). Virginia Raggi potrebbe fare una domanda alla collega torinese Chiara Appendino: come hai trovato i conti del Comune dove governi? Apice dell’accelerazione debitoria si è avuta tra il 2004 e il 2006. In dieci anni il capoluogo piemontese è passato da 1,8 a 3,1 miliardi di debiti. Secondo l’Istituto Bruno Leoni, la perdita secca delle Olimpiadi di Torino 2006 è pari a 800 milioni di euro.

Anche se nessuno ruba, il buco c’è, perché è il sistema che è malato
L’affermazione secondo cui si debbono fermare i ladri e non le Olimpiadi è quindi un ossimoro. È come voler fermare il sole che sorge a est per farlo sorgere a nord. Le Olimpiadi, anche nel caso migliore possibile, lasciano sempre, inesorabilmente, buchi di bilancio. A meno che non si faccia come a Los Angeles, nel 1984: quando furono organizzate solo da privati. L’unico caso della storia in cui vi fu un utile e non una voragine di bilancio. Tanto ormai sono un fenomeno commerciale completo, e degli originari ideali non rimane più nulla.

Con i patti europei le finanze pubbliche sono al collasso
Con l’attuale sistema di patti europei, in primis il fiscal compact, è semplicemente impossibile non sfasciare le finanze pubbliche con i Giochi Olimpici. Questo schema vale per anche per le grandi opere, sanità, sistema pensionistico, scuola. I denari pubblici entrano in competizione tra di loro, dato che sono «finiti». Anzi, la massa monetaria «pubblica» tende a contrarsi. E così, inesorabilmente, che piaccia o no, le risorse per la sanità entrano in competizione con quelle che verrebbero destinate ai grandi eventi, come le Olimpiadi. Tutto questo si chiama «gabbia europea», oppure vincoli di bilancio (tema che noi del DiariodelWeb seguiamo con grande attenzione: LEGGI LO SPECIALE GABBIA EUROPEA).

Olimpiadi e pareggio di bilancio non possono convivere
Non si tratta quindi di «ladri», si tratta, estremizzando, che il sistema è ladro. Se non si vuole usare la parola «ladro» qualcuno suggerisca un sinonimo. Renzi, se fosse minimamente sincero, dovrebbe condurre una battaglia europea seria contro il pareggio di bilancio, contro il rapporto deficit/Pil al 1,7%, contro lo strapotere della Bce sui vari ministeri del Tesoro. Nulla di tutto questo accadrà, almeno nel breve periodo. Quindi, dato tutto ciò, Olimpiadi e pareggio di bilancio insieme non possono vivere. Non è necessario ricordare il disastro greco dove affonda le sue radici. Scrivere tutto questo è desolante, perfino umiliante: le Olimpiadi sono un festa, ma per entrare, con le regole attuali costa assai. Un biglietto che l’Italia non può permettersi, almeno fino a quando l’Unione europea vivrà nel fanatismo monetarista.