25 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Terremoto Centro Italia

Terremoto e Superenalotto, perché non solo non si può fare ma sarebbe anche disastroso

Non solo non si può devolvere il Jackpot del Superenalotto per una questione pratica, ma anche per un motivo più teorico, sociale, che in troppi neanche considerano

ROMA - Il primo è stato il deputato Pd Boccuzzi, che ha vissuto sulla sua pelle lo shock di un disastro (il rogo della Thyssen Krupp). Poi sono arrivati altri, politici e non, come Giorgia Meloni. In tanti sul web hanno invitato in queste ore il premier Renzi a devolvere il Jackpot del Superenalotto ai terremotati del Centro Italia (VEDI LO SPECIALE). Peccato sia qualcosa di assolutamente impraticabile, oltre che assurdo.

Perché non si può fare da un punto di vista pratico
È impraticabile per un motivo piuttosto ovvio a dire il vero: Superenalotto è un gioco d'azzardo gestito da Sisal, società privata da poco passata dai fondi Apax, Permira e Clessidra alla finanziaria lussemburghese Cvc Capital Partners. Niente di pubblico, quindi la decisione non può spettare al Governo. In più, se fosse necessario approfondire ulteriormente, chi gioca lo fa con la certezza di incassare il denaro in caso di vincita. «Promessa» che, in questo caso, verrebbe tradita. Ciò che al limite potrebbe fare l'Esecutivo sarebbe destinare ai fondi per il dopo terremoto quella percentuale delle giocate e delle vincite che finisce in tasse, eventualità che il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha però già tacciato come «bella ma difficile da realizzare».

Perché non ha senso farlo, e anzi sarebbe dannosissimo, da un punto di vista teorico
La proposta, oltre che impraticabile, è anche assurda dicevamo. Come spiega bene su Vita.it il professor Luigino Bruni, noto economista, tra i più attivi sul fronte della battaglia contro il gioco d'azzardo, che la notte del terremoto si trovava a pochi passi dall'epicentro, associare l'azzardo a qualsiasi causa umanitaria «è un'enorme e gravissima mistificazione del fenomeno, che viene a prendere addirittura una veste altruistica: più giochi più aiuti la ricostruzione». L'azzardo è una delle «peggiori tasse sulla povertà del nostro tempo». Ne sono catturati prevalentemente persone con forme diverse di disagio, vittime di altre dipendenze o malattie come alcool e depressioni, e «sta logorando da anni il tessuto morale del paese». Assurdo, dunque, «affidare» per così dire la gestione di un problema pratico (le conseguenze del terremoto) a un espediente che è, a sua volta, prima di tutto un generatore di problemi gravissimi e purtroppo in Italia ancora incredibilmente sottovalutati.

All'Aquila dopo il terremoto il Governo lo fece e fu un disastro
Per l'Aquila il Governo seguì esattamente questa politica, e, racconta Bruni, «fu l'inizio di un'impennata pazzesca di azzardo popolare nel nostro paese». Quando ci si trova di fronte ad una tragedia, «occorre attivare le energie migliori di un paese, le virtù della sua gente e delle sue istituzioni, e gettar via, come si fa con una brace su una mano, ogni scorciatoia che usa il sangue di altri poveri per trasfusioni a vantaggio di vittime diversamente dissanguate. Quel sangue non cura nessuno, ma continua soltanto l'emorragia di un paese».

Quanto è davvero pericoloso il gioco d'azzardo
Il gioco d'azzardo è diventato sociale, virale, legale. Senza volere esagerare, ci ha colonizzato le vite: le slot sono ovunque, senza distinzioni. All'inizio degli anni '90 i bar si sono riempiti di macchinette: il passaggio dal gioco d'azzardo tradizionale a quello industriale di massa è avvenuto nell'arco di un ventennio e parallelamente la legislazione, che prima era molto rigida perché confinava il gioco nei casinò, si è fatta sempre più blanda, dimenticandosi di considerare il gioco come un problema, anche sociale. Solo oggi iniziamo, ma evidentemente con gran fatica, a capire che il gioco d'azzardo non è diverso dalle altre dipendenze e può causare disastri anche peggiori (per saperne di più vi rimandiamo al documentario "Rifiutati dalla sorte e dagli uomini" di cui avevamo parlato qui).

+73% di gioco d'azzardo all'Aquila nei 7 anni del dopo terremoto
Inutile a questo punto sottolineare che, comunque, all'Aquila i soldi incassati preventivamente dal Governo per la concessione delle licenze delle macchinette non sono mai arrivati. Non solo: nei 7 anni successivi al sisma, la spesa per il gioco d'azzardo nel solo capoluogo abruzzese è cresciuta del 73%. «Il Governo usi la fiscalità generale» suggerisce Bruni, «e combatta, invece di continuare ad incentivare, la malattia dell'azzardo. Non si cura una malattia sociale con un'alta malattia».