25 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Legge di stabilità

Statali, il governo lavora per sbloccare i contratti al palo dal 2010

L'intervento, che entrerà nella prossima legge di stabilità, si rende necessario dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti del pubblico impiego. Per il 2016 servono 1,6 miliardi ma potrebbero essere ridotti alla metà.

ROMA - Il governo lavora per sbloccare i contratti degli statali, al palo dal 2010. L'intervento, che entrerà nella prossima legge di stabilità, si rende necessario dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti del pubblico impiego. L'impegno è stato confermato nelle scorse settimane dallo stesso ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che ha promesso ai dipendenti pubblici, inclusi quelli della scuola, di riaprire il capitolo della contrattazione pubblica senza tuttavia fornire indicazioni nè sull'intervento né sulle risorse che saranno messe in campo. Questa si annuncia, quindi, una delle delle partite più calde in vista della messa a punto della prossima manovra.

La novità dovrebbe coinvolgere circa 3,3 milioni di lavoratori della pubblica amministrazione con un costo che si aggira intorno ai 13 miliardi di euro (in base agli aumenti Istat). Nell'ulti­mo Def il governo ha già messo messo nero su bianco solo un impegno di spesa per il 2016 pari a 1,66 miliardi di euro che dovrebbero essere stanziati con la prossima manovra, che salgono a 4,16 miliardi nel 2017 e a 6,69 miliardi cumulati nel 2018. Si tratta, in pratica, di un aumento di stipendio da gennaio 2016 di 486 euro annui, ovvero 37 euro lordi in più al mese. Nel 2017 salirebbero a 92 euro in più al mese e nel 2018 a 147 euro.

Il governo è quindi a caccia delle coperture per finanziarie questo intervento e tutte le altre poste della manovra in arrivo da 27 miliardi: dalla cancellazione di Imu e Tasi alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, dal piano per il Sud agli sgravi sulle assunzioni, dai bonus fiscali all'eliminazione di Imu e Irap agricole, dal reverse charge nella grande distribuzione all'ipotesi di anticipare il taglio Ires per le imprese al Sud, per non dimenticare le risorse per rendere strutturale l'indicizzazione delle pensioni dopo l'altra sentenza della Consulta che ne aveva bocciato il blocco.

Non si può escludere, infatti, che con la prossima legge di stabilità almeno per il primo anno, l'esecutivo decida di stanziare una dote più bassa rispetto alle cifre necessarie per sbloccare i contratti. Le risorse sono anche condizionate alla trattativa fra governo e Bruxelles sul pacchetto 'flessibilità'. Se l'Europa concederà all'Italia margini di flessibilità più ampi, aveva fatto sapere il Tesoro, sarà possibile destinare 1,6 miliardi allo sblocco nel 2016, altrimenti il governo sarebbe costretto a ridurre le risorse fino anche alla metà (900 milioni). Non a caso fra le ipotesi circolate ci sarebbe anche quella di sbloccare soltanto le retribuzioni più basse. Naturalmente in questo caso l'esecutivo si scontrerebbe con i sindacati che hanno già manifestato per chiedere una rapida apertura della trattativa.

Infatti, per i dettagli del piano occorrerà attendere il tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali. Un'altra novità riguarda proprio la trattativa che dovrebbe ripartire su uno schema nuovo: quello dei quattro comparti di contrattazione previsti dalla razionalizzazione introdotta da Brunetta che determinerà il nuovo tavolo di confronto se in sede di contrattazione non si cambieranno le regole. Se adottati i quattro comparti massimi consentirebbero di assicurarsi tempi più certi e brevi rispetto all'ultima volta quando per il rinnovo del biennio 2008-2009 si superò oltre un anno di contrattazione.

Va ricordato, infine, che la Consulta lo scorso 24 giugno ha dichiarato l'illegittimità del blocco dei contratti pubblici dal 2010 a oggi, ma senza effetto retroattivo sugli stipendi per evitare un nuovo 'cratere' nel bilancio pubblico.

(con fonte Askanews)