18 agosto 2025
Aggiornato 03:00
L'ex segretario richiama all'unità

Franceschini: basta con i toni apocalittici della minoranza Pd

Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, in qualità di ex segretario del Partito democratico, lancia un appello per l'unità del partito e chiede alla minoranza del Pd, da Pierluigi Bersani a Gianni Cuperlo, da Rosy Bindi a Roberto Speranza, di abbassare i toni e di sostenere il governo perché stavolta «è in gioco la possibilità di portare a termine una riforma storica».

ROMA (askanews) - «Sento il dovere di rivolgermi, da ex segretario, agli ex segretari Epifani e Bersani, ma anche a dirigenti di valore come Bindi, Cuperlo e Speranza». Lo ha affermato in un'intervista al quotidiano la Repubblica Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali oltre che ex segretario del Pd 

Toni sproporzionati in minoranza
«Stavolta, per davvero, non solo è in gioco la possibilità di portare a termine una riforma storica che abbiamo fallito almeno dieci volte. C'è un problema serio che riguarda il futuro del nostro partito». Il ministro dei Beni culturali parlando dei dissensi sull'Italicum, definisce quelli usati dalla minoranza del suo partito «toni apocalittici», «francamente sproporzionati». Cerca di placare le acque, il ministro, consapevole, però, che qualcosa all'interno del partito sembra essersi spezzato. 

Preoccupazione per rischio scissione Pd
Circa il rischio di una scissione nel Pd con il voto alla Camera della legge elettorale, Franceschini afferma: «Per il clima che si è creato sono molto preoccupato. Ma faccio presente che sono stati seguiti tutti i passaggi democratici previsti: il voto in Direzione, il voto nei gruppi parlamentari, una discussione lunga e approfondita. E il testo è infatti cambiato grazie anche alle proposte di modifica della minoranza. Se pure di fronte a un voto democratico a maggioranza nel gruppo ognuno si sente libero di fare quello che gli pare in aula, mi chiedo dove sia finita la casa comune. Quale comunità può stare in piedi se la minoranza non si adegua alle decisioni prese insieme, con un voto democratico? Non è un fatto di disciplina, ma di buon senso».