Busin: gli occhiali di Padoan hanno le lenti troppo rosa
Al DiariodelWeb.it, Filippo Busin (LN) si mostra cauto sulle previsioni di Pier Carlo Padoan, secondo cui le riforme avranno un impatto positivo del 3,6% sul Pil. Per Busin, però, visto che fino ad ora alle ottimistiche stime non è corrisposta un'effettiva crescita, prima di cantare vittoria bisogna attendere. Almeno, il giudizio di Bruxelles e il nuovo esame dei nostri conti pubblici.
ROMA – Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è ottimista: nel 2020, le riforme che intende portare avanti il Governo avranno un impatto positivo del 3,6% sul Pil. Il solo Jobs Act accrescerà il prodotto interno lordo dello 0,9%. Stime del tutto positive, grazie alle quali il Ministero dell’Economia, attraverso i documenti inviati a Bruxelles in vista del giudizio sulla Legge di Stabilità, spera di poter contagiare anche i guardiani del debito italiano con il medesimo ottimismo. Ottimismo che, tuttavia, secondo il deputato della Lega Nord e membro della Commissione Finanze Filippo Busin rischia di essere eccessivo. «Spero che Padoan abbia ragione, ovviamente, nel senso che sarebbe una buona notizia per il Paese. Fino adesso, però, posso dire che le previsioni le hanno sbagliate tutte», ricorda Busin.
BUSIN: FINO AD ORA, PREVISIONI TROPPO OTTIMISTICHE - «Hanno sempre fatto delle previsioni sbagliate per eccesso di ottimismo», dichiara il deputato della Lega, puntualizzando che «nel 2014 era prevista una crescita dell’1,2% e invece siamo in recessione dello 0,1%». Insomma, i precedenti, per Busin, non fanno ben sperare. «Io mi auguro che le previsioni di Padoan siano corrette, ma constato che, fino ad ora, c’è stato un evidente eccesso di ottimismo quando si è trattato di fare previsioni. E non di poco», dichiara. Sulle stime, dunque, il deputato della Lega rimane cauto. Eppure, Busin non è tra i più critici nei confronti del Jobs Act. «Lo sgravio dell’Irap è una cosa buona, era una riforma attesa dal settore industriale e che ci fosse un’imposta che scoraggiava le assunzioni era quantomeno assurdo e controproducente. Anche sugli 80 euro aggiuntivi in busta paga, la direzione è quella giusta», dichiara Busin. «Poi, come è stata fatta realizzata la riforma, però, non mi piace, si sarebbe potuto fare molto meglio. Tutto sommato, però, anche la possibilità di avere delle tutele crescenti in base al periodo di assunzione mi trova favorevole». Insomma, per Busin il Jobs Act non rientra tra i provvedimenti più criticabili dell'esecutivo. Ma da qui a confermare le previsioni di crescita del governo, il passo é ben più lungo di quello ipotizzato da Padoan.
PADOAN: SUCCESSO STORICO - Entro pochi giorni, saranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti del Jobs Act che rivoluzionano l’accesso al mondo del lavoro per i giovani, e che introdurranno numerose novità. Innanzitutto, le disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, ma anche il riordino della normativa in tema di ammortizzatori sociali e semplificazione delle tipologie contrattuali. Una riforma che, per i suoi sostenitori, porrà le basi per rivoluzionare il mercato del lavoro e per ridare slancio all’occupazione. Secondo il documento presentato a Bruxelles '2014: punto di svolta per l'Italia', infatti, il Jobs Act «favorirà una più rapida risposta nell'adeguamento della produzione ai cambiamenti ciclici e strutturali, con effetti benefici per gli investimenti e per il mercato del lavoro». Il tutto, con benefici al sistema previdenziale: «con l'aumento dell'occupazione la riforma assicurerà la sostenibilità del sistema pensionistico». «Un successo storico», ha esultato Padoan, sottolineando che «il governo fa delle riforme strutturali un elemento centrale della propria politica economica. In Italia sono almeno 20 anni che ostacoli impediscono di crescere, ma questo vale, in misura diversa, per tutti i Paesi europei». Insomma, per il Ministro dell’Economia, si comincerebbe a vedere la luce in fondo al tunnel: le sue previsioni sono anche più positive di quelle dell’Ocse, che parlava di un impatto positivo delle riforme del 3,3%. Se si calcola l’impatto cumulato di tutti gli interventi messi in campo dall’esecutivo, la crescita del Pil nel lungo termine ipotizzata dal governo è addirittura compresa tra +7,3% e +10,7%.
ATTESO IL GIUDIZIO DI BRUXELLES - Ora, è atteso il giudizio di Bruxelles: l’effetto delle riforme sulla crescita dell’economia, infatti, è un elemento cruciale in vista del nuovo esame dei conti pubblici italiani da parte della Ue. Ad ottobre, esaminando il bilancio preventivo italiano, l’Ue aveva sospeso il proprio giudizio e concesso al governo fino a marzo per dimostrare l’effettiva capacità delle riforme di stimolare la crescita. Trasmesse tutte le carte a Bruxelles, saranno i servizi della Commissione, ora, ad esaminare le stime dell’esecutivo. Il rapporto della Direzione Affari economici sui conti italiani, ma anche su quelli di Francia e Belgio, sarà presentato e discusso all’Eurogruppo il prossimo 9 marzo e all’Ecofin il giorno dopo. Prima di cantare vittoria, dunque, ci tocca aspettare il giudizio della «temibile» Europa. Perché è a Bruxelles, si sa, che spetta l’ultima parola.
- 02/10/2020 Galloni: «Perché l'Italia va verso il baratro (e come potrebbe salvarsi)»
- 24/08/2020 Carlo Bonomi: «Rischiamo una crisi irreversibile»
- 12/08/2020 Paganini: «Le politiche economiche di questo governo creano solo la decrescita felice»
- 17/06/2020 La speranza di Romano Prodi: «Se facciamo presto con misure economiche tragedia limitata»