20 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Tra ostruzionismo e ingorgo decreti

Sulle riforme pesa l'incognita tempi

Nonostante Matteo Renzi abbia nuovamente chiamato i suoi a rispettare i tempi e a non ostacolare il percorso delle riforme, il ddl Boschi al Senato è alle prese con diverse insidie che rischiano di far slittare, ancora, il primo via libera.

ROMA - Nonostante Matteo Renzi abbia nuovamente chiamato i suoi a rispettare i tempi e a non ostacolare il percorso delle riforme, il ddl Boschi al Senato è alle prese con diverse insidie che rischiano di far slittare, ancora, il primo via libera. Innanzitutto ieri sono state depositate più di 7800 emendamenti, (al netto di quelli che verranno cassati dal primo vaglio di ammissibilità) il grosso da Sel e Fi con chiaro intento ostruzionistico, e poi ci sono i decreti in scadenza che aspettano l'ok dell'aula di palazzo Madama entro la pausa estiva dei lavori, di solito prevista intorno alla prima settimana di agosto.

E così, calendario alla mano, le votazioni sulla riforma costituzionale potrebbero iniziare addirittura a metà della prossima settimana per concludersi nella migliore delle ipotesi a fine mese.

Intanto prosegue fino a domani la discussione generale che ha dato spazio e voce, su esplicita determinazione del Presidente del Senato, Pietro Grasso, a tutte le opinioni di dissenso dei senatori. Oggi Vannino Chiti, che guida la componente dei 16 Pd non allineati con la riforma, ha annunciato che non voterà a favore: «La mia esperienza è quella di un uomo di partito ma penso anche che ognuno di noi deve rispondere alle proprie convinzioni e alla propria coscienza, almeno sui temi che riguardano la Costituzione", ha detto il senatore dem secondo il quale le modifiche introdotte sono "come imboccare contromano l'autostrada del futuro della nostra democrazia».

Dal lato opposto dell'emiciclo ha tuonato l'altro capofila del dissenso azzurro, Augusto Minzolini che, senza tanti giri di parole, ha 'svelato' che la fretta imposta da Renzi al percorso delle riforme, si spiega con l'esigenza di avere una via d'uscita pronta per il voto anticipato: «il Premier vuole un nuovo assetto istituzionale e una legge elettorale pronti all'uso per la prossima primavera, quando, di fronte a una situazione economica che potrebbe restare estremamente problematica avrà bisogno di una via d'uscita, cioè delle elezioni anticipate».

Oggi anche la Lega ha posto il suo ultimatum sulla riforma, Matteo Salvini ha scandito: «senza un referendum sui temi europei e l'introduzione dei referendum propositivi la Lega voterà contro». Il tema del referendum propositivo è la vera novità di queste ore perchè sembra si stia saldando un nuovo asse, tutto parlamentare, a sostegno di questa nuova modifica della Carta. Emendamenti simili su questo sono stati presentati anche da Sel e M5S, ma soprattutto dal partito di Renzi. A firmarlo su iniziativa della capogruppo in I commissione, Doris Lo Moro, sono senatori appartenenti a tutte le componenti del Pd, dai renziani ad Area riformista fino ai dissidenti. L'emendamento chiede di introdurre il referendum propositivo sulle proposte di legge di iniziativa popolare che non abbiano ricevuto attenzione o siano state modificate in Parlamento. «Il referendum propositivo era già nella bozza dei 'saggi' che avevano preparato la riforma costituzionale - ha ricordato la senatrice del Pd - ed è un modo per dare spazio e voce ai cittadini. Questo emendamento è stato firmato da tutti i colleghi della prima commissione e prevede che nel caso in cui leggi di iniziativa popolare non vengano esaminate entro 12 mesi raccogliendo altre 500mila firme, oltre alle 250mila iniziali, si può attivare il referendum, e se la Camera ha modificato la proposta allora il referendum decide se passa l'una o l'altra, naturalmente dopo il giudizio di ammissibilità della Consulta».

Intanto domani è stata convocata una nuova conferenza dei capigruppo per modificare il calendario, in Aula infatti incombono le votazioni sui decreti competività, il cui voto finale era previsto per il 25 luglio, (scade il 23 agosto) e il decreto cultura e turismo che scade il 30 luglio.