28 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Fi, Pd e M5S alla conta

Solo Berlusconi è padrone in casa

La giornata delle adunate sotto la tenda dei tre leader si è conclusa con una sola vittoria piena. All'«ex Cavaliere», tutt'altro che disarcionato dai suoi, sono bastati 45 minuti per convincere i suoi parlamentari: «Non molliamo il Nazareno». Per Renzi e Grillo le pene interne, invece, non sono ancora finite.

ROMA - Silvio Berlusconi non ha lasciato a bocca asciutta la fronda interna: a Renato Brunetta ha consegnato gli spilloni per punzecchiare Matteo Renzi sull'economia; ad Augusto Minzolini (che si dimostra irriducibile sull'elettività dei futuri senatori) ha invece indicato, senza mezzi termini, l' uscita che porta dritti dritti al partito di Alfano. Contro il campano D'Anna ha addirittura urlato: «Se votate contro vi caccio».

45 minuti per la sella di Berlusconi
Per tornare in sella davanti ai suoi all'ex Cavaliere sono quindi bastati 45 minuti, qualche bacchettata e una insolita urlataccia. Comunque un record.

Renzi non convince i dissidenti
Molto più faticoso per Renzi, al contrario, il compito di convincere i 13 senatori che del patto del Nazareno non intendono saperne. Faticoso e anche inutile perchè anche dopo l'incontro serale trasmesso in diretta le posizioni fra la maggioranza del partito e i riottosi sono rimaste distanti, anzi inconciliabili. Risultato la fronda del Pd ha annunciato che presenterà oltre 50 emendamenti sui quali andrà a caccia di consensi. E nella diretta ha subito anche i mugugni della platea quando ha chiesto ai suoi di fare meno ferie. «E' vero che sono stato finora poco incisivo, ma che diate il primo segno di vita quando parlo di ferie non è certo una bella prova da dare in diretta streaming», si è lamentato Renzi.

Il Grillo dialogante
Anche Grillo, in casa, non ha avuto vita facile sulle prossime mosse. Alla fine l'ha spuntata l'ala dialogante di Luigi Di Maio, ma con quale mandato rimane un enigma. Sulle motivazioni che spingono il M5S a non lasciare il carro del confronto restano aperte, infatti, tutte le soluzioni.
Di Maio fin dall'inizio ha convinto Grillo e Casaleggio che a sedersi davanti a Renzi il Movimento ha tutto da guadagnare e nulla da perdere: anche se i grillini non riuscissero nell'obiettivo più ambizioso di far saltare il patto del Nazareno, ai loro seguaci, in caso di insuccesso, potrebbero esibire il risultato di avere smascherato la vera intenzioni del Pd di voler andare a braccetto con Berlusconi ad ogni costo.

E' il momento della corrispondenza
«Aspettiamo risposte chiare». Si conclude così la lettera al Pd dell'M5S pubblicata sul blog di Grillo che ha fissato per giovedì alle 14 in streaming il secondo incontro fra le delegazioni dei due partiti sulle riforme.
«Gentili dirigenti del Pd - è scritto nella missiva pentastellata - è sicuramente positivo che riprenda il confronto che avevamo avviato e che si era sospeso. Speriamo si possa ora procedere celermente verso una conclusione positiva. Tanto più che il Paese ha urgenze diverse e ancora più impellenti: durante questi mesi è stato stabilito il nuovo record del debito pubblico e la BCE ha stimato che la produzione industriale calerà del 1,8% in quest'anno, il numero dei poveri in Italia secondo l'ISTAT ha raggiunto i 10 milioni, di cui più di 6 vivono in povertà assoluta e di questi 1 milione e mezzo sono bambini e adolescenti».

Casaleggio marcia su Roma
Comunque vada il prossimo incontro fra il M5S e il Pd, la notizia del giorno fra i grillini comunque proviene dai vertici: a partire da settembre Gianroberto Casaleggio ha annunciato che si trasferirà a Roma. Finisce quindi l'era della direzione a distanza per inaugurarsi la più tradizionale guida a contatto di gomito. Insomma anche la «Caleggio & Associati» sembra essersi piegata, fatte naturalmente le doverose differenze, alla regola non proprio elegante che recita : «Sotto l'occhio del padrone ingrassa il cavallo».

L'incognita delle toghe
All'orizzonte del governo e delle triangolazioni fra Pd, Fi e M5S in corso, resta comunque l'incognita giudiziaria. Prima domanda: la fedeltà di Berlusconi al patto del Nazareno resterà inalterata anche in caso di conferma in appello della condanna sul caso Ruby?
Seconda domanda: quanto peserà sul cammino delle riforme il rinvio a giudizio Denis Verdini per la vicenda del Credito cooperativo fiorentino? Non va infatti dimenticato che Verdini è stato l'uomo di Forza Italia che più di ogni altro ha legato il suo nome alle riforme costituzionali e al patto del Nazareno.

Il rischio del Premier
Ma la giornata ha partorito anche un altro interrogativo: riuscirà Renzi ad imporre la ministra Mogherini al vertice della politica europea? Il premier rischia di portare a casa, su questo punto, la prima sconfitta netta della sua galoppante carriera. E il fatto che potrebbe essere una sconfitta europea potrebbe non essere un segno augurale.