19 marzo 2024
Aggiornato 05:00
Interviene la Bce

Come i fondi d'investimento statali di Qatar e Cina stanno comprando Deutsche Bank, e quindi l'Europa

In un articolo pubblicato dal Sueddeutsche Zeitung, dall’evocativo titolo «Da dove vengono i soldi» viene ricostruita la vicenda: il fondo d’investimento HNA, cinese, ha aumentato in primavera la sua quota di partecipazione nel colosso bancario tedesco al 9,9% e che quote altrettanto corpose sono detenute da due sceicchi della famiglia regnante del Qatar. Totale, 20%.

FRANCOFORTE - La notizia è passata sotto traccia, almeno sui quotidiani più importanti. La banca più potente d’Europa, Deutsche Bank, sarebbe finita sotto i riflettori della Bce a causa della sua composizione azionaria. In un articolo pubblicato dal Sueddeutsche Zeitung, dall’evocativo titolo «Da dove vengono i soldi», viene ricostruita la vicenda: il fondo d’investimento HNA, cinese, ha aumentato in primavera la sua quota di partecipazione nel colosso bancario tedesco al 9,9% e quote altrettanto corpose sono detenute da due sceicchi della famiglia regnante del Qatar. Totale, 20%. Verrebbe da domandarsi quale sia il problema, dato che l’intera economia occidentale è puntellata da questi investimenti. I supervisori della Bce starebbero "verificando" se si debba avviare una procedura di controllo sugli azionisti. Questo è quanto emerge a livello ufficiale. Ma cosa stanno realmente cercando i tecnici della Banca Centrale Europea. E perché proprio adesso L’operazione è vagamente surreale, e quindi ricade in una sfera prettamente geopolitica. La Bce finge di scoprire, e quindi si indigna, che i fondi d’investimento cinesi e qatarioti che stanno scalando silenziosamente Deutsche Bank abbiano una composizione azionaria torbida. Le regole della Ue prevedono – in linea teorica come dimostra il caso italiano sulle ex Popolari venete – che gli aiuti di stato non siano permessi. E men che meno che esistano banche di stato. Ma cosa sta avvenendo? Che fondi come i due presi in esame, notoriamente controllati dai due rispettivi stati, stanno comprando il sistema bancario europeo. Stanno quindi facendo ciò che gli stati europei non possono fare.

Così gli stati di altri paesi si comprano il sistema bancario europeo 
Il neo liberismo, ovvero l’ideologia imperante in occidente, si schianta contro il capitalismo di stato che domina l’economia della Cina e del Qatar. I sacrifici lacrime e sangue imposti ai cittadini europei in nome dell’austerità, del pareggio di bilancio e di altri fantasiosi dogmi, creano la surreale situazione in cui sono gli stati di altri paesi a comprarsi il sistema bancario europeo. Non solo: non c’è nessuna differenza tra l’acquisto del Milan da parte di un ignoto fondo d’investimento cinese – controllato dal governo e quindi dallo stato – e quanto sta accadendo in Deutsche Bank. Ora si tenta di correre ai ripari con questa mossa estemporanea che non creerà, molto probabilmente, alcuna analisi approfondita e non approderà da nessuna parte. Perché il meccanismo, per quanto mai dichiarato, è noto ormai da anni.

Un'invasione silenziosa
Un’invasione silenziosa, portata avanti nel plauso generale, con metodi morbidi. Gli enormi surplus di bilancio che paesi come la Cina e il Qatar vantano grazie all’immensa potenza delle esportazioni vengono utilizzate dai governi, attraverso fondi fantoccio, per conquistare le strutture del sistema economico europeo.
Surplus di bilancio generati da condizioni del lavoro spesso disumane, normative ambientali vergognose e anti storiche – il sacro fuoco cinese scoppiato per gli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici è risibile e dà l’idea della sua totale inadeguatezza – completa assenza dei diritti civili e libertà sindacali. Questo è il mondo della globalizzazione, dopo trent'anni dai suoi primi passi e quindi in piena fase di maturazione, con cui le economie occidentali dovrebbero competere. Ovviamente non c’è partita e l’immensa migrazione di capitale da ovest verso est, o verso il Medio Oriente, fornisce la munizioni finanziarie per lo shopping dei fondi di investimento statali.

Dietro la mossa gli Usa?
La mossa della Bce, per quanto corretta, è tardiva. E probabilmente è dettata non da dubbi di ordine ideologico, bensì da pressioni politiche che giungono da oltre oceano. Come noto la Cina rappresenta sempre più un avversario strategico dell’amministrazione Trump, ma è soprattutto il Qatar ad essere finito nell’occhio del ciclone a causa del boicottaggio lanciato solo poche settimane fa dall’Arabia Saudita. La strana sincronia tra l’inchiesta della Bce, su una prassi ormai strutturata, e le tensioni geopolitiche che coinvolgono Usa, Cina e Qatar, rendono sospetta una manovra che per molti rappresenta solo la certificazione di un problema che necessiterebbe di ben altre misure.