19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Continuano le proteste nel Paese

Grecia, la parola d'ordine è sempre la stessa: austerity

Mentre la Troika si prepara a tornare ad Atene, l'Eurogruppo esprime l'intenzione di attuare un cambio di politica economica, con meno enfasi sull'austerità. Davvero?

Il premier greco Alexis Tsipras.
Il premier greco Alexis Tsipras. Foto: Shutterstock

ATENE - Un altro inizio d'anno nero per la Grecia, l'ennesimo, da quando il Paese si trova nel tunnel della crisi e delle «cure» a base di austerity. Qualcosa, però, nell'ultima lunga e complicata trattativa con i creditori, sembra muoversi: i rappresentanti dell'Ue e del Fondo Monetario Internazionale si recheranno, infatti, in Grecia per concludere l'ultimo round di negoziati. Il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha spiegato che l'obiettivo è quello di arrivare a «un pacchetto aggiuntivo di riforme strutturali» che riguarderanno tasse, pensioni e mercato del lavoro.

Novità
Gli elementi di novità (almeno a parole) sono due: da un lato, il ritorno del FMI, che ritiene il debito pubblico greco insostenibile e ha invocato una sua ristrutturazione o un perdono parziale; dall'altro, lo «shift» retorico da parte dell'Ue: perché Dijsselbloem ha tenuto a specificare che sarà adottato «un cambiamento di politica economica, con una minore enfasi sull’austerità di bilancio e una maggiore attenzione su profonde riforme economiche» che siano, però, «realistiche». E ha aggiunto: «Sono un ministro delle Finanze. Credo che un bilancio debba essere gestito in modo rigoroso. Ciò detto, c’è un chiaro cambiamento di enfasi da parte nostra tenuto conto di quanto la Grecia ha fatto finora. Crediamo che profonde riforme possano aiutare lo stesso bilancio».

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L'austerity è agli sgoccioli?
Se la rinnovata presenza del FMI potrebbe far pensare che una ridiscussione del debito non è un'ipotesi così lontana, le parole del presidente dell'Eurogruppo sembrerebbero preannunciare un cambio di direzione nelle politiche di «salvataggio» (per così dire) applicate fino ad ora. Che Bruxelles si sia finalmente accorta degli effetti del rigore sull'economia del Paese? Improbabile. Come si concilia la dichiarata intenzione di superare l'approccio austero con il ventilato ampliamento della base imponibile, un ulteriore taglio delle pensioni e licenziamenti di massa? La Grecia è il Paese europeo che, dal 2008 ad oggi, ha subito l'arretramento più vistoso. Nel 2015, più del 22% della popolazione si trovava in condizioni di grave povertà, percentuale quasi raddoppiata dal 2008.

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Ma tante elezioni si avvicinano...
La contingenza storica potrebbe forse spiegare l'apertura di Dijsselboem: diversi Paesi europei si stanno avvicinando a un appuntamento elettorale dal risultato quantomeno incerto, occasione per dimostrare che l'Ue non è una fredda e severa matrigna come gli euroscettici la descrivono. Dal canto suo, il Governo di Alexis Tsipras ha affermato che non accetterà ulteriori tagli oltre a quelli già concordate. Le richieste dei creditori dovranno quindi essere accompagnate da altre che bilancino ile nuove sforbiciate e ne facilitino l’approvazione del Parlamento greco, come l’abbassamento dell’IVA, delle tasse su piccole e medie imprese, della tassa sulla proprietà e un aumento della spesa sociale.

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La protesta dei pensionati Oaee
Intanto, però, nel Paese la situazione rimane drammatica. Il Pil nell’ultimo trimestre è andato peggio delle previsioni, da +0,9% è sceso a +0,3%. Nelle scorse ore i greci sono scesi in piazza per una legge che prevede il taglio della pensione a chi ha pendenze con l'erario per non aver pagato tutte le tasse dovute. Sono circa 75mila i liberi professionisti che, per questa ragione, stanno rischiando di vedersi tagliata l'assicurazione sanitaria, la pensione e pignorata la casa. Se anche un pensionato ottiene di vedersi cancellare, dimezzare o dilazionare i debiti attraverso una pronuncia del giudice, comunque scatta il blocco del reddito per il lavoratore chiamato in causa, che quindi si vede costretto a sacrificare il diritto alla propria pensione.  Non solo: se il giudice riduce la quantificazione del debito, ma la decisione non è accettata dall'ente previdenziale, al pensionato toccano anni di ricorsi. Per questo, l'ente Oaee chiede da tempo al ministero del Lavoro di armonizzare norme e tempistiche, senza, per ora, alcuna risposta.

Le tante manifestazioni ignorate dalla stampa
Una vicenda che si aggiunge alle tante storie di crisi e disperazione che pullulano nel Paese. Nelle ultime settimane, l'ormai famosa piazza Syntagma ha visto protestare gli insegnanti, i vigili del fuoco, il personale ospedaliero e i contadini: questi ultimi hanno lasciato dei cavoli di fronte al Parlamento. Tutte manifestazioni ignorate dalla stampa mainstream, e condannate al silenzio e all'omertà generale.