29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
L'intervista alla Bild del capo del Cremlino

USA e NATO «soli sul trono dell'Europa»? Ma ora arriva Putin...

L'intervista alla Bild rilasciata da Vladimir Putin lancia all'Europa un messaggio chiaro. Nonostante le sanzioni, sono finiti i tempi in cui Usa e NATO erano soli sul trono del mondo. Perché negli scorsi 12 mesi, Mosca ha dimostrato di avere voce in capitolo

MOSCA - Per la Russia di Vladimir Putin, il 2015 è stato l'anno delle grandi sfide e delle grandi conquiste. Il congelamento del conflitto ucraino, l'intervento in Siria e l'entrata a tutti gli effetti nel tavolo dei «big» del mondo hanno letteralmente scompaginato gli equilibri geopolitici internazionali. Ora, però, all'alba del 2016, si prospetta al capo del Cremlino un'annata fondamentale: quella in cui dovrà dar seguito agli ambiziosi obiettivi raggiunti nel 2015, senza permettere che qualcuno (leggi: la NATO) possa mettergli i bastoni tra le ruote. Non è un caso che il Presidente russo abbia concesso un'intervista alla testata tedesca Bild per la prima volta dopo dieci anni, poco tempo dopo la decisione dell'Unione europea di rinnovare le sanzioni a Mosca. In questa intervista, Putin ha voluto ricordare all'Europa che, in un contesto storico dove il fondamentalismo sembra proliferare, il «muro contro muro» può essere decisamente controproducente. Ma soprattutto, il capo del Cremlino ha voluto mandare un messaggio al Vecchio Continente: perché, dopo un 2015 che ha totalmente sparigliato le carte del panorama internazionale, l'Europa deve ora scegliere da che parte stare.

La NATO e la strategia del «trionfo assoluto» 
Europa che, da dopo il crollo del muro di Berlino, ha deciso di schierarsi con la parte opposta, avallando la storica contrapposizione con Mosca. «25 anni fa il muro di Berlino è caduto ma muri invisibili si sono mossi verso l’Est dell’Europa. Questo ha provocato reciproche incomprensioni e attribuzioni di colpe. Sono la causa di tutte le crisi che si sono succedute», ha dichiarato il capo del Cremlino. «Tutti gli Stati hanno il diritto di organizzare la propria sicurezza nel modo per loro appropriato. Gli Stati che erano già nella NATO avrebbero dovuto seguire i loro interessi, e astenersi dall’espansione all’Est. Non è scritto in alcun luogo che la NATO debba accettare certi Paesi. Serviva solo volontà politica per farlo, ma alcune persone non l’hanno voluto. La NATO e gli Stati Uniti hanno voluto una vittoria competa sull’Unione Sovietica. Volevano sedere da soli sul trono dell’Europa. Ma adesso invece parliamo di crisi che non ci sarebbero state. Si vede questa tendenza al trionfo assoluto anche nel piano di difesa missilistico degli Stati Uniti». Ma anche la Russia, a detta di Putin, ha commesso un errore fondamentale, davanti al costante espansionismo della Nato: «Se avessimo spiegato quali erano i nostri interessi nazionali più chiaramente fin dall'inizio il mondo sarebbe ancora in equilibrio»«Dopo la caduta dell'Unione Sovietica - ha aggiunto - avevamo molti problemi da affrontare per i quali possiamo solo incolpare noi stessi: la crisi economica, il collasso del welfare, il separatismo e gli attacchi terroristici che hanno sconquassato il Paese».

Le sanzioni sono un controproducente gioco al massacro
Eppure, la dimostrazione del fatto che l'Europa non sia ancora disposta a cambiare quest'approccio sono le sanzioni, definite da Putin «stupide e dannose»«Cosa sono le restrizioni che stiamo affrontando? Non la cosa peggiore - ha spiegato -, ma è dannosa anche per la nostra economia, in quanto colpisce il nostro accesso ai mercati finanziari internazionali». E questo gioco al massacro portato avanti dall'Occidente non potrà che risolversi nell'esacerbarsi del terrorismo internazionale. Perché «siamo tutti alle prese con gli stessi problemi», ha ricordato il capo del Cremlino: ecco perché l'Occidente e la Russia dovrebbero «cooperare molto più da vicino nella lotta contro il terrorismo, che è una grande sfida. Anche se non siamo d’accordo su ogni aspetto, nessuno dovrebbe prendere questo come un pretesto per dichiararci nemici».

La strategia di Putin
Vladimir Putin dimostra, insomma, di avere le idee molto chiare. Perché la decisione di rilasciare questa intervista è più significativa di quanto si potrebbe pensare: anzi, potrebbe dirsi strategica. Negli ultimi 12 mesi, del resto, la macchina bellica russa ha fatto registrare traguardi significativi: per la prima volta dal 2008, ha ufficialmente lanciato un'iniziativa militare, quella in Siria; per la prima volta, le marine sino-russe hanno svolto esercitazioni nel Mediterraneo orientale; ha avuto un'impennata la vendita di armamenti con sistemi particolarmente avanzati, come i missili S-300 per l’Iran o i 24 Sukhoi Su-35 per la Cina (un contratto da 2 miliardi di dollari); Mosca si è anche impegnata nella costruzione di basi, come le 2 nuove nelle isole Curili meridionali, sulle quali ha un contenzioso aperto con il Giappone. Per non parlare, poi, dei salti di qualità a livello bellico-militare mostrati sul campo mediorientale: la Russia è stata in grado di dislocare oltremare il proprio contingente aeronavale, e di condurre missioni di bombardamento a lunga gittata che hanno lasciato di stucco gli esperti. Ecco, dunque, la strategia attuale di Mosca: testare e sfoggiare le proprie capacità belliche per sfidare apertamente la supremazia militare e tecnologica degli Stati Uniti, quel «trionfo assoluto» che, a detta di Putin, è responsabile delle tante crisi vissute fino ad ora. Ecco, dunque, il messaggio che si cela nell'intervista alla Bild: sì, Mosca soffre ancora per le sanzioni occidentali, ma non per questo sarà mai isolata in un angolo del mondo. Lontani, insomma, i tempi in cui NATO e Stati Uniti sedevano soli e indisturbati sul trono dell'Europa e del mondo intero.