19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Sulla Siria, il presidente USA è ormai con le spalle al muro

Ecco come Putin ha messo all’angolo Obama

Con la crisi siriana, il tentativo di Washington di isolare Mosca è definitivamente fallito. E mentre Obama perde progressivamente influenza nella regione e credibilità tra gli alleati, Putin continua a svettare come unico protagonista della lotta contro l'Isis

DAMASCO – Scacco matto. Barack Obama avrebbe acconsentito a incontrare il presidente russo Vladimir Putin la prossima settimana a New York, primo vertice faccia a faccia in quasi un anno di tensioni, per discutere sulla situazione in Siria. Ad annunciarlo, il New York Times, che indica mercoledì come probabile «giornata campale». E nonostante la conferma della Casa Bianca non sia ancora arrivata, pare proprio che Putin ce l’abbia fatta: il «muro» che Obama ha tentato disperatamente di erigere per isolare il suo acerrimo nemico sta miseramente crollando. «Da settimane la Russia aveva dato la disponibilità a un incontro, ma i consiglieri di Obama si sono dibattuti nel dubbio se valesse la pena coinvolgerla, dato il suo crescente impegno in Medio Oriente. Alcuni hanno espresso la preoccupazione che un incontro con Obama farebbe il gioco di Putin e risulterebbe una sorta di ricompensa a colui che, ai loro occhi, è un leader arrogante», scrive il quotidiano della Grande Mela.

Svelato il bluff americano
Insomma: nonostante le sanzioni e il biasimo di tutto il mondo occidentale, la partecipazione russa al conflitto siriano ha sparigliato le carte. Da quello che sarebbe dovuto essere un «isolamento», Putin è tornato protagonista su un fronte strategico quale quello mediorientale, mettendo all’angolo il nemico americano. Innanzitutto, infatti, Mosca è riuscita nell’intento di «svelare» agli occhi del mondo intero la strategia degli Stati Uniti, che non ha mai comportato un impegno serio e prioritario contro l’Isis, ma solo un maldestro e ambiguo tentativo di contenimento: più che altro, Washington si è sempre mossa per determinare la caduta di Assad. Così, l’invito di Putin a Obama a dare vita a una grande coalizione contro l’Isis ha semplicemente palesato il bluff degli Usa, a cui è ormai chiaro che i tempi per un’uscita di scena di Assad sono tutt'altro che certi, e che una transizione siriana senza la Russia è semplicemente inimmaginabile. Così, Obama si trova con le spalle al muro: come riporta Bloomberg, il Cremlino è infatti pronto a lanciare attacchi unilaterali contro l’Isis con o senza Washington. E se gli Usa sceglieranno di non accodarsi alla Russia, rischieranno di essere pesantemente marginalizzati nella partita e di perdere ogni credibilità.

Russia pronta a tornare in Medio Oriente?
Del resto, la progressiva erosione dell’influenza degli Usa sul Medio Oriente è sotto gli occhi di tutti, e la Siria ne è la dimostrazione più palese. Nel giro di poco più di un decennio, dalla scellerata decisione di Bush d’invadere e occupare l’Afghanistan e poi l’Iraq nel marzo 2003, gli Stati Uniti  sono riusciti a perdere peso e alleati in Medio Oriente. Si pensi agli sciiti iraniani, che il presidente Obama crede ora siano in debito con Washington, ma anche alla sempre fedele Arabia Saudita, agli Stati arabi del Golfo e all’Egitto, in procinto di trovare nuovi alleati o partner, ad est e non più ad ovest. E se gli Usa arretrano, a Mosca sarà certamente più facile avanzare.

E se l'Europa «tradisce» Obama...
Non solo: pare che la dubbia strategia di Washington in Siria abbia allentato la fedeltà addirittura degli storici alleati occidentali, che cominciano a scivolare verso la posizione russa. Ha fatto scalpore l’appello di Angela Merkel per l'apertura di un dialogo con il presidente siriano allo scopo di rilanciare il processo politico in Siria: «Serve parlare con numerosi attori, coinvolgere Assad, ma anche altri», ha dichiarato la cancelliera tedesca alla fine del vertice straordinario dei capi di stato e di governo dell'Ue. Quella della Merkel non è una posizione isolata: sulla stessa linea anche il Ministro degli Esteri spagnolo José Manuel García-Margallo, che ha spiegato che «una delle parti coinvolte è il governo di Bashar al-Assad che a me personalmente assolutamente non piace (...), ma la pace è stata sempre fatta con i nemici, bisognerà negoziare e raggiungere un cessate il fuoco altrimenti arriveremo a una situazione umanitaria disperata». Addirittura, il Ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz ha affermato chiaramente che l'Occidente dovrebbe collaborare con il presidente siriano e i suoi alleati Iran e Russia per combattere l’Isis. «Abbiamo bisogno di un approccio pragmatico comune in questo senso, compresa la partecipazione di Assad nella lotta contro il terrorismo dell'Isis. Secondo me, la priorità è quella di lottare contro il terrorismo. Questo non è possibile senza il coinvolgimento di potenze come la Russia e l'Iran». Insomma: sembrava impossibile fino a qualche mese fa, ma lo scacco matto di Putin a Obama è arrivato. Il tempo è scaduto, e Washington deve scegliere. Quale sarà la sua prossima mossa?