23 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Finanza

Il caso della Banca Popolare di Bari, il salvataggio di Tercas e il silenzio della Banca d'Italia

Le accuse contro i vertici della Banca Popolare di Bari sono particolarmente gravi e oggi fanno tremare i risparmiatori di tutta la Regione che temono di perdere il loro denaro. Ma la storia parte da lontano

Il caso della Banca Popolare d'Italia fa tremare la Puglia.
Il caso della Banca Popolare d'Italia fa tremare la Puglia. Foto: ANSA

BARI – E' il turno della Banca Popolare di Bari. Dopo Monte Paschi Siena, la Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Etruria e le altre stavolta tocca al più grande istituto di credito del Mezzogiorno. Una banca che da sola regge come una colonna portante non solo l'economia del capoluogo della Puglia, ma anche quella di tutta la regione. Ha garantito prestiti a migliaia di imprese e famiglie, conta oltre 70mila soci e dà lavoro a 3500 dipendenti. Più che un istituto finanziario, una istituzione del territorio. Se fallisse, le conseguenze economiche sarebbero incalcolabili per il Sud del Paese. Ma ecco che, come in un deja vu, un'altra brutta storia coinvolge una delle banche più importanti dello Stivale. Così anche i nodi della Popolare di Bari stanno venendo al pettine. E molto probabilmente a farne le spese saranno – come sempre – gli ignari risparmiatori.

Le accuse contro i vertici della Bpb
Gestioni irregolari, bilanci in perdita, prestiti anomali, estorsioni, maltrattamenti, mobbing. Ce n'è davvero per tutti i gusti. I vertici della Banca Popolare di Bari sono finiti nel registro degli indagati e le accuse sono particolarmente pesanti. Coinvolgono il presidente Marco Jacobini, l'allora direttore generale Vincenzo De Bustis – vecchia conoscenza del Monte Paschi Siena perché vi ricoprì l'incarico di amministratore delegato - e i due figli di Jacobini: Gianluca e Luigi (rispettivamente codirettore generale e vice). Inoltre, sempre nel registro degli indagati, figurano anche il responsabile della linea contabilità e bilancio della Bpb, Elia Circelli, nonché il dirigente dell'ufficio rischi, Antonio Zullo.

Le «criticità» nei bilanci rilevate da Bankitalia
Gli esponenti della famiglia Jacobini, in particolare, sono accusati di estorsione e maltrattamenti ai danni di un ex funzionario della banca che avrebbe scoperto per caso alcune irregolarità nei bilanci della popolare e avrebbe deciso di denunciarle. Le sue segnalazioni avrebbero irritato i vertici dell'istituto a tal punto da decidere il suo licenziamento immediato. La gola profonda ha denunciato anche comportamenti persecutori ai suoi danni che sarebbero stati perpetrati dai suoi superiori e ha avviato per questo un contenzioso per mobbing. Le irregolarità nei bilanci che sarebbero state scoperte dall'ex funzionario risalirebbero a diversi anni or sono. E non a caso, perché la cattiva gestione della banca comincia ben prima del 2013, quando fu proprio la Banca d'Italia (nell'ottobre dello stesso anno) ad accorgersi di alcune significative «criticità» nei conti dell'istituto e a rilevarle.

Il salvataggio di Tercas
Agli occhi della Vigilanza di Bankitalia (all'epoca, come oggi, il governatore era Ignazio Visco) qualcosa non quadrava del tutto. Tuttavia, non seguì alcun provvedimento nei confronti della Banca Popolare di Bari da parte di Palazzo Koch. Nello stesso periodo, però, come riporta Vittorio Malagutti su l'Espresso, Bankitalia sollecitò la BpB affinché si facesse carico dell'acquisizione di Tercas, la vecchia Cassa di Risparmio di Teramo, che era sul punto di fallire. Per salvare l'istituto abruzzese, infatti, servivano urgentemente circa 600 milioni di euro, ma nessun compratore s'intravedeva all'orizzonte. Neanche un anno, dopo la Banca Popolare di Bari salvò Tercas, acquistandola insieme a tutti i suoi debiti incagliati.

Un do ut des?
E' necessario aggiungere che la BpB non fece tutto da sola, perché il conto venne pagato per metà anche dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, finanziato da tutti gli istituti di credito nazionali. Ma da solo il Fidt non aveva abbastanza risorse per portare a buon fine l'operazione. Così la Banca d'Italia chiese aiuto alla Popolare di Bari che dovette ricorrere ai suoi soci, invitandoli ad acquistare azioni per un valore di circa 300 milioni di euro. Gli investitori oggi accusano i dipendenti della banca di essere stati indotti all'acquisto. E dato che il valore delle azioni in questione è ormai letteralmente sprofondato, rischiano di perdere tutti i loro risparmi. Quello tra la Banca d'Italia e la Bpb è stato un do ut des? Non sta a noi dirlo. Ma quel che è certo è che l'acquisto di Tercas si rivelò un pessimo affare e la sua onda lunga ha travolto irrimediabilmente anche i bilanci dell'istituto finanziario. Quegli stessi bilanci che, oggi, sono al centro dell'inchiesta della Procura di Bari insieme alla condotta dei suoi vertici.