23 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Lavoro

Tra i lavoratori della Fincantieri di Ancona: «Capiamo Macron, il governo assicuri il lavoro in Italia»

Nel porto del capoluogo marchigiano si respira ottimismo dopo lunghi anni di crisi. La nazionalizzazione dei cantieri navali di Saint-Nazaire non spaventa i lavoratori

Gli operai di Ancona plaudono alla decisione di Macron.
Gli operai di Ancona plaudono alla decisione di Macron. Foto: ANSA/ TIBERIO BARCHIELLI UFFICIO STAMPA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO ANSA

ANCONA - Nessun accordo tra il governo italiano e quello francese sui cantieri navali di Saint-Nazaire. Marcron, da liberale e mondializzatore, si è trasformato in statalista e ha ribadito a Calenda e Padoan che il suo obbiettivo è giungere ad una ripartizione azionaria paritaria tra Francia e Italia. Proposta rifiutata dagli esponenti italiani che, giustamente, hanno fatto notare che si tratterebbe di una forzatura, dato che Fincantieri detiene il 66% dell’intero pacchetto di azioni dei cantieri navali. Non è servita nemmeno la sirena fatta suonare da Macron, ovvero la gestione congiunta nella costruzione del cosiddetto «airbus del mare»: la Francia vuole risalire al 50% e chiede all’Italia di cedere la sua quota di maggioranza. In caso contrario non recederà dalla nazionalizzazione. Forse uno spiraglio potrebbe aprirsi in virtù delle commesse militari afferenti alla marina francese: il ministro Calenda, in tal senso, ha parlato di "accordo possibile."

A settembre la resa dei conti
«Nel colloquio con Le Maire abbiamo constatato che tra Italia e Francia permangono ancora differenze non sanate nel senso che non è possibile accettare una ripartizione al 50%». Queste le parole di Pier Carlo Padoan al termine dell'incontro con la controparte francese, Bruno Le Maire. «E' stato stabilito che ci sarà tempo di qui fino al 27 settembre, in occasione del vertice Italia-Francia, per valutare la possibilità di colmare le differenze» ha chiosato il nostro ministro dell’economia. Il vertice di Lione sarà quindi decisivo: perché nell’agenda si porrà anche la «pausa di riflessione» che Macron ha imposto sulla costruzione del tunnel di base della Torino – Lione, facendo così infuriare nuovamente il governo italiano. Ovviamente la partita è molto più importante di quella che si gioca sui vari fronti: dopo la Brexit si tratta di imporre, da parte francese, una nuova egemonia nel continente europeo. Macron vuole scalzare la Germania, e tenta di farlo con una politica economica statalista. Ora si vedrà se, sempre a settembre, procederà con la paventata riforma del lavoro, un'estremizzazione della Loi Travail che ha segnato la fine politica dei socialisti di Hollande.

Ad Ancona tra i lavoratori
Molti analisti ritengono che la nazionalizzazione dei cantieri navali di Saint Nazaire sia stata in reatà una mossa per comprare la bonomia del sindacato francese, in particolare della Cgt. Che, per altro, non ha nemmeno gradito l'operazione. Una presa di posizione polemica e un po' irrazionale. I cantieri navali della Fincantieri ad Ancona, per la prima volta quest’anno, si trovano fuori da un lunga crisi che ha imperversato dal 2009 al 2015. Poi un leggera ripresa, ed infine le commesse in arrivo dal nord Europa hanno risollevato un settore strategico perla città. Durante il periodo più duro della recessione le sirene di fine turno suonavano a vuoto: nessuno entrava al mattino e nessuno usciva la sera. Cassa integrazione per tutti o quasi tutti e per lunghi mesi. L’enorme parcheggio nel porto, che dà direttamente sul mare, per anni è rimasto deserto. Fincantieri, in otto anni, ha perso oltre quattromila posti di lavoro tra Ancona  Monfalcone e Napoli, scendendo da 13000 e 9000 occupati.

Come la pensano gli operai italiani
Tra gli operai di Ancona nessuno si dice preoccupato di quanto sta accadendo. Francesco, al termine del suo turno inquadra la situazione: «Noi stiamo lavorando su diverse navi. Le commesse quindi non ci mancano. In cantiere si commenta eccome quanto accade: e generalmente comprendiamo quanto ha fatto Macron, la nazionalizzazione. Per noi la cosa importante è che rimanga il lavoro: stiamo armando le navi Viking che andranno in Norvegia dopo lunghi anni di fermo. Questa decisione di Macron, che io capisco, non deve interferire con il nostro lavoro». Stesso ragionamento per Luca, operaio saldatore: «Una nave è in consegna a settembre e una è in costruzione. I cantieri di Saint Nazaire fanno navi molto più grandi e quindi non temiamo la concorrenza. Cosa penso di Macron? Se difende i posti di lavoro del suo paese lo capisco. Se lo fa per qualche altro scopo no.» Ancona vive ancora sull’industria navale. Il turismo la attraversa grazie al porto turistico, ma quello che conta è l’industria. Gli anni duri per la città, che ha vaste sacche di povertà soprattutto nella zona adiacente alla stazione, sono stati quelli che hanno colpito Fincantieri. La città ha tremato tra il 2011 e il 2013, quando si paventava l’ipotesi di un forte ridimensionamento. Nella centrale piazza Roma, a due passi dal porto turistico, tutti comprendo la scelta francese, e anzi, ambiscono ad un simile passo da parte italiana. Franco, commerciante: «senza l’industria una città come Ancona non vive. Anziché comprarsi le banche fallite – per poi rivenderle ai privati quando saranno state risanate, ndr – lo Stato italiano dovrebbe nazionalizzare l’industria strategica pesante, quella che crea lavoro. I francesi hanno fatto bene, e se noi ci perdiamo dobbiamo faro lo stesso».