Banca Popolare di Vicenza, Marin: «La Banca d'Italia sapeva delle operazioni baciate»
Mentre Intesa San Paolo dà il benvenuto ai nuovi dipendenti di Bpvi e Veneto Banca, le dichiarazioni dell'ex vice direttore generale della Popolare di Vicenza imbarazzano Palazzo Koch

MILANO - «Vi accolgo con amicizia nel nostro gruppo. Aiutatemi a rendere questa banca ancora più forte, anche con la vostra voglia di riscatto. Credo che insieme faremo grandi cose per il Paese». Con queste parole, l'Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha rivolto un saluto agli ex dipendenti della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, entrati a far parte del gruppo Intesa dopo l'acquisto della parte sana delle due banche al prezzo simbolico di un euro. Passato per pochi istanti alla lingua italiana nel corso della conference call in inglese sui risultati del primo semestre 2017, Messina ha dato così il benvenuto ai suoi nuovi dipendenti. Nel frattempo, però, alcune rivelazioni, raccontate al Corriere del Veneto dall'ex vice direttore generale della Popolare di Vicenza, Paolo Marin, mettono in imbarazzo nientepopodimenoché la Banca d'Italia.
Le «operazioni baciate» della Bpvi
Secondo Paolo Marin, infatti, Palazzo Koch sarebbe stato a conoscenza dei cosiddetti «prestiti baciati» con cui la Bpvi gonfiava il prezzo di mercato delle sue azioni. In pratica, i clienti della banca venivano costretti a diventare soci per ottenere in cambio un mutuo agevolato. Un do ut des che permetteva ai consumatori di ottenere dei finanziamenti particolarmente favorevoli e alla banca di finanziare le operazioni di aumento di capitale sociale svolte nel 2013 e nel 2014. Come riporta il Fatto Quotidiano, l'ex vice direttore generale – attualmente indagato per ostacolo all'attività di vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto - della Popolare di Vicenza avrebbe dichiarato di non aver mai ostacolato la vigilanza della Banca d'Italia e di aver fornito «in assoluta serenità» qualsiasi informazione in suo possesso.
Lo scaricabarile di Marin sulla Banca d'Italia
Marin ha sottolineato di non aver «mai ritenuto di avere nulla da nascondere» perché secondo l'ex vice direttore generale di Bpvi «le operazioni baciate erano perfettamente lecite». Marin ha quindi testimoniato a riprova delle sue parole di aver «consegnato operazioni baciate per 234 milioni agli ispettori». In effetti la normativa bancaria non vieta finanziamenti correlati all’acquisto di azioni della banca, ma prevede tuttavia che siano dedotti dal capitale di vigilanza. E questo è il punto dolente della questione: la Banca Popolare di Vicenza non ha mai ottemperato a quest'obbligo. Marin ritiene quindi che la Banca d'Italia fosse informata dei fatti e ciononostante abbia deciso di non intervenire. Inoltre, Marin ha dichiarato di essere stato in seguito allontanato e trasferito in Sicilia dall'ex direttore generale, Samuele Sorato, perché «non tollerava il rigore» del suo vice.
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