18 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Disoccupazione

Lavoro (addio), crollano le assunzioni stabili: solo 1 contratto su 4 è indeterminato

Secondo gli ultimi dati dell'Inps, nei primi cinque mesi del 2017 i contratti a tempo determinato sono cresciuti del 23% ma quelli stabili stanno diventando un'utopia

Inps: boom del lavoro a chiamata e crollo dei contratti stabili.
Inps: boom del lavoro a chiamata e crollo dei contratti stabili. Foto: ANSA/GIORGIO ONORATI ANSA

ROMA  - Bye bye lavoro a tempo indeterminato. L'occupazione aumenta, ma solo quella dei contratti precari. Nel settore privato le assunzioni nei primi cinque mesi dell'anno sono state complessivamente 2.736.000, in aumento del 16% rispetto al periodo gennaio-maggio 2016, ma il maggior contributo è stato dato dalle assunzioni a tempo determinato (+23%), mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-5,5%). Lo rileva l'osservatorio sul precariato dell'Inps. Oltre all'incremento dei contratti di somministrazione a tempo determinato (+14,6%), l'istituto di previdenza sottolinea che è «particolarmente significativa» la «crescita vigorosa» dei contratti di lavoro a chiamata a tempo determinato, che, sempre nell'arco temporale gennaio-maggio, passano da 76mila del 2016 a 165mila nei primi cinque mesi di quest'anno, con un incremento del 116,8%. Secondo l'Inps questo significativo aumento dei contratti a chiamata a tempo determinato, e in parte anche l'incremento dei contratti di somministrazione, può essere messo in relazione alla necessità delle imprese di individuare strumenti contrattuali sostitutivi dei voucher cancellati dal legislatore a partire dalla metà dello scorso mese di marzo.

Giovani sempre più precari
Questi andamenti, sottolinea l'Inps, hanno portato a un'ulteriore riduzione dell'incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni (25,9%) rispetto ai picchi raggiunti nel 2015 quando era in vigore l'esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato. Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (incluse le prosecuzioni a tempo indeterminato degli apprendisti) sono risultate 150mila, con una lieve riduzione rispetto allo stesso periodo del 2016 (-1,8%). Le cessazioni nel complesso sono state 2.007.000, in aumento rispetto all'anno precedente (+11,2%): a crescere sono soprattutto le cessazioni di rapporti a termine (+18,4%), mentre quelle di rapporti a tempo indeterminato sono leggermente in diminuzione (-1,3%).

Boom del lavoro a chiamata
Quanto alla composizione dei nuovi rapporti di lavoro in base alla retribuzione mensile, si registra per le assunzioni a tempo indeterminato a gennaio-maggio 2017 una riduzione della quota di retribuzioni inferiori a 1.750 euro (55% contro 57,9% di gennaio-maggio 2016). Nei primi cinque mesi dell'anno c'è stata una netta flessione dei contratti stabili. Complessivamente il saldo netto attivazioni-cessazioni è positivo di 43.465 unità, ma comunque in calo rispetto ai 68.706 (-36,7%) dello scorso anno e ai 361.961 del 2015, quando erano ancora in vigore gli sgravi contributivi pieni. Le sole assunzioni con contratto a tempo indeterminato sono scese del 5,5% pari a -30.713 unità. A gennaio-maggio 2017 sono stati stipulati 529.412 nuovi rapporti di lavoro, in totale 679.594 con le trasformazioni dei rapporti a termine (116.540) e degli apprendisti (33.642). Nel 2016 i nuovi contratti, compreso le trasformazioni, erano stati 713.04 e 1.042.944 nel 2015.