7 giugno 2023
Aggiornato 18:00
Fusione Bpvi e Veneto Banca

Popolare di Vicenza perde 1,9 miliardi di euro nel 2016 e spera nell'aiutino di Stato per evitare il bail-in

Dopo i risultati dell'offerta di transazione, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca attendono il via libera di Bruxelles per la ricapitalizzazione precauzionale e la fusione. Ma rischiano il primo bail-in d'Europa

Il premier, Paolo Gentiloni
Il premier, Paolo Gentiloni Foto: Giuseppe Lami ANSA

VICENZA – Profondo rosso per la Banca Popolare di Vicenza. Il bilancio del 2016 ha registrato 1,9 miliardi di perdite. I dati sono stati approvati martedì 28 marzo dal Cda dell'istituto e si tratta del bilancio più duro degli ultimi quattro anni di crisi. Nel frattempo, però, si è conclusa l'offerta di transazione rivolta agli azionisti delle due banche venete e sembra che la mina dei contenziosi legali sia stata, per il momento, disinnescata. Resta l'incognita della fusione con Veneto Banca e lo spettro del primo bail-in d'Europa.

I risultati dell'offerta di transazione per Bpvi
L'offerta di transazione rivolta a larga parte della base sociale della Banca Popolare di Vicenza (circa 94mila azionisti) e avviata il 10 gennaio 2017, si è conclusa alle 13.30 e hanno aderito 66.712 azionisti (pari al 71,9% del totale), portatori del 68,7% delle azioni comprese nel perimetro dell'offerta. Al netto delle posizioni irrintracciabili e di quelle già oggetto di specifica analisi, la percentuale degli azionisti aderenti è pari al 72,9%, corrispondenti al 70,3% delle azioni Bpvi rientranti nel perimetro dell'offerta di transazione.

La «soddisfazione» del Cda
Il Cda della Popolare di Vicenza ha espresso «la propria soddisfazione per i risultati dell'offerta». Risultati che, ancorché non sia stata raggiunta la soglia di adesioni dell'80% prevista nel regolamento, testimoniano «la volontà del territorio e delle comunità in cui la banca opera di accompagnarla nel processo di ristrutturazione in corso». Il consiglio di amministrazione ha quindi chiesto alle strutture della banca di «completare nel minor tempo possibile i controlli necessari per disporre di un dato certo e definitivo circa il risultato dell'offerta».

Il mea culpa di Veneto Banca
Così da consentire, «per quanto possibile» in occasione della riunione consiliare del 13 aprile di «decidere in merito alla rinuncia alla condizione sospensiva rappresentata dal raggiungimento della soglia dell'80% delle adesioni e di procedere, conseguentemente, al versamento del riconoscimento economico di 9 euro per azione spettante agli azionisti che abbiano aderito». Anche l'offerta transattiva di Banca Veneta rivolta ai soci ha visto adesioni pari al 68,2% delle azioni rientranti nel perimetro dell'offerta. E la percentuale delle adesioni è stata pari invece al 75% del totale.

Le due banche venete rischiano il bail-in
«La Banca ha deciso di costituire un fondo per complessivi 30 milioni di euro a sostegno degli azionisti che versano in condizioni disagiate», ricorda una nota dell'istituto veneto. L'iniziativa era subordinata all'efficacia dell'Offerta di Transazione e si basa sulla «consapevolezza della presenza di situazioni di impoverimento e grave disagio sociale che coinvolgono alcuni azionisti risparmiatori di Veneto Banca, oltreché sulla forte volontà di ricostruire un rapporto di fiducia tra la Banca e i suoi soci risparmiatori», conclude la nota con un umile mea culpa. Le due banche venete ora attendono il verdetto di Bruxelles sulla ricapitalizzazione precauzionale, ma gli esiti della partita restano incerti. In gioco c'è il primo bail-in d'Europa.