24 aprile 2024
Aggiornato 14:00
l'indagine del forum

Gli impiegati pubblici sono vecchi e sfiduciati. Ecco cosa serve per cambiare davvero la PA

L'indagine del Forum PA rileva che i dipendenti pubblici italiani costano meno della media UE, ma hanno un problema di produttività. Non sono troppi, sono invece mal distribuiti e le politiche di mobilità si sono rivelate fallimentari. Ecco le quattro "E" per cambiare davvero la pubblica amministrazione

ROMA - Impiegati pubblici vecchi, con una età media di 50 anni, maldistribuiti e sfiduciati, ma costano 7 miliardi in meno dell'anno scorso, 120 miliardi meno che in Francia e 75 miliardi meno che nel Regno Unito. È la fotografia dei dipendenti pubblici italiani, messi a confronto con i colleghi francesi e britannici, scattata dalla ricerca di Forum, in occasione della ventisettesima edizione del Forum, dal 24 al 26 maggio a Palazzo dei Congressi di Roma.

L'indagine del Forum
L'indagine si concentra sui cambiamenti avvenuti nei tre Paesi dal 2007 a oggi. Sono numerosi gli ambiti indagati dalla ricerca, che evidenzia diverse criticità tutte italiane. Tra queste, l'invecchiamento degli impiegati, che sfiorano i 50 anni di età media e non vedono entrare giovani: quelli con meno di 35 anni erano il 10,3 % nel 2011 e ora sono l'8%, contro il 25% del Regno Unito e il 27% della Francia. In più, gli impiegati sotto i 25 anni, ossia assunti direttamente dall'Università, sono praticamente assenti (0,9% e quasi tutti nelle carriere militari).

I dipendenti pubblici italiani costano meno della media UE
Altro fattore rilevato dall'indagine è la riduzione delle spese per gli stipendi dei dipendenti pubblici, che sono infatti diminuiti dai 171,6 miliardi del 2009 a 164,26 miliardi nel 2015, mentre sono cresciuti in Francia (da 254,1 a 281,7 miliardi) e nel Regno Unito (da 186,7 a 238,82). La media dei Paesi UE è passata da 115,3 miliardi nel 2009 a 130 miliardi nel 2015. I dipendenti pubblici italiani costano molto meno che nei due Paesi di confronto per via del blocco dei contratti e della riduzione del personale.

Un problema di produttività
Ma la tenuta del rapporto tra costo del personale pubblico e PIL, che si è ridotto dal 10,9% nel 2007 al 10,6% nel 2015, non è stato pagato da una profonda riorganizzazione della macchina pubblica, come è invece avvenuto, per esempio, nel Regno Unito. In più, se in alcuni comparti, come la scuola, si sono persi circa centomila dipendenti dal 2007 e nelle regioni e negli enti locali, gli impiegati si sono ridotti di oltre 43mila unità, sono cresciuti invece di oltre 23mila unità quelli delle regioni a Statuto speciale.

I dipendenti pubblici non sono troppi, ma mal distribuiti
I dipendenti pubblici italiani non sono quindi troppi: sono il 14,7% rispetto al totale degli occupati italiani (erano il 15,1% nel 2007) e sono in numero minore sul totale degli occupati se raffrontati agli altri Paesi (Francia 21,9%, UK 17,7%). Sono però mal distribuiti: si passa dai 95 impiegati pubblici per 1.000 abitanti in Valle d'Aosta ai 41 in Lombardia; inoltre calano dove il numero era già basso (in Campania, -13% dal 2007 al 2014) e crescono dove erano già molto sopra la media (+10% in Trentino, dove erano già oltre 76 per 1000 abitanti).

Le politiche di mobilità si sono rivelate fallimentari
In controtendenza è la crescita per la «Spesa per incarichi libero professionali di studio, ricerca e consulenza»: è aumentata di circa il 21% dal 2007. Fallimentari si sono rivelate sino ad ora (ma i numeri consolidati si fermano al 2014) le politiche di mobilità: in tutto, gli spostamenti nel 2014 sono stati 27.421, cioè meno dell'uno per mille. L'indagine nota anche un crollo della stabilizzazione del lavoro flessibile, ma non dei lavoratori a tempo determinato, che sono ancora circa il 10%.

La spesa in Italia per il lavoro flessibile
Il lavoro flessibile conta circa 300mila persone, di cui 150mila nella scuola (in via di stabilizzazione, con i provvedimenti de "La buona scuola"), quasi 43mila nelle regioni e negli enti locali, oltre 32mila in sanità. A oggi tuttavia il rapporto tra lavoro flessibile e occupazione a tempo indeterminato è pari 0,1 (ovvero un lavoratore flessibile ogni 10 dipendenti a tempo indeterminato). Ma a quanto ammonta la spesa per il lavoro flessibile in Italia? Nel 2014 è pari a 4.475 milioni di euro, con il maggior peso costituito dai contratti a tempo determinato e formazione lavoro (69%).

La sfiducia degli italiani
Di fronte a questa situazione dell'amministrazione pubblica si riscontra, continua la ricerca del Forum PA, un tragico tasso di sfiducia degli italiani nell'ultimo periodo: l'Eurobarometro evidenzia una fiducia del 19% verso amministrazioni locali e regionali, contro il 63% della Germania e il 45% della Francia, ed è addirittura al 16% nei confronti del Governo, seguita solo dal 13% della Spagna. Tassi però in lieve crescita, a oggi, proprio per la speranza delle riforme.  «Il Paese che cambia impone di cambiare anche alla PA e nessuna riforma è possibile senza questa trasformazione», ha commentato Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Forum PA e curatore della ricerca.

Nella PA bisogna aprire le porte ai giovani
«Ma per parlare d'innovazione è necessario aprire la porta ai giovani e alle nuove professionalità», proseguito Monchi Sismondi. Sperare di portare la PA a rispondere ai nuovi bisogni del Paese con un'amministrazione fatta di vecchi giuristi, e per di più immaginare di fare questo passaggio attraverso le leggi, ci destina ad un inevitabile fallimento. Servono meno leggi e più manuali; meno giuristi e più ingegneri economisti ed esperti di lavoro in rete; meno adempimenti e più coraggio per un'apertura vera delle amministrazioni alla collaborazione con il mercato e con i cittadini.

L'illusione del legislatore
Dobbiamo insomma rassicurare i dirigenti e i funzionari pubblici, affetti dalla paralizzante sindrome della «burocrazia difensiva», attraverso un puntuale accompagnamento al cambiamento, come per altro ha fatto qualsiasi organizzazione complessa. E' necessario guardarsi dalla «illusione del legislatore", che pensa basti «una legge per attuare un cambiamento», continua il presidente di Forum PA. Una buona legge, secondo Mochi Sismondi, può abilitare una possibilità, che poi però va sfruttata dal lavoro di accompagnamento al cambiamento nelle amministrazioni.

Le quattro "E" per cambiare
Servono nuovi modelli di amministrazione, che vedano protagonisti i territori e che si fondino sulle quattro "E" individuate da FPA: Endorsement (formazione e impegno della classe politica); Empowerment (formazione e commitment degli operatori della PA a vari livelli); Engagement (coinvolgimento degli attori del territorio e avviamento alla collaborazione); Enforcement (impegno e misure di verifica dell'attuazione). Infine, serve la digitalizzazione dell'amministrazione che costringa tutta la macchina burocratica a ripensarsi. Un processo, questo, ritardato soprattutto dalle competenze. Una PA che ha rinunciato all'inserimento di nuove professionalità e che ha tagliato la formazione e la consulenza si trova disarmata di fonte alle sfide della modernità.