L'Ue bacchetta ancora l'Italia sui pagamenti: due mesi di tempo o finiamo davanti alla Corte di giustizia
La Commissione europea torna a bacchettare l'Italia sui tempi di pagamento della Pubblica amministrazione
BRUXELLES - La Commissione europea torna a bacchettare l'Italia sui tempi di pagamento della Pubblica amministrazione. Con un comunicato, l'esecutivo comunitario riferisce di aver inviato a Roma un parere motivato "in quanto il suo diritto nazionale non è conforme alla direttiva sui ritardi di pagamento». Nel mese di aprile 2017 l'Italia ha apportato una serie di modifiche al Codice dei contratti pubblici italiano. Una delle nuove disposizioni estende sistematicamente di 30 giorni i tempi di gestione del pagamento delle fatture per stato avanzamento lavori negli appalti pubblici. Le autorità italiane sostengono che questo ulteriore periodo sia necessario ai fini delle verifiche, anche qualora siano già state svolte nel corso delle diverse fasi di realizzazione delle opere pubbliche.
Cosa dice la disposizione
Questa disposizione - avverte Bruxelles - che estende il periodo in questione di ulteriori 30 giorni, si configura come una "violazione della direttiva sui ritardi di pagamento». La direttiva dispone che le autorità pubbliche debbano eseguire i pagamenti non oltre 30 o 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura o, se del caso, al termine della procedura di verifica della corretta prestazione dei servizi.
Due mesi di tempo
La Commissione ricorda di aver giù inviato a luglio 2017 una lettera di costituzione in mora all'Italia "nel quadro di un impegno costante" volto a garantire la tempestività dei pagamenti a favore degli operatori economici, spesso Pmi, e a migliorare l'attuazione della direttiva in tutta l'Ue. L'Italia dispone ora di due mesi per rispondere alle argomentazioni formulate dalla Commissione. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Ue.
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