19 marzo 2024
Aggiornato 03:00
In attesa della decisione di janet yellen

Fed, 5 buone ragioni per cui dovrebbe alzare i tassi d'interesse

Il dubbio amletico tra mantenere invariati i tassi (con il costo del denaro compreso nel range 0-0,25%) oppure decidere di alzarli per la prima volta dopo dieci anni verrà sciolto dopodomani

ROMA - Prevarranno i falchi o le colombe? Manca poco, pochissimo ormai, per conoscere il responso. Giovedì 17 settembre la Federal Reserve comunicherà la sua decisione sui tassi d'interesse. Nonostante l'inizio del «quiet period» - cioè i giorni precedenti l'annuncio ufficiale, durante i quali non vengono rilasciate dichiarazioni – il dibattito è ancora apertissimo e anche in seno al FOMC (il braccio operativo della Fed) prosegue lo scontro tra gli interventisti favorevoli al rialzo dei tassi e i più prudenti banchieri. E neppure l'atteggiamento tipicamente «dovish» della presidente, Janet Yellen, lascia trapelare elementi sufficienti per tentare una previsione in un senso o nell'altro. Ma ci sono almeno cinque buone ragioni per cui la Fed dovrebbe alzare i tassi d'interesse.

Il dubbio amletico della Federal Reserve
Il dubbio amletico tra mantenere invariati i tassi (con il costo del denaro compreso nel range 0-0,25%) oppure decidere di alzarli per la prima volta dopo dieci anni verrà sciolto dopodomani. Quel che è certa è la volontà della Banca centrale americana di avviare un percorso di graduale normalizzazione della politica monetaria, ma si tratta di sapere quando sceglierà di fare il grande passo. Fin qui i tassi d'interesse sono stati mantenuti a livelli «emergenziali» per fronteggiare gli anni della crisi economica internazionale, ma i dati rassicuranti sull'economia americana sembrano suggerire che è il momento di una normalizzazione. Tanto più che, di fronte al timore di nuove crisi globali, la Fed – con i tassi prossimi allo zero – si troverebbe a corto di armi per fronteggiarle. Sarebbe quindi opportuno cogliere l'attimo, cavalcare l'onda della ripresa americana per veleggiare verso la costa col vento in poppa.

Chi è contrario alla normalizzazione
Tuttavia, in molti auspicano il rinvio della decisione della Banca centrale americana almeno fino alla fine dell'anno, se non direttamente nel 2016. Secondo il capo economista della Banca Mondiale, Kaushik Basu, intervistato dal «Financial Times», il rischio sarebbe quello di scatenare «panico e turbolenze» nelle economie emergenti, e anche Christine Lagarde, direttrice del FMI, non nasconde la sua ostilità nei confronti di un rialzo dei tassi. I mercati soffrono dell'inquietudine scatenata dall'esplosione della bolla cinese, e il rallentamento dell'economia del Dragone fa temere una brusca frenata anche per quella americana. I dati del mercato del lavoro statunitense, inoltre, non hanno convinto del tutto, perché sebbene siano stati positivi si sono assestati al di sotto delle aspettative.

Le paure delle economie emergenti
Il nodo cruciale della questione, però, è che l'aumento dei tassi USA porterebbe con sé la contemporanea rivitalizzazione del dollaro, e questa sarebbe deleteria per molte corporate dei mercati emergenti. Un esempio: la brasiliana Petrobras, già alle prese con il rincaro della valuta americana e con i prezzi del petrolio ai minimi da quindici anni, dovrebbe affrontare guai ancora maggiori per il suo forte indebitamento in valuta estera. E uno studio condotto da Morgan Stanley ha rilevato come le aziende non americane in giro per il mondo abbiano contratto debiti per 9.200 miliardi di dollari, a fronte dei 1.000 miliardi di dollari di dieci anni fa. Da qui le comprensibili rimostranze delle economie emergenti nei confronti di un dollaro forte e – a monte – per il rialzo dei tassi.

5 buone ragioni per il rialzo dei tassi
Ciononostante un rialzo dei tassi è inevitabile, ed è solamente questione di tempo. Ecco le cinque ragioni per le quali sarebbe preferibile che accadesse quanto prima.

  1. Innanzitutto, per combattere l'incertezza: una decisione rinviata è quanto di più deleterio possa esserci per la finanza e l'economia internazionale. Secondo l'ultimo report di Goldman Sachs le recenti turbolenze di mercato hanno generato un effetto sui listini, sul valutario e sul prezzo dei bond, pari a tre aumenti di tassi da parte della Federal Reserve.

  2. L'incertezza è sinonimo di instabilità (politica) e volatilità (finanziaria). Inoltre, continuare a posticipare questa decisione temendone le conseguenze non farebbe altro che diminuire la fiducia verso una prossima normalizzazione dei mercati, alimentando aspettative negative.

  3. Ancora, i parametri macroeconomici interni dell'economia americana si sono già da tempo assestati su numeri rassicuranti: l'inflazione sta crescendo molto meno del previsto (0,3 per centro contro aspettative del 2), e il tasso di disoccupazione è crollato al 5,1 per cento, solo uno 0,1 per cento in più del valore considerato ideale per mantenere l'equilibrio sui mercati.

  4. Per quanto riguarda il contesto internazionale, oggi non è così negativo da scongiurare un aumento dei tassi di interesse, sebbene ancora vittima delle turbolenze in corso. Anche la riduzione dei prezzi del petrolio è un elemento positivo per il rilancio delle economie dei paesi importatori.

  5. Ma, soprattutto, crediamo che il concetto keynesiano di fiducia sia il motore di qualsiasi ripresa ed è su questa pietra angolare che la Fed dovrebbe costruire i suoi prossimi passi.