Weidmann: «Draghi si scordi l'acquisto di titoli di Stato»
Il numero uno della Bundesbank a Repubblica: «Costi superiori a vantaggi. Se per esempio titoli sovrani di basso rating venissero acquistati, rischi di politica finanziaria verrebbero messi in comune dalla Banca centrale, aggirando governi e Parlamenti».
BERLINO - «L'acquisto di titoli sovrani nell'eurozona (valutato e non escluso dal presidente della Bce Mario Draghi ndr) va giudicato diversamente che in altre aree monetarie». Questo il messaggio che il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, lancia in una prima intervista esclusiva a Repubblica e ad altri due grandi giornali europei. «Usa e Giappone - spiega - sono stati unitari con un'unica politica finanziaria, in Europa abbiamo una politica monetaria comune ma con 18 Stati, politiche finanziarie indipendenti e rating sui debiti sovrani ben diversi, e in questo caso si può creare un incentivo a indebitarsi di più scaricando le conseguenze sugli altri. Se anche un solo paese tra Italia, Francia e Germania non sarà all'altezza della propria responsabilità, avremo tutti un problema», evidenzia Weidmann.
Costi superiori a vantaggi - Quindi per il numero uno della Buba «l'acquisto di titoli sovrani sui mercati secondari da parte dell'Euro sistema va giudicato in modo critico. L'acquisto di titoli sovrani presenta problemi speciali in un'unione monetaria, non è uno strumento qualsiasi. È noto che guardo all'ipotesi con scetticismo. Prendo sul serio gli argomenti a favore di decise azioni. Ma a mio avviso - spiega il presidente - la politica monetaria nell'eurozona non è giunta al punto in cui in un programma di 'quantitative easing' i vantaggi sarebbero superiori ai costi. Ritengo preferibile lasciare che le misure già varate mostrino i loro effetti, e osservare come la ripresa va avanti, come si sviluppano i prezzi».
E poi secondo Weidmann «si pone la questione di come attuare concretamente un programma di quel genere». Secondo il presidente della Banca centrale tedesca «se per esempio titoli sovrani di basso rating venissero acquistati, rischi di politica finanziaria verrebbero messi in comune dalla Banca centrale, aggirando governi e Parlamenti». Quanto al suo rapporto con Mario Draghi presidente dell'Euro Tower, Weidmann chiarisce: «Mario Draghi e io non siamo sempre della stessa opinione, ma condividiamo molti punti di vista e abbiamo un buon rapporto di lavoro. Ci telefoniamo spesso e ci incontriamo anche a quattr'occhi per scambiarci idee».
Vita (Unicredit): ben venga politica di Draghi - «Ben venga la politica della Bce, doveva addirittura arrivare molto prima». Lo ha detto il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, a proposito della politica espansiva della banca centrale europea guidata da Mario Draghi, a margine del forum italo-tedesco a Venaria Reale. «Se c'è una critica da fare, ma non a Draghi quanto all'ambiente politico europeo - ha aggiunto Vita -, è che ha frenato la possibilità di fare quello che la Bce sta cercando di realizzare adesso copiando gli americani. L'avessimo fatto anni prima avremmo forse ora una situazione non così grave come l'attuale», ha concluso il presidente di Unicredit.
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