25 aprile 2024
Aggiornato 01:30
M5S denuncia una perdita delle banche di 34 miliardi

Pesco (M5S): Renzi fa finta di non vedere la bomba dei derivati

Nonostante i tentativi del premier di minimizzare la questione, la legge di stabilità consentirà al MEF di sottoscrivere garanzie bilaterali sui derivati con le banche, impegnando parte del bilancio dello Stato per salvare gli istituti di credito dal rischio default. Al DiariodelWeb.it, Daniele Pesco ci spiega perchè, a suo avviso, la norma non dovrebbe passare

ROMA - Sulla tanto contestata legge di stabilità, il Governo, negli ultimi giorni, ha dovuto affrontare un altro nodo, oggetto di più interrogazioni e interpellanze parlamentari. Il tema è scottante: riguarda quei famosi strumenti finanziari derivati che, se all'epoca dello scoppio della crisi nel 2008 sembravano un vero e proprio paracadute per gli investitori e un'efficace cura per gli enti locali, ora si sono rivelati l'ennesimo buco nero delle nostre finanze. Quantità impressionanti di derivati - prodotti finanziari il cui valore, come dice lo stesso nome, «deriva» dall’andamento del valore di un altro bene (azioni, obbligazioni, valute ecc.), op dal verificarsi di un preciso evento - sono finite nella pancia di banche e comuni; banche che la legge di stabilità prevede di «salvare», permettendo che il ministero dell'Economia sottoscriva garanzie bilaterali sui derivati. D'altronde, l'Istat parla chiaro: l'esposizione in derivati ha comportato, nel 2013, un onere secco per le casse dello Stato dello 0,2% di Pil, ben 3,2 miliardi di euro. In questo quadro, il deputato 5 stelle Daniele Pesco, firmatario dell'interpellanza presentata pochi giorni fa, risponde sull'argomento alle domande del DiariodelWeb.it. 

La legge di stabilità autorizza il ministero dell’Economia a sottoscrivere con le banche garanzie bilaterali sui derivati. Renzi ha minimizzato. Qual è la situazione?

«​Abbiamo presentato questa interpellanza perchè siamo preoccupati per il fatto che lo Stato voglia stipulare delle garanzie sui derivati»​, spiega l'Onorevole. «​​Secondo noi non è invece il caso di perseverare in questa scelta, scelta operata nella legge di stabilità in approvazione al Senato: il nostro è uno Stato sovrano, che non deve sottostare alle clientele delle banche e non può emettere garanzie su contratti già stipulati. La risposta alla nostra interrogazione di stamattina, appena arrivata, assicura che queste garanzie daranno l’opportunità di «eseguire nuove operazioni in strumenti derivati funzionali alla gestione del debito»: già paghiamo un sacco di soldi in strumenti derivati e ora, come sembra, ne stipuleremo anche altri. Si dice che serviranno a «ridurre drasticamente gli oneri relativi all’esposizione creditizia di una controparte nei confronti dell’altra», ma su questo abbiamo seri dubbi; già siamo preoccupati sulla loro intenzione di continuare a stipulare altri contratti simili a questi. Questo»​, riporta il deputato cinque stelle, «​​è il terzo atto che presentiamo alla Camera per cercare di evitare che venga approvata questa legge; abbiamo presentato un emendamento, un’interrogazione al question time dell’altroieri, e infine un’interpellanza urgente, perché vogliamo in tutti i modi cercare di ridurre il rischio che questa cosa venga portata avanti. Una delle criticità maggiori che vediamo riguarda il fatto che vengono tolte delle risorse dal bilancio dello Stato, ed impegnate (non «spese») per soddisfare queste garanzie. A nostro parere uno Stato sovrano, che emette titoli, non dovrebbe abbassarsi a dare garanzie di questo genere, per andare a soccorrere le banche in modo che potranno essere risarcite in caso di default»​.

A suo parere, dato che molti comuni hanno stipulato contratti derivati, c’è un rischio di fallimento concreto?

«​Questo non lo possiamo sapere, ma certamente c’è un campanello di allarme. Soprattutto, che cosa ne sarà del nostro rating, che abbiamo forti sospetti che sia stato in passato modificato per avvantaggiare gli operatori finanziari?»​, si chiede Pesco. «​​Accettando di stipulare garanzie di questo tipo, è come se declassassimo il nostro Stato e il nostro livello di garanzie e di stabilità»​.

Obama, nel luglio 2010, ha fatto approvare una riforma che ha introdotto un controllo molto rigido e una forte limitazione sugli strumenti finanziari derivati. E’ stata definita la più forte protezione finanziaria mai realizzata in America. E’ pensabile che questo accada anche in Italia?

«​​Io penso che al momento non lo sia»​​, prevede l'Onorevole. «​​Anche perchè vi è un grosso ostacolo nella ricerca dei dati per quanto riguarda gli strumenti derivati; non c’è mai una fotografia chiara della situazione del nostro Paese in questo ambito. Se a ciò aggiungiamo che una banca internazionale come la Deutsch Bank ha raggiunto un’esposizione in derivati di 54 trilioni di euro, possiamo renderci conto meglio della situazione e del rischio sistemico che sottende l’uso di questi strumenti. Quindi anche vista la costante creazione di ostacoli alla trasparenza sui conti pubblici, pensiamo che lo Stato stia facendo veramente poco. Poi, fortunatamente, per gli enti pubblici alcune norme hanno già fissato il divieto di stipulare contratti derivati e su questo punto siamo soddisfatti»​, conclude.

E quello che sorprende è che questi contratti avrebbero dovuto essere una garanzia per evitare perdite, e invece si sono rivelati tutt’altro.

«​​Sì, infatti. Contratti di questo tipo sono stati stipulati negli anni Novanta, per avere una situazione più vantaggiosa per lo Stato per quanto riguarda il pagamento dei tassi di interesse sui nostri titoli, ma ora che i titoli sono così bassi stiamo spendendo moltissimo in derivati; potremmo spendere molto meno pagando direttamente i tassi», spiega Pesco. E si augura: «Noi speriamo che il Governo, quindi, ci ripensi; come, di fatto, è accaduto anche lo scorso anno: questa norma era già compresa in stabilità, ma poi, di fatto, non è andata in porto».