«Renzi non pensi al nostro sciopero, ma a quello dei suoi elettori»
Il segretario della Uil risponde a chi continua a denigrare lo sciopero generale del 12 dicembre adducendo come motivazione la natura politica dell'azione. Per Barbagallo si tratta di una conseguenza necessaria alle azioni del Governo Renzi, troppo impegnato a gioire dei risultati politici da non accorgersi che il vero sciopero politico lo hanno fatto i cittadini non andando a votare.
ROMA - Ancora polemiche attorno allo sciopero generale di otto ore indetto dai sindacati per il 12 dicembre. Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, risponde a chi continua a denigrare la manifestazione adducendo come motivazione la natura politica dell'azione. Per il segretario del sindacato si tratta di una conseguenza necessaria alla situazione di stallo che attanaglia il paese, in modo particolare in relazione al lavoro. La manifestazione del 12 sarà, infatti, contro il Governo Renzi e la sua politica del lavoro, lontana - a detta dei sindacati - dalle reali esigenze dei lavoratori, e, anzi, sul punto di lederne i diritti.
IL VERO SCIOPERO È QUELLO DEGLI ELETTORI - Barbagallo afferma, infatti: «Chi fa propaganda e disinformazione continua a sostenere che quello del 12 dicembre è uno sciopero politico. Noi facciamo e continueremo a fare solo scioperi sul merito. Ed è sul merito che ci attiviamo per risolvere i problemi aperti e che attendiamo risposte dal Governo». Il sindacato ammonisce ancora il Governo ed in particolare il premier, Matteo Renzi, incapace di notare il problema tangibile e drammatico dell'astensionismo degli elettori italiani, indice di una sempre più totale sfiducia nelle istituzioni. Afferma Barbagallo: «Il vero sciopero politico, invece, lo hanno fatto i cittadini non andando a votare domenica in Emilia Romagna e in Calabria - prosegue - il Governo, piuttosto che perdersi nella polemica, rifletta su questa circostanza e si preoccupi di dare risposte vere ai problemi dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani in cerca di lavoro e, inoltre, di riprendere un vero percorso democratico».
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